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Giulia Mozzini – Liquid Generation

Piccole Storie di EyesOpen! #4

Liquid Generation è un progetto a lungo termine iniziato perché stavo soffrendo, ero preoccupata riguardo al mio futuro: nessuna certezza a livello lavorativo, nessuna garanzia sulla realizzazione personale, nessuna indicazione precisa da seguire per raggiungere un obiettivo. Mi sentivo persa e avevo l’impressione di essere inutile, di non poter realizzare nulla di concreto. Ho deciso di andare più a fondo e indagare questa sofferenza e ho scoperto che tantissimi ragazzi della mia età si ritrovano a far fronte alla stessa situazione. Mi servivano però studi e ricerche scientifiche riguardo a questo fenomeno sociologico. Ho avuto le mie risposte quando ho letto alcuni studi del sociologo Zygmunt Bauman:

“La cosiddetta generazione x conosce disturbi le cui generazioni precedenti erano inconsapevoli. Non necessariamente disturbi più numerosi, o disturbi più acuti, penosi e mortificanti, ma disturbi distintamente diversi,nuovi. Si potrebbe dire malattie e afflizioni specificamente liquido-moderne (…) Uno dei consigli più comunemente dispensati ai giovani, nel frattempo, è di essere flessibili, non particolarmente schizzinosi, di non aspettarsi troppo dal loro lavoro, di prendere i lavori come vengono senza fare troppe domande, e di viverli come un’occasione di cui approfittare nell’immediato finchè dura, piuttosto che come capitolo introduttivo a un “progetto di vita”, qualcosa che ha a vedere con l’autostima e la definizione di sé, o una garanzia di sicurezza nel lungo periodo.” – Zygmunt Bauman, Vite di Scarto

Ho scattato foto ai miei amici o a giovani che incontravo, nelle loro case, nelle loro stanze e nei posti in cui trascorrevano più tempo. Volevo indagare la nostra situazione e raccontare le nostre paure, la nostra impotenza davanti al domani, la nostra realtà liquida e la nostra alienazione. Volevo dare la mia interpretazione di questo fenomeno di scala globale ed essere parte integrante di Liquid Generation, sia come storyteller che come giovane di questa generazione. Io e i miei compagni di sfortuna, insieme, abbiamo rappresentato un po’ di noi stessi e di cosa significhi essere la gioventù liquida.

Giulia Mozzini, (classe 1995) nasce e cresce a Verona. Dopo il diploma al Liceo Classico, frequenta il corso superiore professionale biennale all’Istituto Italiano di fotografia a Milano, dove si trasferisce.

Si orienta verso la fotografia documentaria e frequenta il corso serale di reportage tenuto da Sara Munari, al termine del quale presenta i primi due lavori alla lettura portfolio del Festival della Fotografia Europea 2015:

“Pulse” (esposto a Giugno 2016 al circolo Arci di Via Bellezza a Milano) e “Miniatures”, lavoro sul paesaggio urbano architettonico di Milano. Vince il concorso “Millebattute: Eco-viaggio”, con il progetto “Viridispes” nel Giugno 2016: il premio è un workshop di fotografia in Marocco durante il quale realizza la serie “Morocco”, che verrà esposta durante il Milano Photofestival 2018. Diverse le esposizioni: “Domus Amoena”, a cura di Erminio Annunzi, in una collettiva al Festival della Fotografia Europea nel Marzo 2016, presso Villa Pomini. “Viridispes” presso lo spazio “Vetrine Meravigli”, in Galleria Meravigli a Milano, in collaborazione con EyesOpen!  e “Il Giornale.”

Nell’Ottobre 2016, inizia un master di specializzazione in Fotografia documentaria e di reportage, tenuto da Alessandro Grassani, presso l’Accademia di Fotografia John Kaverdash. Da qui nasce “Liquid Generation”, progetto della durata di un anno sulle nuove generazioni.

