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Portfolio – Margherita Nardi, Il respiro delle emozioni

Di Barbara Silbe

Respirare è un’azione che ha a che fare con la nostra stessa sopravvivenza. Senza aria, non c’è vita. E’ un dentro connesso con il fuori, contrazione e rilassamento continuo del nostro corpo in armonia. Lo sa bene Margherita Nardi, che su questo concetto ci ha costruito un progetto fotografico intimo ed emozionante. Nascondendo dietro allle immagini una serie di simbologie, alcune esplicitamente esternate, altre no. Per scelta, per indole, l’autrice preferisce lasciare spiragli aperti alle interpretazioni, lancia messaggi che non è indispensabile noi tutti comprendiamo, quasi che la fotografia fosse più un dialogare con se stessa per raggiungere la consapevolezza alla quale accenna nel suo testo qui sotto. E’ un fatto che quando non siamo sereni o ci sentiamo in pericolo, il respiro cambia, viene trattenuto, accelera. E’ correlato alle tensioni, all’ansia che ci attraversa per varie ragioni. Si fanno corsi per respirare e liberarsi dallo stress, quasi che questa azione ci riportasse al ritmo ancestrale che ci appartiene: nascita, esistenza, morte, e innumerevoli sfaccettature nel mezzo che Margherita Nardi prova a raccontare: c’è l’aria pura intorno a un albero, o un brivido sulla pelle, un vetro che si appanna, l’insonnia su un cuscino carezzato da una mano, la serenità di un sorriso che si affaccia al sole della finestra. Affidando la sua idea a gesti di altri protagonisti, lei, autrice-soggetto, per riprende fiato e respirare la sua stessa libertà ha dovuto infilarsi dentro a diversi passaggi, usare i polmoni, lo sterno, il cuore e il cervello tutti legati da un filo stretto.

Queste le sue stesse parole:

Il respiro è un atto inconsapevole e spontaneo. Un meccanismo insito nella nostra esistenza, a cui non serve un input di azionamento, e a cui non diamo troppo peso. Respirare è un concetto chiaro e definito per chiunque, ma quante e quali accezioni può assumere nel corso di una vita? Alle mie fotografie ho affidato il compito di proporre una risposta a questa ricerca di senso e significatività.

Ho iniziato con una profonda introspezione: ancora fresche sono risultate per me, nel cuore e nella mente, le ferite di quel “mio” momento storico, in cui avevo un respiro corto, affannoso e pesante. Un costante senso di oppressione ha precluso ogni mia libera scelta per un paio di anni. Quasi apnea. La consapevolezza delle difficoltà e un crescente grado di accettazione del mio dolore, sono state bolle d’ossigeno che mi hanno riportata in superficie. Riemergendo, il mio primo respiro è stato energia pura. Bocca aperta, aria limpida.

Ho proseguito la ricerca porgendo ad alcune persone il mio dubbio di significato. Ho raccolto le loro testimonianze. Sentivo l’esigenza di capire se anche per gli altri esistesse una stretta connessione tra il respiro e le emozioni. Ho chiesto loro di fermarsi, in questo mondo sempre più frenetico, per ascoltarsi, e di tradurre in parole un concetto tanto facile da comprendere, quanto personale.

Ho capito che ognuno recupera il respiro secondo la propria spiritualità e necessità, proprio come potenzialmente diverse possono essere le strade che portano noi, singole entità del mondo, ad uno stesso obiettivo.

Ho capito che il respiro può rivelarsi come una preziosa chiave enterocettiva: aumentando il grado di consapevolezza e di ascolto del nostro intimo, possiamo, forse, percorrere la nostra strada più serenamente.

Ho capito che il respiro ha una propria frequenza e intensità, ovvero una forza diversa in ognuno di noi.

Capisco, ogni giorno, che il respiro è un’intima connessione tra mente e cuore. Un legame tra conscio e inconscio che ci attraversa tutti e che ci accompagna nel nostro quotidiano, e a cui, purtroppo, non sempre riconosciamo la giusta importanza. Il respiro non è solo un susseguirsi di attimi, ma porta la nostra presenza nella storia del tempo, senza esserne mai stanco.

Note biografiche

Mi chiamo Margherita, sono di Monza ma vivo e lavoro a Milano.

Conseguita la laurea in economia e commercio, ho deciso di fidarmi dell’istinto e di perseguire la mia passione per la fotografia. Dopo aver frequentato i corsi presso l’Istituto Italiano di Fotografia, ho iniziato a lavorare come assistente e poi come fotografa professionista. Sono specializzata in fotografia commerciale e industriale, reportage aziendale e ritratto.

Mi ritengo una persona inguaribilmente precisa, fortemente riolutiva e determinata. La mia ambizione mi spinge a continuare a studiare e sperimentare, anche nella ricerca introspettiva e artistica, per portare la mia fotografia a un maggior livello di espressività.

