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Mostra – Carlo Carletti, Framing stories

Barbara Silbe

Le fotografie sono oggetti che raccontano storie. Lo fanno nello spazio ristretto di una cornice, nel tempo congelato di un clic che riconsegna all’eterno quel momento inquadrato. E proprio di storie in cornice ci parla la nuova personale di Carlo Carletti allestita da Leica Galerie in via Mengoni 4 a Milano fino al 24 aprile. Una antologia sintetica del pensiero di un maestro che ha fatto della fotografia di matrimonio la sua personale ricerca autoriale. Una volta ancora, dopo il suo bel libro del 2013 edito da Marsilio “Fotografie di Matrimoni” che si trasformò in un’ampia mostra ospitata la scorsa primavera allo Spazio Tadini di Milano, in queste fotografie emerge la sua poetica capace di raccogliere emozioni e dettagli dell’umano vivere fino a restituircene il senso. Vede ciò che a noi sfugge, Carlo Carletti. Lo fa con una osservazione impeccabile e uno sguardo pieno di originalità e incanto, trasformando un mestiere commerciale in un genere artistico destinato a insegnare a molti. Ha scelto di usare un approccio documentale, reportagistico, per celebrare il rito di ogni matrimonio che è chiamato a testimoniare. Quando ha di fronte gli sposi e tutto il contorno del parentado, li tratta come farebbe un grande romanziere. Come Victor Hugo, Stendhal o il Marcel Proust della Recherche da lui stesso citata qualche settimana fa parlando con me. Per la sua oeuvre cathédrale suddivisa in categorie ontologiche, Carletti usa con sapienza un tipo di inquadratura fatta di quinte e piani sovrapposti, anch’egli attingendo al ricordo, alla malinconia, a una rievocazione che non deperisce mai. Passando dal bianco e nero al colore con naturalezza, il sipario si apre e compare un bimbo che dorme accasciato in chiesa, una sposa che si sistema una ciocca prima di entrare in scena, il fruscio del tulle, un letto disfatto, l’incertezza di un bacio o di due mani che si toccano… Ogni momento, davanti al suo obiettivo, diventa il senso di quel tempo perduto, archetipo e riflessione estetica e filosofica sul senso del ricordo che sta in ognuno di noi.

Carlo Carletti “Framing Stories”
Leica Galerie Milano – Via Mengoni, 4
Fino al 24 aprile 2018
Orari: 10.30-19.30 – domenica chiuso
Ingresso gratuito

 

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Mostra – Graziano Perotti, Dal réportage al sogno

Allo Spazio Tadini, la casa museo di via Niccolò Jommelli 24 a Milano, in cinquanta fotografie corredate da testi, è riassunta l’intera carriera di Graziano Perotti, autore profondo e curioso che si è occupato di fotografia di viaggio, reportage sociale, ritratti, piccole e grandi storie di umanità e di luoghi. Sono le foto più importanti dei suoi reportage, premiate, finite in collezioni importanti o divenute copertine di riviste nazionali e internazionali. L’esposizione vi porterà tra Cuba, l’India, l’Ecuador, lo Yemen, il Guatemala, il Marocco, Giordania, Palestina. Nelle Sale al piano inferiore sono invece ospitati 6 réportage a raccontare l’attenzione di Perotti per l’umanità: Intrecci, Il Carnevale Antropologico in Sardegna, Dammi la mano, Ghost Town Hebron, Scuola di gomme Khan al Khmar, Il Muro. Ed un unica fotografia emblematica del lavoro Idomeni Open Borders. Intrecci è una storia molto attuale quanto delicata, una storia di poliamore convinto tanto nelle relazioni quanto nelle passioni; le corde il mezzo di espressione e di comunicazione con l’altro. Il Carnevale Antropologico in Sardegna è un duro quanto affascinante viaggio a Lula dove il carnevale, come in alcuni altri paesi della Sardegna si veste di antropologia. Qui bisogna dimenticare carri allegorici e stelle filanti, si tratta di ben altro, qui si celebrano antichi riti Dionisiaci che si perdono nella notte dei tempi. Dammi la mano è un progetto e un libro fotografico realizzati in occasione del venticinquesimo anniversario dell’Associazione Pavese per la Cura del Dolore Onlus Lino Sartori. Argomento del progetto è infatti l’attività di assistenza dei volontari dell’Associazione, che offre assistenza domiciliare gratuita grazie al volontariato di medici specialisti, psicologi, infermieri professionali, ausiliari socio-assistenziali, operatori socio-sanitari e fisioterapisti. Ghost Town Hebron e Il Muro raccontano, nel silenzio, il rumore assordante di un luogo invisibile (fantasma) agli uomini e a Dio, la Palestina. Idomeni Open Borders reportage da Idomeni tra il peregrinare di uomini alla ricerca di un futuro diverso. Scuola di gomme Khan al Khmar racconta una storia di ingiustizia e di genialità al tempo stesso. A fronte dell’insediamento di oltre 40 mila coloni israeliani, dal ’67 non erano stati concessi permessi di costruzione ai palestinesi, e le baracche in lamiera, considerate illegali, venivano periodicamente demolite. Un gruppo di architetti italiani, collegati all’Università di Pavia, decise di costruire una struttura “non permanente” senza incorrere negli strali delle normative militari israeliane. Materiali locali, la soluzione proposta dal team di progettazione, era basata sulle straordinarie qualità costruttive del materiale prescelto: i pneumatici. Questi, riempiti di sabbia a pressione, impilati a file alterne, vengono a costituire pareti di 60 cm di spessore. Intonacati adeguatamente, i muri non rilasciano sostanze inquinanti e rappresentano un isolante ideale sia in inverno, sia in estate. E impediscono gli Israeliani di avere motivi legali per demolirla. Corredano la mostra anche due video sul suo lavoro.