 

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Lorenzo Zoppolato – La luce necessaria

Piccole Storie di EyesOpen! #3

In Messico, percorrendo una strada sterrata a mezza giornata di cammino da Huahutla de Jimenez, in un remoto cimitero, i tempi della vita e della morte si sovrappongono. Lontano dai flash artificiali delle grandi città, la luce assume la forma di una chiave che utilizzo per aprire spiragli nella realtà: qui il mondo dei vivi e quello dei morti si prendono per mano.

In questo luogo trovo “la luce necessaria” per affrontare le mie paure e parlare ai miei fantasmi. Sciolgo le redini della mia fotografia: non cerco il racconto etnografico di qualcosa di lontano, ma cerco di documentare tra me, i miei soggetti e l’ambiente che ci circonda. L’ingrediente principe di questa storia è il realismo magico che tanto amo nella letteratura e che abita e feconda il mio immaginario. In punta di piedi prendo parte a riti ancestrali preispanici che si fondono con quelli cristiani e divento intimamente parte di ciò che fotografo. Confondo il reale con l’immaginario ed è proprio lì che la luce necessaria mi permette di vedere, come un riflesso, “la sorella del sonno”. Mi lascio prendere per mano e riesco a camminare in equilibrio sul confine, prima invisibile, tra la vita e la morte.

Lorenzo Zoppolato è un fotografo professionista di 28 anni. Nel 2014 ho ottenuto una borsa di studio per il master in photography and visual design presso la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e inizia ad esporre presto, inizia da una mostra collettiva con il lavoro “Expoland” allo Spazio Forma Meravigli di Milano. Vince, a Bibbiena, il primo premio al festival “Foto Confronti” presso il Centro Italiano Della Fotografia a D’Autore e il secondo premio al “Portfolio Italia” organizzato dalla Fiaf. Una serie di altri riconoscimenti lo accompagnano, dal primo premio nel concorso “Black&White photographer of the year” nella categoria “Emerging Talent category”, e finalista nel concorso internazionale LensCulture Street Photography Awards 2015. Fino ad arrivare al 2018 con il riconoscimento più recente, dove è finalista, al “Italian street PhotoFestival”

Continua il suo percorso tra le soddisfazioni e le delusioni nel mondo della fotografia, andando avanti con tenacia e talento.

 

 

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Matilde Collinassi – Radici

Piccole Storie di EyesOpen! #2

Questo progetto è nato dalla necessità, inconscia, di rientrare in contatto con le origini, con i luoghi della Carnia, dove l’autrice ha passato molto tempo durante l’infanzia, e da una ricerca di tranquillità mentale.
E’ un percorso attraverso dei luoghi bianchi, dei luoghi avvolti dalla nebbia e poetici proprio per questo, dei luoghi impregnati di silenzio e di tutti quei suoni che lo compongono.

E’ un percorso di Esperienza della fotografia che, raccogliendo in sé tutte le sensazioni e le riflessioni provate da Matilde , trasforma questi paesaggi in qualcosa di intimo.

MATILDE COLLINASSI, classe 1996 nata a San Daniele del Friuli, frequenta il terzo anno di fotografia alla LABA

“Il fulcro della mia ricerca fotografica è quello di cercare di capire la relazione tra la natura e il costruito umano. Cerco di documentare e analizzare come la connessione primordiale uomo-natura sia cambiata nel tempo modificandone l’interazione tra essi.
Vedo la fotografia come esperienza non solo dello scatto in sé ma del luogo come immersione totale e come occasione di riflessione”

 

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Riccardo Simoncini – L’inganno della bellezza

Piccole Storie di EyesOpen! #1

Marzo 2017. Il viaggio d’istruzione di quinta liceo, meta: la Grecia. Le tappe da visitare prevedono le pietre miliari dell’arte occidentale: templi, statue e siti archeologici perfettamente conservati per migliaia di anni e considerati da sempre come ideale assoluto di perfezione, di bellezza inimitabile e irraggiungibile e per questo visitati ogni anno da milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.

