
Mostra – Denis O’Regan, 69 Days

Vi segnaliamo un bel progetto editoriale ed etico che vale la pena supportare. Raduna la creatività di 34 autrici e si intitolerà A soft gaze at intimacy, nome che identifica una comunità online che protende alla vita vera fatta di carta e connessioni; quasi fosse un luogo fisico in cui trovarsi, in cui accomodarsi piano e un modo per entrare in contatto con la vulnerabilità e la storia di ciascuna persona, di ciascuna artista. La pubblicazione, che sarà stampata anche grazie al nostro sostegno e ai pre-ordini, fonde la potenza alla fragilità unendo più voci in una grande elaborazione a più teste e animi.
In questa prima campagna crowdfounding, interamente curata dal team indipendente di Selfself Books, si sono incontrate appunto 34 autrici internazionali per la realizzazione di un volume collettivo che concentra la sua attenzione sulla potenza femminile e sul racconto della realtà più intima intrinseca in ognuno di noi, narrata attraverso un percorso visivo fatto di corpi, paesaggi, oggetti, ma anche, e soprattutto, relazioni umane. La pubblicazione vedrà, inoltre, la partecipazione di alcune curatrici italiane attive sul panorama fotografico, tra le quali Benedetta Donato, Alessia Locatelli, Laura Davì.
La campagna di raccolta fondi per la creazione del libro collettivo permetterà di supportare parallelamente l’associazione Ucraina CVIT, una nuova realtà al femminile che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, si è subito attivata per portare aiuti umanitari, in termini medicali e di attrezzatura di difesa, da fornire alla popolazione civile. Per ogni contributo versato su selfselfbooks.com, a scelta tra i pacchetti #2 e #3, verrà versata all’associazione una percentuale della donazione (variabile fino alla sua metà), trattenendo il restante per la creazione e la consegna di una copia del libro a ciascun donatore. Kris Voitkiv, fotografa ucraina inclusa nella pubblicazione, è volontaria e fondatrice dell’associazione.
CAMPAGNA ATTIVA dal 28.03 al 11.05
Presentazione del libro durante il festival LIVE – Living Inside Various Experiences by Selfself dal 10 al 12 Giugno 2022 presso Pergola15.
Le autrici selezionate:
Adina Salome Harnischfeger, Aina Maria Cantallops Cifre, Alexia Colombo, Anna Breit, Annika Weertz, Arianna Genghini, Caroline Dare, Caroline Mackintosh, Chiara Cunzolo, Cinzia Gaia Brambilla, Clara Milo, Clara Nebeling, Costanza Musto, Cristina Altieri, Elisa Moro, Gaia Bonanomi, Giulia Gatti, Jasmine Bennister, Jule Wild, Kris Voitkiv, Laurie Bassett, Liza Kanaeva, Luisa Gutierrez, Lydia Metral, Maria Maglionico, Martina Parolo, Maya Francis, Megan Auer, Milena Villalón, Roberta Krasnig, Serena Salerno, Simone Steenberg, Sophie Kampf, Valeria Dellisanti.
La personale di questo pluripremiato fotografo viaggiatore inaugura venerdì 10 settembre alle ore 18, e resterà aperta fino al 24 ottobre, presso il Mercato Centro Culturale Arte Contemporanea di Argenta, Ferrara. Curata da Mihaela Merzin, e promossa in collaborazione con l’Associazione Culturale Giovan Battista Aleotti 1546, raccoglie il racconto per immagini realizzato da Sanson tra India e Sud-est asiatico. Un approccio, il suo, che è incontro e scoperta già annunciato nel titolo, con l’obiettivo sempre rivolto alle persone ritratte percorrendo tracciati lontani dalle grandi rotte turistiche. Willy ha iniziato a viaggiare a 29 anni, attratto dall’Oriente, area geografica che ha sognato e studiato a lungo ancora prima di partire. Laos, Cambogia, Thailandia, Vietnam, Malesia, India, Nepal, Myanmar, Cina, Indonesia… molte le genti che compaiono nel suo portfolio, avvicinate con curiosità e grande attenzione, per un’antologia di colori e volti che emozionano lo spettatore. L’autore predilige il colore, quasi volesse riportarcelo da quegli stessi Paesi visitati, e il ritratto ravvicinato, quasi fosse sempre alla ricerca di una relazione intensa con i suoi soggetti, come un uomo che incontra lo sguardo di un altro uomo e con rispetto si presenta a lui.
Aperta con ingresso Libero, obbligo di green pass.