Aperta fino al 22 aprile, a cura di Federicapaola Capecchi e Melina Scalise.

Orari: dalle 15:30 alle 19:30 – domenica dalle 15 alle 18:30. Chiuso lunedì e martedì.

Info: tel 02.26110481; www.spaziotadini.com    

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Libri – Flowers by Maurizio Galimberti

Di Barbara Silbe

Maurizio Galimberti saluta l’arrivo della Primavera con un libro dedicato ai fiori. Detto così, sembra una cosa banale, in realtà il Galimberti-pensiero è sempre complesso, intarsiato, da scoprire tessera dopo tessera. Il volume, l’ennesimo pezzo da collezione, lo presenta questa sera in corso Venezia 35 a Milano, incorniciando casa sua con una piccola mostra che raccogie le sue opere dedicate a Parigi e alla Tour Eiffel. Come i suoi celebri mosaici futuristi, anche gli scatti a quesi boccioli multicolore spostano continuamente la nostra attenzione sul dettaglio, sul punto di messa a fuoco, sulla cornice, su abbinamenti e movimenti che sono frutto della sua inesauribile forza espressiva. L’artista della fotografia istantanea, genio imprevedibile, scompone sempre ogni oggetto che si trova davanti, che sia una piazza, un monumento, un volto o un petalo delicato. Ci gioca, manipola, lo rimanda a noi intriso di nuovi significati per sollecitare la nostra fantasia. E questi scatti di margherite, tuberose, gigli, petunie o tulipani, sembrano maltrattare la fragilità della natura fino a fare uscire una nuova verità: sono tagliati o racchiusi in cornici, dai toni desaturati o vividi, abbinati a formare dittici o lasciati solitari alla nostra mercé… Eppure, tutti insieme concorrono a formare un bouquet di metafore che, attraverso un linguaggio universale, ci parla dei nostri stessi sentimenti.

Scrive così il professor Stefano Zecchi nel testo critico del libro: “Maurizio Galimberti fa un grande, originale lavoro misurandosi con i testimoni della aristocratica bellezza della natura, consapevole della loro potenza simbolica, prudente per non oltraggiarne la qualità. Di fronte a un fiore, il fotografo può rimanere ammaliato dall’idea di catturare con la sua macchina il segreto della bellezza: immagini perfette, colori che non trascurano le più lievi sfumature. Non è così per Galimberti che procede lentamente senza illudersi, e illuderci, di rappresentare la vita di un fiore attraverso il suo simulacro. Lentamente, perché si preoccupa di ritrarre qualche dettaglio per stimolarci a ricostruire con la nostra sensibilità il tutto: il particolare di un fiore è la tessera di un mosaico, perché nel mosaico il punto focale dell’immagine deve essere sempre, di volta in volta, definito. Un mosaico è avvolgente, domina lo sguardo, non gli dà la libertà di controllare l’immagine”.

“Flowers”, di Maurizio Galimberti, è edito da Centro Diffusione Arte.

E’ in vendita presso Armani Libri, via Manzoni 31 a MIlano e, prossimamente, anche su Amazon.