Quella che questi turisti visitano, così come noi studenti, è solo però una faccia della Grecia, quella del passato, quella che tutti desiderano vedere e fotografare. È una Grecia viva, forte, ricca di bellezza e armonia. Ma purtroppo questo non è il suo unico volto.

Infatti durante gli spostamenti da un luogo storico all’altro, l’atmosfera cambia e si fa carico del presente, della quotidianità di un Paese che prima di tutto sta vivendo duramente la crisi economica, ma che allo stesso tempo è parte di una contemporaneità virtuale e dinamica, dove tutto prende parte al continuo fluire del tempo, ciò che il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman chiama “modernità liquida”.

“L’inganno della bellezza”, sviluppatosi durante una semplice e breve gita scolastica, intende affrontare proprio questo confronto tra due facce coesistenti di uno stesso Paese, una legata indissolubilmente al passato e l’altra al presente. Quest’ultima, apparentemente negativa, non deve essere ignorata, ma deve essere invece considerata, documentata e soprattutto accettata. Il nostro presente non deve essere abbandonato in virtù di un passato glorioso, ma deve essere curato e valorizzato allo stesso modo, perché questo stesso presente diventerà in futuro un passato che sta a noi determinare.

 

Riccardo Simoncini è nato ad Asti nel 1998. Frequenta la facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Torino. Fin da molto giovane coltiva le passioni della fotografia, della grafica e del cinema. Nel 2015 vince il Selected Works Prize al concorso fotografico International Filter Photo Contest organizzato da Kenko Tokina. Ha scritto e diretto due cortometraggi: Eyes for All (2015), selezionato dal Sottodiciotto Film Festival e Metamorfosi (2016) selezionato dal Central Film Festival (Missouri).

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Workshop – Nuove declinazioni del ritratto

Vi segnaliamo una tre giorni fotografica di qualità che sta girando l’Italia. Dopo la tappa di Milano, è la volta di Napoli l’8, 9 e 10 giugno.  Il workshop è mirato a istruire i partecipanti all’utilizzo del ritratto come linguaggio, comunicazione, racconto, ricerca introspettiva. A guidarvi nelle giornate di laboratorio ci saranno gli Hasselblad Ambassador max&douglas e Angelo Ferrillo.

Si passeranno in esame le varie declinazioni del genere: dal ritratto posato a quello ambientato, dal reportage al ritratto di strada, quattro espressioni differenti che sono rami dello stesso approccio alla persona. A completare il percorso, la stampa delle immagini realizzate durante il lavori posati e ambientati.

Il programma sarà così sviluppato:

Venerdì (dalle 19:00 alle 22:00) si affronterà il ritratto da un punto di vista teorico, analizzando autori, linguaggio, semantica, tecnica e tipologie.

Sabato (dalle 10:00 alle 18:00) si affronteranno le tipologie di ritratto mettendo in pratica i canoni teorici studiati il giorno prima. I partecipanti saranno divisi in due gruppi e si alterneranno passando dallo studio alla strada.

Domenica (dalle 10:00 alle 18:00) si dedicherà la giornata all’editing, alla post produzione e alla composizione del portfolio di ogni partecipante, per arrivare a una selezione di immagini che verranno infine stampate per dare concretezza maggiore ai risultati ottenuti durante il laboratorio. Chiuderà la giornata un aperitivo conviviale di scambio.

I partecipanti NON realizzeranno ritratti di modelle, come nella tradizione della varietà formativa contemporanea, ma di soggetti comuni che verranno rintracciati tra la gente comune, approccio che differenzia questa experience dalle altre offerte dal mercato. I partecipanti non scatteranno tutti insieme, ma uno alla volta, seguiti passo passo dai docenti. Dalla ricerca del soggetto, all’impostazione tecnica, allo scatto, all’editing, alla postproduzione, alla composizione del portfolio, alla stampa alla messa in opera.