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Mostra – Livio Senigalliesi racconta il suo “Diario dal Fronte”

Intervista di Marta Calcagno Baldini

“ ‘Livio, voglio la copertina!’ mi dicevano i direttori prima che partissi. E io andavo: non si può essere un testimone senza partecipare”. Livio Senigalliesi, 25 conflitti in 30 anni di lavoro. Classe 1956, milanese, il Museo Diocesano gli dedica, fino all’8 gennaio 2023, una mostra personale a cura di Barbara Silbe (giornalista e direttore di EyesOpen! Magazine): “Bisogna che finalmente Senigalliesi sia conosciuto anche in Italia” spiega, svelando una caratteristica fondamentale del fotografo milanese: i suoi reportage sono stati pubblicati più spesso sui più importanti giornali stranieri (El Mundo, El Pais, The Guardian, The Indipendent, Le Monde, Le Nouvel Observateur, Die Welt, Der Spiegel, fino al Los Angeles Times o Time Magazine). In italia soprattutto “Epoca” e “L’Europeo”.
In mostra si trova una selezione di 50 fotografie, raccolte in numerosi scenari di guerra dal Medio Oriente al Kurdistan, dal Kuwait all’Unione Sovietica fino all’Africa: “Non ho staccato mai per 40 anni – dice Senigalliesi – e sono andato avanti come attratto da un file rouge che sta più nel valore storico della documentazione che dalla fotografia stessa”. E rivela, a sorpresa: “Io non sono un appassionato di fotografia: uso la macchina come uno strumento. Mi interessa vivere la storia mentre accade. Attraversando le sue contraddizioni le prime linee, andando da una parte e dall’altra”.

Ogni sua parola, davanti a immagini di soldati, di carri armati, di funerali di bambini, di palazzi distrutti, o l’approfondimento sul Vietnam sugli effetti sulle popolazioni locali dell’Agent Orange, il defoliante alla diossina nebulizzato dagli americani sulle zone di foresta dove i vietcong si annidavano, conferma che sono fotografie che vengono anzitutto dal rispetto della situazione in cui si trova. Non c’è un giudizio e non c’è gusto sadico per l’orrore e la sofferenza. Durante l’assedio di Sarajevo, dal 1992 al 1996, i giornalisti stavano nell’Holiday Inn, l’hotel diventato rifugio di -quasi- tutti gli inviati. “Io arrivavo lì ogni tanto, schivando le pallottole, perché c’era l’unico telefono satellitare. Erano tutti in quell’albergo perché c’erano i generatori di corrente che andavano a benzina. Avevano il caldo e la luce. Quando arrivavano quelli come me in albergo venivano a farmi le domande. A volte raccontavo ciò che vivevo e vedevo, altre no. Nel 1991 sono partito commissionato dal settimanale Europeo per la ex Jugoslavia e tornai a casa nel 2000. Mi muovevo come si muoveva il fronte e imparavo dalla gente, vivendoci insieme”.

Racconta, con la erre moscia, e ascoltandolo si ha conferma di ciò che le sue immagini dicono chiaramente: ogni situazione è colta con una sensibilità data dall’approfondimento. “La complessità di una guerra o di un assedio come quello, ad esempio, di Sarajevo si può capire vivendolo da parte dell’assediato e dell’assediante – spiega ancora Senigalliesi -.  Spesso anche l’assediante vive le stesse tragedie dell’assediato”. E bisogna sapersi muovere: “La prima cosa da imparare è la lingua, è determinante per capire cosa ti accade intorno, o trattare con i soldati che ti vogliono uccidere. Sono stato anche davanti a un plotone di esecuzione, dovevo essere fucilato. Poi, solo per il fatto che parlavo il serbo, li ho convinti a chiamare via radio il loro capo, che gli ha intimato di lasciarmi andare, dato che avevo tutti gli accrediti previsti per un reporter in zona di guerra. I miei lanzichenecchi mi avevano già detto ‘togliti le scarpe che non ti servono più’. Io stavo già con le gambe dentro un fiume. Eravamo in undici in fila e alla fine nel fango ho raccattato soldi e le macchine fotografiche che mi volevano rubare e mi sono salvato”.  E conclude “Gli altri 10 però li hanno fucilati. Capisci che poi torni a casa con un dolore e un senso di colpa che ti perseguitano, ti chiedi “perché io no?”. Mi hanno messo tante volte il coltello alla gola. Mi hanno rubato tutto, i rullini: un mese di lavoro. Li buttavano nel fuoco. Io non mollavo. Ero una lastra di acciaio. Solo facendolo ho scoperto che ero fatto per questo mestiere. Tanti miei colleghi hanno mollato, o hanno iniziato a drogarsi, o bere. Bere è istintivo. Io sempre tutti sotto controllo, ma poi esplodi”. Questo è il momento della rielaborazione. Oltre alla mostra le esperienze di foto-giornalismo di Senigalliesi sono raccolte nel libro “Diario dal fronte”, acquistabile su www.it.blurb.com (33,53 euro): un importante punto di arrivo nella sua carriera. Il suo sistema di lavoro va aldilà del reportage: “gli antropologi l’hanno chiamata ‘documentazione partecipata’ ”.

 

Livio Senigallliesi, “Diario dal fronte”, aperta fino all’8 gennaio 2023

Museo Diocesano Carlo Maria Martini, piazza Sant’Eustorgio 3, Milano

Orari: martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Tel. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it 

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Mostre – Jeff Robb, Beyond Nature

Aperta da oggi al Salotto di Milano, corso Venezia 7, la personale dell’artista britannico Jeff Robb dal titolo ‘Beyond Nature’. Già presentata in anteprima europea a Londra presso la Crypt Gallery, la mostra arriva per la prima volta in Italia grazie alla galleria Cris Continy Contemporary e raccoglie le sue immagini floreali in 3D che non rivelano semplicemente la bellezza della natura, ma invitano lo spettatore in un nuovo mondo conducendolo oltre le apparenze, alla scoperta di cosa c’è dietro un fiore, condividendone forme, colori, delicatezze e mistero.