Accessibile anche alle persone disabili
Info:
Mercato Centro Culturale | Comune di Argenta
P.zza Marconi, n.1 | 44011 Argenta – FE
Tel. 0532-330276
N. Verde 800111760
r.rizzioli@comune.argenta.fe.it
iatargenta@comune.argenta.fe.it
Per arrivare agli altri, bisogna dire la verità, costi quel che costi. Essere se stessi, senza veli, mostrando virtù e debolezze, per fare in modo che il nostro prossimo in noi si riconosca. Vale nella vita, così come in fotografia. Vi siete mai chiesti per quale ragione ci piace un libro o piangiamo guardando un film? La risposta è che tra quelle righe, in quelle scene, troviamo corrispondenze con il nostro più intimo sentire. Tendiamo a ricondurre a nostre personali esperienze le storie che leggiamo o ci vengono raccontate, affidando agli artisti quello che non sappiamo esprimere. E più queste sono vere, più il prodigio si compie e le imprime per sempre nella nostra memoria. Lo ha capito Nicole Gentile, che dopo un iniziale tentennamento ha scelto di aprire il sipario su una delle esperienze che più l’ha resa fragile: la sua malattia. Da questo palcoscenico, lei ci dice che soffre di vitiligine, ci prende per mano forzandoci a osservare le chiazze visibili sulla cute che la espongono a sguardi e invadenze altrui, eppure sono opportunità per crescere e diventare forti. La sua storia, le sue macchie sulla pelle, le hanno imposto un percorso di approfondimento e accettazione che sta facendo anche attraverso il medium fotografico. Obiettivo rivolto su se stessa, sulle tappe da affrontare, sulle sue radici, con una narrazione del quotidiano che comporta anche l’esplorazione frontale davanti allo specchio durante il trucco di questa amica-nemica con la quale deve convivere in pace. Nella sua indagine visuale, Nicole ha deciso di mescolare gli autoritratti a una documentazione più simbologica, sostando sugli elementi che rappresentano la sua esperienza: un referto, i farmaci, i cosmetici, le foto della nonna… E’ la prima tratta di un viaggio che la condurrà lontano.
Nicole Gentile
In adolescenza mi è stata diagnosticata la vitiligine, una malattia che coinvolge la pigmentazione cutanea causata dalla mancanza di melanina. Conoscevo la malattia perché anche mia nonna ne era affetta e nel momento in cui mi è stata diagnosticata ho finito per ripercorrere la strada della non accettazione intrapresa da lei anni prima. Accogliere questo cambiamento è stato difficile. La vitiligine non è una malattia limitante, non crea dolore, ma genera disagi psicologici. La sua continua evoluzione rende la mia immagine mutevole, anno dopo anno, costringendomi costantemente al confronto con nuove macchie che compaiono sul mio corpo.
In una società che promuove canoni di bellezza standardizzati e poco raggiungibili, riuscire ad accettarsi e valorizzarsi, richiede un costante lavoro su di sé per poter uscire dalla “mentalità del bello e giusto” perché socialmente condivisa. Ho deciso quindi di fotografarmi cosi come sono, senza trucco, mostrando ciò che di solito cerco di celare, con l’intenzione di riuscire ad accettarmi valorizzando ciò che ci rende tutti unici: LA DIVERSITA’.
Credo profondamente che nulla accada per caso e che ogni situazione contenga sempre un lato positivo. Credo che la vita non remi mai contro di noi e che i problemi che incontriamo possano essere occasioni di guarigione. La mia intenzione oggi è quindi quella di cambiare prospettiva, vivendo la mia malattia come un’occasione per migliorarmi, lavorando profondamente sul mio Io interiore. Ogni segno sulla pelle, inoltre, mi permette di sentire la mia amata nonna Maria sempre vicina.
Note biografiche
Sono nata a Sesto San Giovanni nel 1987. Sono affascinata dalla fotografia, amo la musica cantautorale e curiosare tra i vicoli e le corti del nostro Paese. Mi sono avvicinata al mondo della fotografia grazie all’associazione GFS (Gruppo Fotoamatori Sestesi) con cui ho sperimentato l’arte dello sviluppo e l’incontro con diversi autori del panorama italiano. Ho collaborato con il Centro Ricerche Teatrali (CRT) della Valle Olona in occasione di eventi dedicati all’arte, al teatro, alla coreutica, alla promozione del patrimonio culturale. Il mio più grande desiderio è quello di riuscire a utilizzare il lavoro fotografico come strumento di riflessione in grado di generare crescente consapevolezza nei confronti della realtà sociale contemporanea, ritraendo una vita fatta di difficoltà e bellezza, verso cui vale la pena di approcciarsi sempre con grande riconoscenza.
Questo progetto nasce da un esercizio, quello condiviso di un corso dedicato allo storytelling al quale Pierfranco ha scelto di partecipare qualche mese fa, nonostante il suo percorso di autore sia già avviato e consolidato da tempo. La serie di fotografie che pubblichiamo è frutto di una ponderata ispirazione e della scelta di narrare quanto di più intimo il fotografo avesse da donarci: la storia di suo figlio che sta spiccando il volo verso l’età adulta. Senza mai abbandonare il suo stile fatto di bianchi e neri carichi e contrastati, senza allontanarsi troppo né dalla sua cerchia personale né dalla strada che in tante declinazioni ha già riconsegnato al suo pubblico, questa volta altalena tra i due generi del ritratto e della streetphotography, per una serie evocativa ricca di spunti che arrivano forti a tutti noi. In poche fotografie avvia un dialogo con il figlio, analizza il suo ruolo di genitore, affronta le insicurezze di entrambi. I cambiamenti del suo ragazzo vengono concettualizzati da pose e rimandi, quest’ultimo come un fiore si schiude allo sguardo del padre, quasi che accogliesse queste immagini come una sorta di eredità che gli viene lasciata.