Il limite massimo di partecipanti è fissato per n. 20 (2 gruppi da 10 persone).

Il costo è fissato per € 249,00 IVA compresa.

Agli iscritti IgersItalia verrà praticato uno sconto, pagando solo € 199,00 IVA compresa.

I prossimi appuntamenti saranno Bologna e Roma.

Per ulteriori informazioni e iscrizioni: info@angeloferrillo.com

 

max&douglas
Ambassador Hasselblad, lavorano insieme dal 1998, anno in cui terminano l’ Istituto Europeo di Design di Milano. Una delle prime “coppie creative” nel mondo della fotografia, sicuramente la prima in Italia. Iniziano a lavorare in campo pubblicitario e successivamente inizia la collaborazione con numerose ed importanti riviste italiane ed estere, delle quali realizzano innumerevoli copertine.

www.max-douglas.com

 

Angelo Ferrillo

Ambassador Hasselblad nasce a Napoli nel 1974 dove intraprende gli studi di Ingegneria e mentre lavora, si appassiona alla fotografia, formandosi da autodidatta, come è regola che sia, fino ad approdare nel mondo fotografico professionistico. Attualmente si occupa di fotogiornalismo come freelance, e di fotografia corporate, inoltre insegna fotografia e comunicazione visiva presso lo IED Milano e Officine Fotografiche Milano.

www.angeloferrillo.com

 

 

 

 

 

 

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Asta – Una nuova occasione per donare alla ricerca

Qui trovate le opere ancora disponibili. L’asta fotografica benefica che EyesOpen! Magazine ha organizzato, in collaborazione con Bottega Immagine Centro per la Fotografia, a favore di Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica onlus si è conclusa con enorme successo. Grazie alle donazioni di tutti i collezionisti e gli amanti dell’arte della fotografia, che si sono aggiudicati i lotti nelle due diverse edizioni dell’evento, sono stati raccolti 21.000 euro. Una cifra importante per la Fondazione, che andrà interamente a finanziare un progetto di ricerca nella speranza di sconfiggere questa terribile malattia genetica.

Delle quasi 170 opere donate da artisti italiani e internazionali, sono rimasti disponibili ancora alcuni pezzi acquistabili da oggi consultando il nostro sito, per chi ancora volesse contribuire  alle donazioni o per i ritardatari che non hanno fatto in tempo in precedenza. Questa è la gallery con i relativi importi di base. Chi fosse interessato può scrivere a redazione@eyesopen.it.

Seguite Rachele Somaschini, testimonial di FFC, e la sua campagna #CorrerePerUnRespiro. Questa giovane pilota è a sua volta malata, la sua sfida contro il tempo per guadagnare il podio in campionato al volante della sua auto è in realtà solo un modo per aiutare la ricerca a vincere una ben più grande battaglia.

Grazie a tutti per gli innumerevoli gesti di solidarietà dimostrati in questi mesi. Grazie di cuore a chi ha donato, a chi ha divulgato le informazioni attraverso i canali social o a tutti i volontari che hanno aiutato in prima persona per la riuscita dell’impresa. Fare del bene fa bene e porta bene!

 

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Interview – Alys Tomlinson and her winning series “Ex Voto”

Barbara Silbe

Alys Tomlinson is an award-winning editorial and fine art photographer based in London. She was named “Photographer of the Year” at the prestigious Sony World Photography Award 2018. The World Photography Organization assigned the prize (25.000 $) to her winning series “Ex-Voto”, focused on religious devotions she found in many Christian pilgrimage sites worldwide. She often  photographed  anonymously and hidden places where pilgrims leave ex-votos as expressions of hope and gratitude, creating a tangible narrative between faith, person and the landscape. Taken at the pilgrimage sites of Lourdes (France), Ballyvourney (Ireland) and Grabarka (Poland), the project encompasses formal portraiture, large format landscape and small, detailed still-lifes of the objects and markers left behind. Shot on 5×4, large format film, the images evoke a distinct stillness and reflect the mysterious, timeless quality present at these sites of great spiritual contemplation. People and landscape merge as place, memory and history entwine. All the images are taken in 2016/2017

Hi Alys, would you define yourself a photographer or an artist? And why?