Il lavoro di Jeff Robb, famoso per il suo utilizzo originale della tecnica lenticolare, è complesso ed è il risultato di studi in botanica e della passione pe la natura uniti alla sperimentazione delle più moderne tecnologie 3D.  Forse ancora più importante, le opere riflettono il suo profondo studio della mente umana e del suo funzionamento. Giocando con la luce e la forma, con l’osservazione scientifica e l’estro surrealista, Robb guida lo spettatore in un universo parallelo di bellezza. Un mondo di simmetria e ordine formale (ogni fiore è diviso in due metà identiche e simmetiche) e nel contempo ricco di colori esplosivi e forme sensuali e ondulate.

Ho una laurea in botanica che mi ha dato modo di capire come funzionano le piante, il loro sviluppo e la fisiologia’. – dichiara l’artista – ‘Sono affascinato dalla loro forma e funzione e dalla loro infinita bellezza. La biforcazione di ogni fiore ci permette di guardare oltre la natura includendo la simmetria che permette alla mente di inventare e ricostruire la perfezione’.

Jeff Robb prende in esame centinaia di fiori e le loro infinite diversità, ne elabora le immagini in 3D e le “scolpisce” digitalmente. Nel suo lavoro, l’autore esplora le modalità con cui il cervello umano interpreta le informazioni e le domande irrisolte che la logica e la scienza non possono spiegare. Queste tematiche sono al centro della sua poetica creativa.

Sono interessato al mondo della fisica quantistica’ – prosegue l’artista – ‘e alle cose a cui la scienza non può realmente rispondere, come la luce e il tempo. Ancora non sappiamo cosa sia la luce o la gravità. Tuttavia, come artista, il mio obiettivo primario è quello di creare opere visivamente interessanti e la ragione dietro il mio lavoro è di secondaria importanza. Gli artisti fanno domande, non rispondono’.

Osservare una delle fotografie di Jeff Robb è come guardare le famose macchie di inchiostro dello psichiatra Hermann Rorschach: piegando la carta mentre l’inchiostro è ancora bagnato, si ottiene un’immagine bilateralmente simmetrica e viene chiesto agli spettatori quali figure vedano nella macchia.

 

Beyond Nature –  Jeff Robb

17 novembre – 16 dicembre 2022

Corso Venezia, 7 – Milano

Opening 17 novembre dalle 19,00 alle 21,00

Orari:  lunedì – venerdì: 10,00 – 18,00;  sabato e domenica su appuntamento

 

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Libri – Alessia Tagliaventi, “Colpo d’Occhio – Le fotografie fanno cose”

Le immagini ci parlano, scovano i dettagli più nascosti della realtà, ci pongono domande, bloccano solo una frazione di secondo e un piccolo pezzo di ambiente, sono ambigue, non si svelano mai fino in fondo per permettere di divertirci a immaginare quello che non dicono. “Le fotografie fanno cose”, come recita il titolo di questa nuova pubblicazione di Contasto, ci emozionano e stimolano la fantasia e la curiosità per conoscerle e giocarci. Firmato da Alessia Tagliaventi, con design e illustrazioni di Francesca Crisafulli – Mook, questo libro ricco di immagini, diverse sorprese e  molte storie di fotografia pensate per i più giovani, è suddiviso in quattro sezioni (Personaggi, Luoghi, Oggetti, Animali), e presenta una straordinaria serie di scatti di grandi autori e autrici, da Elliott Erwitt a Luigi Ghirri, da Garry Winogrand a Helen Levitt fino ad Alex Webb, tra gli altri. Ogni immagine è accompagnata da un breve testo di Alessia Tagliaventi che la racconta e la spiega evidenziandone gli aspetti principali, come una guida, come punti di partenza per costruire storie sempre nuove. Al libro è allegato un cartoncino con un foro, da usare come una cornice per giocare a osservare i dettagli delle foto che più incuriosiscono, oppure per scoprire “porzioni di mondo”. Il proposito è quello di educare giovani occhi all’arte della fotografia in un modo interattivo che permette di aggiungere la propria osservazione ai diversi sguardi intorno a noi per portarci nello spazio, a rivalutare angoli sotto casa, indietro nel tempo, a fermare un istante impercettibile al solo sentire umano. La fotografia può raccontare storie, mostrare il mondo, ma anche inventarlo. Un libro per conoscere, approfondire e prendere spunto per ideare narrazioni, guardarsi intorno e, perché no, fotografare tutto quello che ci colpisce perché tutto è modificabile, a seconda di chi guarda, e le storie diventano potenzialmente infinite.

Alessia Tagliaventi è editor, curatrice, e docente di Storia della Fotografia, per Contrasto ha seguito numerosi progetti editoriali ed è autrice di pubblicazioni e saggi critici sul linguaggio fotografico. È stata anche coautrice, con Michele Smargiassi, dei fascicoli Maestri di fotografia, in abbinamento con La Repubblica e National Geographic. Attualmente insegna presso l’Istituto Europeo di Design di Roma.