 

 

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Alan Gallo – Giappone selvaggio

Alan Gallo

Abbiamo chiesto ad Alan Gallo le fotografie di un suo recente viaggio in Giappone. Come tanti, scopre la fotografia da giovanissimo, a 14 anni, ma si impegna per migliorare ed imparare grazie ad un lavoro come aiutante presso lo studio di un fotografo matrimonialista e continua la pratica fotografando in autonomia gruppi musicali. Con il tempo però mette ordine a tutti i suoi interessi trovando una strada ben chiara e definita: gli animali, i viaggi, la natura e concilia il tutto con la fotografia.

Oggi si dedica al paesaggio e agli animali selvatici. Dal suo viaggio in Giappone (paese da lui visitato già due volte) non ci aspettavamo fotografie urbane ma esattamente quello che potete vedere in questa piccola e non esaustiva selezione: natura e animali in libertà alle prese con un rigido inverno. Chi non è mai stato in Giappone si stupisce nel vedere che è anche e soprattutto un territorio che per il 70% è coperto da montagne e da abbondanti nevicate dove gli animali vivono in libertà. Alan ha colto perfettamente espressioni e momenti di “vita quotidiana” degli abitanti di questi territori.

 

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#eogenerations – Piccole Storie – Call

EyesOpen! lancia le nuove Call 2018, mandaci il tuo portoflio!

Il primo tema su cui cimentarsi è “Piccole storie” raccontate attraverso la fotografia. I progetti migliori avranno la possibilità di essere pubblicati sul sito di EyesOpen! e potranno ambire alla pubblicazione su una delle edizioni cartacee del magazine. Sono ammessi fotografi fino ai 30 anni di età. In caso di selezione, che è a discrezione della redazione, vi verrà chiesto di produrre la necessaria documentazione. Il lavoro dovrà pervenire via mail in un unico file pdf che includa testo, foto e una breve biografia dell’autore. Visitate il nostro sito per maggiori dettagli o scrivete a eyesopengenerations@gmail.com Non saranno ammesse proposte che non rispettino questa semplice regola e la scadenza per l’invio prevista per il 20 Aprile

EyesOpen! Magazine 2018 open call, submit your photographic portfolio now!

We start with the theme “Little personal stories” told through photography. The best projects will be published on the EyesOpen! website and may be selected to participate to one of the paper numbers. Photographers are allowed only up to 30 years of age. In case you are selected, you will be asked to produce the necessary documentation. Visit our website for more details or to contact us eyesopengenerations@gmail.com Your portfolio must be sent by e-mail in a single pdf file that includes text, photos and a brief biography of the author. Proposals that do not respect this simple rule, and the deadline of April 20th, will not be accepted.

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Quali sono i vostri paesaggisti preferiti?

(Di Barbara Silbe)
Domani è la Giornata Nazionale del Paesaggio. E’ bello sapere che un Paese come l’Italia abbia scelto di celebrare uno dei suoi patrimoni più grandi e, ancor di più, è bello sapere che uno dei modi migliori per onorare questa celebrazione sia quello di usare l’arte per raccontare i luoghi e gli scenari che ci ospitano e che dovremmo sempre tutelare. Tutte le discipline artistiche, in ogni secolo, hanno concorso a descrivere e rendere iconica la nostra terra. La pittura, l’architettura, la letteratura, la fotografia o perfino la poesia, possono essere (e sono stati) mezzi per testimoniare la visione del paesaggio, così come il nostro viverci dentro e il nostro attraversarlo.
In fotografia (e nelle arti visive), quello del paesaggio è addirittura un genere che un grande autore italiano, Erminio Annunzi – titolare di una mirabile rubrica sulle pagine cartacee della nostra testata – mi ha insegnato a trattare quasi in maniera filosofica. E poi, basta attingere dal passato, da Andreas Gursky, Wim Wenders, Edward Weston, Ansel Adams, Luigi Ghirri, Bill Brandt, Michael Kenna, Franco Fontana… potrei star qui un’eternità a ripensare a quante fotografie sono parte di quel racconto del nostro pianeta.
Celebrate il paesaggio è, insomma, una parte fondamentale del nostro vivere.
Ai  nostri lettori chiediamo di rendere omaggio con noi alla Giornata del Paesaggio e di farlo condividendo con noi le immagini, vostre o di altri autori, che secondo voi meglio lo raccontano. Oppure diteci chi sono i vostri autori preferiti in ogni arte, commentando qui sotto!