I consider myself primarily a photographer or perhaps a photographic artist. My work is often heavily research-based and my latest project ‘Ex-Voto’ drew on my Anthropological studies, so maybe I would even call myself a photographer and researcher.

What is Photography for you?

It starts as a curious impulse or fascination and is driven by the desire to find out more about a certain subject or community. Photography gives me freedom to explore ideas and allows me to tell the stories of others, to discover the unseen and document that in a very personal way.

Tell me more about the project winner of the SWPA.

I’ve been working on ‘Ex-Voto’ for around five years, exploring Christian pilgrimage sites in Ireland, France and Poland. The project is all shot on black and white, large format film and consists of three strands – portraits of the pilgrims, still life shots of the ‘Ex-Voto’ and the wider landscapes.

Tell me more about your feeling and mood when you realized you were named Photographer of the Year SWPA 2018

I was amazed and surprised, but also very happy that that the judges had seen meaning and depth in my work. To get this type of recognition for a project I have committed to for so long is hugely rewarding.

You are a great portrait maker, you put an extraordinary formalism in your landscape and you demonstrate an out of order capability to tell stories. What you like the most, and why, if you can choose?

I am always drawn to making portraits and find the connection you have with that person very interesting, as I am fascinated by people and how we relate to each other and our environment. However, I also love the stillness of photographing landscapes. With landscapes, it is often just me and the camera and I enjoy that solitude. I’m not sure that I can pick a favorite!

What surprised you most in this work on spirituality?

How open people were about their faith and how complex their beliefs were. I was also surprisingly moved at these pilgrimage sites, even as a non-believer there is a very special aura and unique feel when you are there.

You studied English literature before studying photography, do you think this first part of your schooling shaped your vision in art?

Photography is all about storytelling and I think my interest in literature and reading has shaped my work. The structure of good writing can be transferred to photographic storytelling. I am also very influenced by cinematography and film, particularly the work of directors such as Haneke, Tarkovsky and Pawlikowski.

Tell me something about your equipment, why do you use a huge Victorian-style single frame camera for this project?

It’s a very slow and considered approach, which means I have to think carefully about each shot. As the negatives are 5×4 inches, it allows for great detail. Also, the method of using large format is almost ritualistic, reflecting the religious subject matter.

How did you start your career and when?

After graduating from my BA degree, my first job was taking photographs around New York for the Time Out Guide, which taught me to be organized, creative and independent. I’ve been working as a professional photographer for around 10 years, combining commissioned work with my personal projects.

What’s the fun part of your job? and which one is the most demanding?

The most demanding is the dedication required and the need to hold on to the conviction that the work you’re making is of value. The most fun is meeting people I would never normally meet in my everyday life and taking off on photographic adventures, never knowing where it’s going to lead…

Which are your main future project after this important victory?

Winning the SWPA has instilled in me a need to prioritize my personal projects and not lose sight of that. I am hoping for a solo exhibition of the work and I’m also planning on making the ‘Ex-Voto’ project into a book which I’m very excited about, so I am currently looking at design options for publication.

 

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Paesaggio – Imperdibile corso con il nostro Erminio Annunzi

“Il numero minimo di partecipanti a questo corso è di cinque fotografi, fino ad un massimo di dieci. A rischio di apparire arrogante, direi che è un corso da non perdere assolutamente”. Esordisce così Erminio Annunzi sul suo profilo Facebook per introdurre la notizia del prossimo workshop che terrà. Come sanno i nostri lettori, Erminio collabora con noi tenendo una mirabile rubrica sull’edizione cartacea del magazine ed è, inoltre, un  ottimo fotografo e insegnante da trent’anni impegnato nella ricerca sul paesaggio. Egli è quanto di meno arrogante ed egocentrico si possa immaginare scandagliando l’intero genere umano. E’ più un filosofo dai modi gentili come quelli di un filo d’erba.