 

Scheda:

FORMATO: 21 x 28,5 cm

PAGINE: 88

FOTOGRAFIE: 33 a colori e in b/n

CONFEZIONE: cartonato

PREZZO: 29,90 Euro

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Libri – Il mondo dei videogiochi nell’indagine di Jacopo Scarabelli

Ancora pochi giorni per aggiudicarsi il primo libro fotografico del reporter milanese Jacopo Scarabelli. Si intitola“Play the Game Over”, raccoglie e sintetizza la sua lunga indagine, intrapresa nel 2017, quando gli Esports vennero dichiarati disciplina olimpica. Il suo sguardo si concentra sulle squadre, sulle dinamiche, sui molti appuntamenti e i suoi protagonisti, ed evidenzia le influenze che il fenomeno ludico ha sulla società contemporanea. Affidato alla casa editrice SelfSelf Books, ideata e nata a febbraio 2021 per supportare autori giovani o più affermati nell’ambito dell’editoria fotografica, il volume è in prevendita sulla loro piattaforma crowdfunding fino a fine ottobre.Il fotografo, talento emergente noto anche per la sua serie diritratti RGB che attingono allo stesso linguaggio e il cui lavoro è già stato ampiamente riconosciuto da premi e pubblicazioni a livello italiano e internazionale, ha affidato la curatela del progetto a Barbara Silbe, giornalista che da molti anni si occupa di fotografia: insieme hanno compiuto un attento lavoro di editing sul vasto archivio di Scarabelli, per affidare alle pagine del libro la sintesi di quanto realizzato fin qui. La pubblicazione, di interesse sia per gli appassionati del tema, che per i collezionisti di fotografia, sarà acquistabile esclusivamente in questa prevendita e non è prevista ristampa. Permetterà di comprendere come il videogioco sia diventato il media contemporaneo di intrattenimento più rilevante, sia per l’economia che muove sia per l’influenza che esercita sulle nostre vite, anche quelle di chi non se ne rende conto o li considera marginali. Questo fenomeno soffre infatti di un forte pregiudizio e di disinformazione, lo si considera una subcultura come i fumetti o la streetart, eppure è oggi un’industria fiorente, che genera più profitti di quella musicale o cinematografica e finisce per permeare le nostre esistenze più di quanto ce ne rendiamo conto. Le pagine di quello che sarà il futuro libro dell’autore conterranno il lungo reportage (iniziato nel 2017), oltre a testi curatoriali e giornalistici e a dati preziosi raccolti da Scarabelli durante il suo approfondimento. Sono molti i protagonisti: le squadre Esports, i cosplayer, il ragazzo che gioca tra le quattro mura di casa e mal visto dai genitori, questi ultimi che diventano tifosi delle squadre e sostengono i figli durante le competizioni, i cosplayers e i nuovi professionisti del settore come gli streamer e i caster, nuovi lavori ancora incompresi eppure sempre più proficui. E molti altri. Come già accennato, “Play The Game Over” è rivolto agli appassionati di gaming e ai fotografi, ma vuole anche raggiungere un pubblico generalista, con l’intento di informare chi non lo comprende e diffondere conoscenza. Il videogioco è diventato il media contemporaneo di intrattenimento più rilevante, sia per l’economia che muove sia per l’influenza che ha sulla società. Allo stesso tempo, soffre di un forte pregiudizio e di disinformazione. Attraverso questo suo articolato reportage, ricerca visiva di grande valore che vanta una specifica, originale forma espressiva, l’autore scava nei suoi stessi ricordi di fruitore di video giochi e finisce per farci comprendere meglio il media e, di conseguenza, la società che si muove ed evolve parallela a noi. MSI Italia, marchio leader nella produzione di software e hardware gaming a livello mondiale, si è impegnata a sostenere il progetto editoriale “Play the Game Over”. Un riconoscimento importante per la ricerca dell’autore che così approfonditamente ha indagato questo mondo digitale in continua evoluzione.
 
CAMPAGNA DI PREORDER ATTIVA fino al 31.10.2022 sul sito di Self Self Books
Soglia minima necessaria: 4000€
Rewards disponibili: 40€, 60€, 90€, 120€
 
Per maggiori informazioni o per interviste:
Jacopo Scarabelli 3497216024
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Mostra – Denis O’Regan, 69 Days