Il 23 e 24 giugno prossimi terrà un seminario proprio dedicato al paesaggio in bianco e nero su pellicola. E’ dedicato a chi ama  fotografare a pellicola ed è sensibile al fascino dell’immagine in bianco e nero, ma potrebbe interessare anche chi è curioso di sperimentare nuove (antiche) strade della fotografia affidando la sua formazione a chi possa infondere in lui la visione e la progettualità dell’immagine. Nei due giorni, il tempo degli iscritti sarà dedicato alla ripresa e allo sviluppo dei rulli realizzati durantela giornata di uscita fotografica e verranno affrontate le problematiche della ripresa, l’uso dei filtri, l’uso creativo delle pellicole e, infine, verrete consigliati su quale rivelatore è più adatto per il risultato desiderato. Per informazioni più precise, erminioannunzi@virgilio.it

A proposito, seguitelo anche qui 

 

 

 

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VII Summer School of Visual Storytelling

Paul Lowe
Segnaliamo con piacere:

PAUL LOWE, ZIYAH GAFIC, SARA TERRY

VII Summer School of Visual Storytelling
06/12 Luglio 2018
 II Sarajevo, Lukomir, Srebrenica, Bosnia

LINKE in collaborazione con VII Agency presenta:

Summer school of storytelling
Una masterclass con Paul Lowe, Ziyah Gafic e Sara Terry:
tre maestri della fotografia che negli ultimi 25 anni hanno documentato in profondità non solo l’atrocità del conflitto, ma anche le conseguenze del dopoguerra.

Un’esperienza formativa unica con tre professionisti dalle diverse prospettive, che in una settimana di lavoro aiuteranno i partecipanti a sviluppare nuove abilità sul campo, risolvere i problemi con creatività e intelligenza e a sviluppare il proprio stile, facendo un lavoro mirato sull’identità fotografica di ognuno.
Una parte del corso inoltre, sarà dedicata ai metodi per la corretta impostazione di un progetto a lungo termine,  dalla pianificazione alla presenza del testo nel corpus visivo, fino alla ricerca dei fondi necessari per finanziarlo.

L’Agenzia VII – con il lavoro prodotto durante la guerra in Bosnia, ha lasciato un segno duraturo nella storia del fotogiornalismo e ha realizzato alcune delle immagini più iconiche del 20° secolo sul conflitto e sulle sue conseguenze.

Durante il corso verranno assegnati compiti fotografici personalizzati che metteranno alla prova la capacità di problem solving, dando spazio alla creatività e all’intelligenza oltre che alla tecnica.

Il workshop prevede due momenti fotografici intorno alla città di Sarajevo, al remoto villaggio di montagna di Lukomir e a Srebrenica, in occasione della la commemorazione annuale dele vittime del genocidio del 1995.
I fotografi coinvolti hanno vissuto e lavorato in Bosnia negli ultimi 25 anni documentando in profondità la situazione della guerra e del dopoguerra da una serie di prospettive.

La Bosnia stato emergente che sta ancora affrontando gli effetti a lungo termine della devastante guerra civile che infuriava nel paese dal 1992 al 1995, oggi offre una visione unica di ciò chela guerra civile fa ad un paese secolare e
prospero. Nonostante L’accordo di pace di Dayton firmato nel 1995 che garantisce il ritorno dei rifugiati e la restituzione della proprietà privata, le tensioni etniche rimangono elevate e la comunità internazionale rimane un fattore determinante nel mantenere uno stato alquanto disfunzionale; un paese rimane diviso lungo le linee etniche con le quattro religioni diverse (Islam, il cattolicesimo, il cristianesimo ortodosso e l’ebraismo) che vivono fianco a fianco.

Sarajevo, la capitale, affascinante da visitare ed esplorare, è un mix unico di oriente e occidente e con la sua lunga e complessa storia è una città da scoprire.

Lukomir è il villaggio montano più alto e isolato della Bosnia, dove gli abitanti vivono ancora secondo le tradizioni degli altipiani del Dinaric, offrendo uno spaccato unico nel passato europeo. Il villaggio posto sul canyon mozzafiato di Rakitnica, i monti Obalj e Visocica.
Si potranno conoscere gli abitanti del villaggio e vedere come vivono in questo bellissimo ma difficile ambiente.
Ci sarà un’escursione facoltativa alla Cascata di Perugua (alta circa 40 metri) a Gornji prima di tornare Lukomir, uno dei pochi villaggi in Bosnia, se non l’unico, a non essere stato toccato dalla guerra.

Srebrenica è una piccola città nella Bosnia orientale (a 100 miglia da Sarajevo) ed è il luogo del primo atto di genocidio dall’Olocausto, sul suolo europeo. Ogni anno, l’11 luglio, i funerali delle vittime identificate si svolgono nel centro commemorativo di Srebrenica come parte della commemorazione del genocidio e migliaia di persone in lutto partecipano alla cerimonia.

Programma
Al di fuori delle presentazioni e dei tutorial individuali, ogni partecipante sarà libero di esplorare e girare per la cosmopolita città di Sarajevo.
Durante il corso ciascun tutor presenterà il proprio lavoro sulla Bosnia, ci saranno esercitazioni individuali secondo singole esigenze,
e sessioni di gruppo su come riuscire a finanziare, portare a termine progetti a lungo termine e su come sviluppare un proprio
portfolio personale, non solo risolvendo questioni tecniche, ma sviluppando strategicamente nuove abilità di narrativa visuale.
6 luglio
Arrivo e drink di benvenuto la sera.
7 luglio
Sessione 1: schema del programma del workshop e obiettivi
Sessione 2: lavorare sul proprio stile visivo
Sessione 3: esercitazioni individuali: 30 minuti con ciascun tutor a turno con i partecipanti del workshop
Sessione 4: Presentazione di Paul Lowe del suo lavoro in Bosnia
Sera: cena di gruppo nel ristorante locale
8 luglio
Sessione1: presentazione di Sara Terry del suo lavoro in Bosnia
Sessione 2: esercitazioni one-on-one
Sessione 3: Sviluppo di progetti a lungo termine con Sara Terry
Sera: partenza per un viaggio notturno a Lukomir
9 luglio
Tutto il giorno a Lukomir, ritorno in prima serata
10 luglio
Sessione 1: presentazione di Ziyah Gafic del suo lavoro in Bosnia
Sessione 2: : Presentazione lavoro fatto di Lukomir
Sessione 3: La poetica della visione con Ziyah Gafic
11 luglio
Escursione di un giorno a Srebrenica per la commemorazione annuale del massacro del 1995.
12 luglio
Sessione 1: Presentazione lavoro di gruppo di Srebrenica.
Sessione 2: esercitazioni individuali
Sessione 3: Riassunto finale e sessione di domande e risposte con tutti e 3 i tutor
Cena di chiusura
INFO PRATICHE & Condizioni
Insegnanti: Paul Lowe, Ziyah Gafic, Sara Terry
Località: Sarajevo, Lukomir, Srebrenica, Bosnia
Costo: 2,000 $ USD (1620 euro circa secondo i tassi cambio)
Durata: 7 giorni
Partecipanti: 15<20
Livello: tutti i livelli
Borse di studio: siPer prenotare un posto al workshop, è richiesto un deposito pari al 25% del costo totale del workshop.
Il pagamento finale e completo del saldo è dovuto entro e non oltre 120 giorni prima della partenza.
La prenotazione sarà annullata se il pagamento completo non è stato ricevuto entro 120 giorni prima della partenza.
Il deposito se non è rimborsabile. Consigliamo ai partecipanti di stipulare un'assicurazione contro l'annullamento del
viaggio. Se, in circostanze eccezionali, di infortunio o malattia, gli insegnanti non saranno disponibili saranno sostituiti
con un altro fotografo VII.
La quota del workshop include: 7 gg di WKS, un pranzo e la cena finale.  Generi di conforto durante il corso e tutti i
viaggi interni per il paese. Non include viaggio, pasti e alloggio.  Per chi fosse interessato esiste la possibilità di
alloggiare in case locali tramite airbnb a tariffe molto basse.
Invitiamo a sottoscrivere un'assicurazione contro l'annullamento del viaggio, perdita di oggetti personali e infortuni.
Si prega di verificare i requisiti di visto che possono variare a seconda della nazionalità.
http://viiphoto.com/event/vii-summer-school-of-storytelling/      VII Agency in partnership with LINKE.Lab
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Katia Morichetti – L’impossibile altrove