Irlandese, con base a Londra  il fotografo Denis O’Regan e la sua galleria londinese West Contemporary lanceranno insieme una mostra online intitolata “69 Days”, nella quale esporranno e rilasceranno per l’acquisto quindici fotografie (sei inedite e 9 del repertorio classico dell’autore), tutte stampate in edizione limitata da collezione, in diverse edizioni e grandezze. Un vero on line show, accessibile per appassionati e collezionisti da tutto il mondo, che resterà aperto dal 24 Ottobre fino all’1 Gennaio 2023. 
La selezione di ritratti comprende quelli a David Bowie (O Regan era il fotografo ufficiale dell’artista), gli Stones, Freddie Mercury o Bob Marley, selezione e titolo pensati anche per celebrare il sessantanovesimo compleanno di Denis che cade quest’anno. Il numero 69 è anche l’età che il suo collega David Bowie aveva quando è morto prematuramente e 1969 è inoltre un anno speciale per i fans di Bowie, con l’uscita dell’incredibile ‘Space Oddity’. Infine, nello stesso anno si tenne il mitico concerto di Woodstock, e poi avvenne la pubblicazione di ‘Let It Bleed’ dei The Rolling Stones (un altro soggetto di O’Regan) e del loro singolo ‘Honky Tonk Women’.
Il 10% delle vendite per la mostra “60 days” verrà donato alla “Great Ormond Street Hospital’s charity” GOSH. O’ Regan ha infatti da sempre supportato enti di beneficienza per bambini durante la sua carriera, in quanto sostiene di dover aiutare I giovani in tutte le maniere possibili.
Foto Credits Denis O Regan
Courtesy of West Contemporary
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Finalmente riapre il Mufoco, spazio pubblico italiano dedicata alla fotografia

Per la fortuna nostra, e della Fotografia, sabato 22 ottobre riprenderà l’attività espositiva del Museo di Fotografia Contemporanea, Mufoco, presso la sede storica di Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, Milano.  Le sue porte si riapriranno in grande stile, per l’occasione di due mostre e di un appuntamento di discussione sull’evoluzione della fotografia voluto dal nuovo Presidente del Museo, il poeta Davide Rondoni.

Il prossimo biennio 2023-2024 (ventesimo di fondazione del museo e quarantesimo del progetto Viaggio in Italia, custodito da Mufoco, che vide protagonisti grandi maestri della fotografia) sarà vissuto con nuove collaborazioni e progetti. Il Museo di Fotografia Contemporanea, primo e unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea, si è da sempre interrogato sul significato dei tre concetti contenuti nel suo nome, tutti in dinamica trasformazione: museo, fotografia, contemporanea. La sua identità è in continua evoluzione, cercando di definire il significato di che cosa è un museo, comprendere come cambia la fotografia nella società e riflettere su cosa significhi essere contemporanei oggi, ed elaborando lungo queste linee di ricerca i suoi progetti, la sua organizzazione, i suoi ritmi, i suoi stessi spazi, fisici e virtuali. Questo si pone come luogo di relazione, in dialogo con le istituzioni, con il proprio ambito disciplinare e con le comunità del territorio. Sperimenta forme nuove di partecipazione diretta da parte dei cittadini, attraverso progetti di arte pubblica, e al contempo consolida un’esperienza espositiva che conta oltre 130 mostre personali e collettive (Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Finlandia, Germania, Francia, Grecia, Albania, Spagna, Brasile e Giappone), alcune particolarmente note e apprezzate dal grande pubblico come l’opera immersiva The Ballad of Sexual Dependency della fotografa statunitense Nan Goldin, proveniente dal MoMA di New York e Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura, dedicata all’opera del maestro italiano.

Sabato 22 ottobre, dalle ore 15, saranno aperte le mostre “Paesaggio dopo Paesaggio”, a cura di Matteo Balduzzi, con fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano (fino al 29 gennaio 2023) e “Biomega” di Cosimo Veneziano, a cura di Lisa Parola (fino al 27 novembre 2022).

La prima mostra si inserisce nel filone della fotografia di paesaggio, tema particolarmente significativo per il Museo e ampiamente rappresentato nelle sue collezioni da opere dei grandi maestri della fotografia italiana ed europea, fino alle espressioni di autori più giovani che si sono confrontati con una nozione di paesaggio sempre più estesa. La mostra presenta oltre 100 opere di 6 artisti nati tra la metà degli anni Sessanta e Settanta, una generazione che si è formata in continuità con la tradizione della fotografia italiana di paesaggio, ma che ne ha poi esplorato pratiche e linguaggi osservando l’evoluzione del contesto internazionale. I progetti, acquisiti nel 2021 grazie al bando Strategia Fotografia promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del MIC, vengono ora per la prima volta esposti al pubblico.

Biomega consiste in un’installazione composta da serigrafie e ricami su tessuto, esito un articolato progetto transdisciplinare che l’artista Cosimo Veneziano ha avviato nel 2016 e che, partendo dall’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, riflette su tematiche centrali della contemporaneità quali il rapporto tra arte e natura e, più specificamente, tra coltivazione, globalizzazione, consumo, marketing e immagine. L’opera è stata acquisita dal Museo al termine del progetto, realizzato grazie al sostegno della DGCC del MIC nell’ambito della VII edizione del programma Italian Council (2019) e promosso da Fondazione Sardi Per l’Arte e l’Associazione Arteco di Torino.

La giornata prevede, inoltre, due tavole rotonde di approfondimento. La prima, alle ore 15, vedrà i 6 autori della mostra “Paesaggio dopo Paesaggio” raccontarsi e riflettere sulle prospettive e sull’eredità della fotografia italiana, in dialogo con il curatore della mostra Matteo Balduzzi. Seguirà alle ore 16.30 un momento di discussione su alcuni dei temi centrali del progetto “Biomega”, a cui partecipano l’autore Cosimo Veneziano, la curatrice Lisa Parola, il filosofo Davide Dal Sasso.

Scheda tecnica

MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

Villa Ghirlanda, via Frova 10 Cinisello Balsamo, Milano

orari: mercoledì, giovedì, venerdì ore 16-19 sabato e domenica ore 10-19. Ingresso libero

E info@mufoco.org T +39 02 6605661 www.mufoco.org

22 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO. Fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano.  A cura di Matteo Balduzzi

22 ottobre – 27 novembre 2022

BIOMEGA di Cosimo Veneziano

A cura di Lisa Parola

Inaugurazione | sabato 22 ottobre 2022

Ore 15 Apertura delle mostre

Ore 15 Talk BIOMEGA  |  Ore 16.30 Talk PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO (prenotazione consigliata: servizioeducativo@mufoco.org

Ore 18 Presentazione istituzionale

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Porftolio – Martín Ordeñana. La vita degli artisti circensi

Pubblichiamo questa serie di ritratti agli artisti del circo Armando Orfei, realizzati da un fotografo di origine argentina che vive e lavora nel nostro Paese. Lui è Martín Ordeñana, la sua indagine visiva racconta il quotidiano di giocolieri, equilibristi, clown, domatori, venditori di zucchero filato e operai addetti a montare il tendone di questo spettacolo itinerante d’altri tempi. Da tutti i protagonisti, da gesti e sguardi regalati alla fotocamera, emergono una grande umanità, la passione, a volte l’allegria, la serietà e l’impegno con in quale si preparano. Un senso tangibile di comunità, quasi fosse una grande famiglia allargata, li accompagna nel loro sacrificio per divertire il pubblico in ogni località dove si fermano. Come introduce lo stesso autore, “Qui si va, e si torna, per trarne un certo conforto e un sorriso. Le luci si spengono, e sulla ribalta viene il presentatore che, con voce trionfale, annuncia: Signore e signori, ecco a voi il circo”. Il fotografo ha voluto concentrarsi su singole storie che, radunate, formano un esauriente racconto di quelle atmosfere. Si è mosso dietro le quinte e sulla scena, facendo arrivare fino a noi entrambi i volti di un mondo itinerante complesso e, talvolta, controverso.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Sono nato e cresciuto nella cosmopolita Buenos Aires, dove ho respirato sin da piccolo un’atmosfera carica di stimoli innovativi e culture diverse. 
Alterno il lavoro fotografico a quello di ricerca nel campo delle arti visive. Due aspetti complementari della mia grande passione per le immagini. Scatto dopo scatto, sposto il mio sguardo lasciando libera l’immaginazione e cercando di raccontare le storie che si nascondono dietro i volti, le linee fluide di un corpo, le curve di un paesaggio, le geometrie di una città.
Dai ritratti ai reportage, attraverso l’obiettivo della fotocamera, provo a raccontare il mondo così come lo vedo, con uno sguardo sincero e libero da condizionamenti.

Ho studiato Grafica e Comunicazione alla Scuola Internazionale di Grafica a Venezia dove ho anche seguito un corso fotografico analogico e sullo sviluppo in camera oscura.

Ho seguito il corso “Seeing Through Photographs” al Museum of Modern Art – MoMA

Ho partecipato, come docente di Fotografia, all’Université Paris Ouest Nanterre La Défense, trattando l’argomento: ‘La photographie et la Création de Valeur pour l’entreprise et pour le consommateur’.

Le mie fotografie sono state pubblicate su diverse riviste e testate nazionali ed internazionali tra le quali:
 Vouge Italia, Elegant Magazine, Fashion, Portrait, Procne Magazine, Level Magazine, Futbol, La Repubblica, Corriere della Sera, La Nacion, Il Messaggero, Il Gazzettino, Il Friuli, TeleFriuli, Rai FVG. Alcune, invece, sono state utilizzate nel Film “Encintados” di Gianfranco Quattrini -Proyecto Ganador del Concurso de Largometrajes de Ficción del Ministerio de Cultura del Perú. Una coproduzione peruviana-argentina del 2020

RICONOSCIMENTI E PREMI AWARDS:

2022 – IPA International Photography Awards
Honorable Mention in the 2022 edition of the International Photography Awards

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Mostra – Ruggero Rosfer, Renaissance

Da Fabbrica Eos Gallery, VialePasubio (angolo via Bonnet) a Milano, giovedì 13 ottobre aprirà la personale che celebra Ruggero Rosfer, artista visivo proveniente dal mondo della fotografia di moda che, attraverso una rappresentazione simbolica del corpo femminile, indaga aspetti socio-culturali contemporanei. La mostra, curata da Benedetta Donato, sarà inaugurata a partire dalle ore 18.30. Il progetto “Renaissance”, che dà il titolo all’intero progetto, si compone di 15 fotografie inedite a stampa giclée su carta baritata montata su dibond. Ideato dall’artista nel 2020, il lavoro è stato portato a termine nel 2022 negli spazi della Cooperativa Scultori di Carrara. Attraverso una sequenza di immagini, una modella/attrice disegna e scolpisce il proprio corpo in un blocco di marmo fino ad amalgamarsi essa stessa con la materia, in una moltitudine di raffigurazioni legate all’antico femmineo e orientate al divenire.