Barbara Silbe

Di Katia Morichetti colpisce l’uso che fa del mezzo fotografico. Come fosse un’estensione del pensiero, trasforma l’obiettivo in un microscopio attraverso il quale analizza il mondo che le sta intorno, la sua famiglia e la sua stessa persona. Nel suo esprimersi, non ricorre però a quel genere d’indagine che diventa essenza meditativa come nelle opere-astrazione di Abbas Kiarostami, non usa nemmeno l’autoritratto alla Francesca Woodman a cui moltissime autrici dopo di lei si sono ispirate. Katia è documentale, dà attenzione alla storia, vuole fermare le cose che le accadono, analizzarle e ripensarle anche nei giorni a venire. Con questa serie compie un atto coraggioso, quello di svelare se stessa e i suoi ricordi. Attraverso l’arte manifesta il desiderio di mettere un punto e proseguire. E’ introspettiva, non introversa. Ogni inquadratura è un racconto a sé stante ed è discorso che si srotola. Ogni fase del suo narrare cerca soluzioni, fosse anche solo interiori, a darle equilibrio. E in chi osserva resta la voglia di una seconda puntata con il lieto fine.

Katia Morichetti è nata a Macerata nel 1975. Ha iniziato a interessarsi di fotografia solo sette anni fa, ma ha già al suo attivo diverse mostre, pubblicazioni e riconoscimenti. Questo ci scrive la stessa autrice per introdurre il suo portfolio:

“Qualche giorno prima del mio ottavo compleanno i miei mi portarono da uno psicologo infantile.
Balbettavo.
Lo psicologo fece le cose che una bambina intelligente e introversa si aspetta:
disegna la tua famiglia, disegna tua madre, la tua casa. Poi lui parò coi miei e,
quando ce ne siamo andati mi sono ritrovata due genitori che non erano quelli
che ricordavo, quelli di un’ora prima, insomma.
Mia madre mi ascoltava, mio papà sorrideva.
Si parlavano tra loro.
Sorridevano parlandosi tra di loro.
Non va bene, pensai, chi sono questi?
Questa curiosa situazione durò mezza giornata.
Il giorno del mio compleanno già si ignoravano di nuovo tra di loro, ed iniziavano
ad ignorare di nuovo anche me.
Mia madre riprese i suoi rancori, poggiati momentaneamente sulla scrivania dello psicologo,
e se li rimise nell’abito da casa a fiori.
Mio padre prese i suoi sensi di colpa e tornò a tenersi occupato per non pensare:
l’orto, i libri, poi la tv.
La causa della balbuzie non è chiara: dicono ansia, rabbia repressa, ereditarietà.
Di fatto, io sentivo di incespicare con le parole perché volevo essere ascoltata
per un tempo un po’ più lungo ed avevo così tanto da dire.
Ma non mi capitava che qualcuno mi ascoltasse.
Che loro mi ascoltassero.
Non capitava praticamente mai.
A casa mia, si sta molto in silenzio”.