«Ruggero Rosfer – scrive la curatrice Benedetta Donato – immortala una metamorfosi ciclica, non come appannaggio di un’eredità atavica, ma come frutto di un approccio di costruzione e rigenerazione profonda. Un nuovo rito di iniziazione, un risveglio interiore, che muove dalla potenza di un sentire artistico preciso, capace di  scolpire, plasmare la materia e renderla sotto forma di narrazione inedita, attraverso la commistione di linguaggi molteplici e differenti dimensioni: dal disegno alla scultura fino alla fotografia e dalla bidimensionalità alla tridimensionalità. I punti di vista offerti, consentono di andare ben oltre la prospettiva ristretta e parziale, illusoria e portatrice di un’unica verità. “Renaissance” non è altro che rigenerazione, rinnovamento, riappropriazione del pensiero e della volontà. Partecipazione a qualcosa che è in noi e al di là di noi».

“L’azione compiuta da Ruggero Rosfer  – prosegue Donato – prende avvio da concettualità lontane, da quella fecondità del principio femminile, che non va confusa con l’archetipo riferito all’estetica legata al femmineo. Quest’ultimo infatti non è identità concreta, bensì immagine interiore, densa di un simbolismo che, nella selezione di opere presentate, diventa visibile e si articola in questa serie di concetti primordiali, sintetizzati nel mistero universale, sapientemente reinterpretato, come forza creativa e creatrice, in grado di scolpire il mondo. Accade di attraversare il mito della creazione, in un intenso viaggio, dove la figura protagonista di queste rappresentazioni, si riappropria del suo potere, della propria forza, perpetrando il ciclo infinito di vita-morte-rinascita, con l’ausilio e per volontà delle sue stesse mani, metafora di un ventre fecondo e quindi del principio femminile per eccellenza, che qui genera nuova vita in primis del pensiero, a sottolineare la profondità dell’intenzione, consapevole, di una peculiarità unica e innata, da cui irradiano molteplici significati e abilità”.

Il percorso espositivo è completato da una scultura in bronzo nata dal dialogo di Ruggero Rosfer con il gallerista Giancarlo Pedrazzini. Grazie alle riprese 3D, alla predisposizione di un modello plastico e alla successiva fusione in bronzo, verrà riprodotta in forma tridimensionale l’opera intitolata “Renaissance VI”, che ritrae la figura femminile nell’atto di scolpire il blocco di marmo.

La mostra, accompagnata da un catalogo (progetto grafico e stampa RMT) con un testo critico di Benedetta Donato e un ricco apparato iconografico, sarà visitabile da martedì a venerdì con orario 11.00-13.00 e15.30-18-30, sabato su appuntamento.

Per informazioni: tel. 026596532, info@fabbricaeos.it, www.fabbricaeos.it.

La sede storica della galleria, con un programma espositivo parallelo, si trova in Piazzale A. Baiamonti a Milano.

 

 

Ruggero Rosfer, note biografiche

Rosfer nasce a Milano nel 1969. Dopo il diploma di maturità artistica, frequenta la Facoltà di Architettura presso il Politecnico di Milano. Nel 1996 si trasferisce a Londra e inizia a lavorare come fotografo di moda, collaborando con diverse testate inglesi ed italiane. Nel 2005 viene chiamato come fotografo di scena sul set de “Il Mercante di Venezia”, per la regia di Michael Radford, dove ritrae Al Pacino, Jeremy Irons e Joseph Fiennes. Il lavoro viene pubblicato in esclusiva da “Vanity Fair Italia”. Lo stesso anno si trasferisce a Pechino, iniziando una serie di collaborazioni, tra cui si ricordano quella con il giornalista Fabio Cavalera per alcuni reportage pubblicati dal “Corriere della Sera” e altre con testate cinesi di moda, quali “Vogue”, “L’Officiel” e “Marie Claire”. Gli vengono inoltre affidati i ritratti dei campioni olimpici cinesi, chiamati a partecipare alle Olimpiadi di Pechino del 2009. Nel 2006 prende avvio un profondo sodalizio con l’artista cinese Shaokun, dal quale nascono progetti unici, in cui la fotografia raffinata di Rosfer si fonde perfettamente con la magistrale pittura ed incisione di Shaokun. I lavori firmati dal duo di artisti vengono presentati in anteprima mondiale nel 2008 presso la galleria milanese Fabbrica Eos di Giancarlo Pedrazzini. In quel periodo, Rosfer realizza la campagna sociale per “Telefono Donna” contro la violenza sulle donne. Divenuta oggetto di un controverso dibattito perché ritenuta un’immagine choc, la campagna viene censurata dalle istituzioni, nonostante gli apprezzamenti da parte del pubblico femminile. I manifesti censurati, numerati e firmati dall’artista, vengono successivamente esposti nella galleria Fabbrica Eos e il ricavato delle vendite devoluto all’Associazione “Telefono Donna”, che aveva commissionato la campagna. Dalla fotografia originale nasce l’opera intitolata “Senza parole”. Nel 2012 viaggia in India per alcuni mesi, dove fotografa il Paese, attraverso le sue diverse caste sociali. Protagoniste del reportage sono le famiglie: da quelle nobili dei Maharaja a quelle più umili della comunità degli intoccabili, per restituire una visione della dignità umana. A Jaipur nasce il lavoro “Free to dream”, composto da fotografie e una video installazione ed esposto nel 2014 durante la personale presso Fabbrica Eos. Negli anni firma diverse campagne pubblicitarie di successo: nel 2013 è autore della comunicazione di bellezza per l’azienda Bionike Italia; dal 2016 lavora con l’agenzia Sportwide per alcune campagne sociali promosse dall’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che vedono coinvolti quali testimonial d’eccezione personaggi del mondo dello sport come Gianluca Vialli, Demetrio Albertini e molti altri. L’attitudine poliedrica di Rosfer lo porta a spaziare con la sua arte dal cinema alla musica. Spesso regista di spot pubblicitari, è inoltre autore della cover del singolo “Generazione”, interpretato dal cantante Francesco Tricarico. Il suo ultimo lavoro, “Renaissance”, composto da una serie di 15 fotografie e una scultura, è stato realizzato a Carrara, terra di cave e laboratori dedicati alla lavorazione del marmo. Attualmente vive e lavora a Milano.

 

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Mostra – Giovanni Hänninen “Le molte vite di Milano”

Da un incontro piacevole e quasi casuale con Giovanni Hänninen, nasce l’idea di “Le molte vite di Milano”, la mostra che inaugurerà la nuova stagione della galleria Valeria Bella per quanto riguarda gli eventi in sede. La mostra mette a fuoco alcuni elementi di Milano che stanno particolarmente a cuore al fotografo finlandese cresciuto a Milano. Ingegnere aerospaziale coi piedi ben saldi per terra, Hänninen rimane affascinato da figure carismatiche come Gabriele Basilico, che lo battezza fotografo e ne diventa una specie di padrino. La mostra si basa su un estratto del grande lavoro realizzato da Hänninen su Milano. Al centro di tutto il Teatro alla Scala, con il quale Hänninen collabora da più di un decennio. Cominciando come fotografo di scena della Filarmonica della Scala ha poi focalizzato la sua attenzione sull’architettura del Teatro grazie a una mostra con il Museo Teatrale alla Scala nel 2019. Queste esperienze gli hanno permesso di vedere il Teatro con un occhio nuovo e intimo. Soffermandosi su momenti solitamente invisibili al pubblico che mostrano la grandiosità di questo Teatro unico al mondo. La mostra attinge da un grande corpus di lavoro che indirizza lo sguardo ai diversi volti della metropoli: The Missing Piece è un ritratto molto personale di Milano. La città, dal centro alla periferia, appare riempita di spazi bianchi immacolati durante il primo lockdown occidentale: tutte le pubblicità sono sparite lasciando un senso di vuoto che ha preso il posto dei sogni, quello smarrimento che ha caratterizzato le insicurezze di questi primi anni ’20. Nella città in attesa vediamo una sorta di città ideale che fu, costituita dai pezzi dimenticati della metropoli, luoghi pubblici dove la gente ha vissuto, spazi che non servono più o che stanno rinascendo nell’idea di una nuova vita. Un cinema, un teatro, una stazione di servizio con un passato pieno di significati e un presente di oblio. Le eccellenze universitarie milanesi fanno da contraltare alla cittàinattesa. Sono i luoghi dove Milano forgia le nuove generazioni, luoghi di avanguardia e tradizione, dove il futuro non è altro che lo sviluppo del passato (quasi) sempre grande di Milano. ‘Ndrangheta, una storia nascosta della Milano notturna: un viaggio nella notte milanese a scoprire le influenze della malavita nella vita della città. In mostra due chioschi ambulanti, uno dei quali fatto esplodere perché non pagava il pizzo diventando così corpo di reato. Completano l’esposizione de “Le molte vite di Milano” un affettuoso ritratto delle 5 vie, dove si trova lo studio del fotografo, e il suo progetto più recente Flux, human trajectories in Architecture una serie di immagini che studia il movimento delle persone negli spazi urbani. Una perfetta rappresentazione dei milanesi, che non si fermano mai, neanche nelle foto di Giovanni Hänninen.
Note biografiche sull’autore
Giovanni Hänninen ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria aerospaziale e insegna Fotografia per l’architettura al Politecnico di Milano. Dal 2009 fotografa per la Filarmonica della Scala. Nel 2012 suinvito di Gabriele Basilico realizza con Alberto Amoretti il progetto città in attesa. The Josef and Anni Albers Foundation lo invita a fotografarela propria residenza d’artista in Senegal e le sue immagini vengono scelteper la mostra Thread (2017) da David Zwirner, New York. Nel 2018 presenta il progetto d’arte pubblica People of Tamba in diverse città. Nel2019 realizza una campagna fotografica per la Pilotta di Parma e partecipa alla mostra Nei Palchi della Scala al Museo Teatrale alla Scala. Ilsuo progetto The Missing Piece (2020) ha vinto il PhotoBrussels Festival. Nel 2021 partecipa al Padiglione Italia della XVII Biennale di Architettura con la sua serie di fotografie volute da Arte Sellaper il progetto Dopo/After.

La mostra in breve:

Galleria Valeria Bella “Le molte vite di Milano” di Giovanni Hänninen dal 30 settembre al 21 ottobre 2022

Inaugurazione il 29 settembre dalle ore 18.30 Via Santa Cecilia 2, entrata da via San Damiano

Orari: MAR/SAB h. 10 – 19 non stop LUN h. 15 – 19