Queste le parole di Pierfranco Fornasieri:
Tra il bambino che era e l’uomo che sarà esiste uno spazio – uno spazio incerto, in cui ogni giorno energie potenziali si liberano in profondi cambiamenti e, sia dentro che fuori, si compiono grandi processi di trasformazione.
Tra il bambino che era e l’uomo che sarà esiste uno spazio – uno spazio incerto, in cui ogni giorno un genitore deve agevolare l’indipendenza del figlio, permettergli di acquisire sicurezza, di prendere consapevolezza della misura delle sue ali e del valore delle sue capacità.
Tra il bambino che era e l’uomo che sarà esiste uno spazio – uno spazio incerto, in cui Lui avvertirà il bisogno di una guida sicura, ma allo stesso tempo verrà calamitato da una voglia di identità, che lo porterà oltre i confini del nido a collezionare percorsi ed esperienze.
Lasciarlo andare significa permettergli di volare verso cieli sempre più lontani.
Dopo aver affrontato l’argomento hashtag, questa volta vorrei parlare dell’importanza di creare una community sul web, soprattutto sui social network.
Solitamente come obiettivo si pensa alla vendita o alla visibilità, ma quasi nessuno pensa a creare una vera e propria community online. Eppure, ciò che premia di più nel lungo periodo, è proprio avere una community affezionata, cioè persone che ti sceglieranno sulla fiducia. In questo articolo, vedremo insieme perché è importante avere una community, come coltivarla e farla crescere nel tempo.
COSA SIGNIFICA “COMMUNITY”?
“Community” vuol dire creare un insieme di persone che condividono qualcosa: un ideale, una passione, quindi che hanno qualcosa in comune, che vada aldilà dei confini geografici.
Il luogo d’incontro diventa lo spazio virtuale che può essere, oltre a Instagram, un forum, un gruppo Facebook, i gruppi Whatsapp e Telegram, le newsletter e, perché no, anche Youtube.
COSTRUISCI UNA RELAZIONE
Ma come si costruisce, nella pratica, una relazione vera e autentica con il proprio pubblico?
Bisogna sicuramente ascoltare i suoi bisogni e fornire contenuti che siano d’aiuto.
Si parte dalla strategia, quindi da obiettivi molto chiari.
Devi assolutamente analizzare il tuo target e capirne i desideri, per esempio seguendone le conversazioni online.
Cerca di generare conversazioni e interazioni sul tuo profilo, rispondi sempre ai messaggi privati e ai commenti. Segui i profili che ritieni più interessanti e affini a te o al tuo business e commenta il loro contenuti per avviare un dialogo.
Se vuoi testare i tuoi contenuti, coinvolgi i tuoi follower chiedendo opinioni o quali temi vorrebbero che tu trattassi. Questo è possibile attraverso quiz, sondaggi e box per le domande nelle stories.
Crea degli appuntamenti fissi con i tuoi follower, attraverso ad esempio delle dirette, che permettono l’interazione in tempo reale con la propria community.
E’ importantissimo saper ascoltare chi ti segue, perché questo ti consentirà di trovare stimoli per nuovi contenuti.
Racconta di te… lo storytelling è importantissimo! Condividi le tue esperienze e le tue emozioni, entra in contatto con il tuo pubblico in modo profondo, questo consentirà di creare relazioni più solide.
IN CONCLUSIONE
Molto importante, inoltre, è analizzare il rendimento di ciascun post. Quelli che hanno ricevuto più like, quelli che hanno avuto più commenti, sono quelli che sono piaciuti di più al tuo pubblico, questo ti consentirà di creare sempre più contenuti di qualità per i tuoi follower.
Concludendo, se la tua strategia è ottenere più follower, inizerai a trascurare le persone che già ti seguono. Creare una community, invece, significa non chiedere solo a una persona di seguirti, ma di mettersi in relazione con te e questo di conseguenza porterà il tuo pubblico a fidarsi di te, entrare a far parte della tua community e a provare i tuoi prodotti/servizi che di conseguenza condivideranno e consiglieranno ad altri.
Stefania La Rosa
email: info@stefanialarosa.com
sito web: www.stefanialarosa.com
FB : @stefaniawebmarketing
LINKEDIN: https://www.linkedin.com/in/stefania-la-rosa-07525b37/
IG: @stefaledo
Puntuale come un orologio svizzero, rieccomi con il terzo appuntamento con suggerimenti e consigli per lavorare con i social, per voi fotografi professionisti.
Gli hashtag ormai li conoscete tutti, sono delle particolari etichette, contraddistinte dal segno “#”, che servono a richiamare l’attenzione degli utenti su argomenti o temi particolari.
Dopo Twitter, il social che li ha introdotti per primo, gli hasthag sono diventati di uso comune anche su Facebook, Instagram, Google+, Pinterest, Tumblr, Linkedin e perfino YouTube. Ma sono diventati un segno distintivo di alcuni in particolare, ovvero Twitter e Instagram.
L’Hashtag è un vero e proprio aggregatore tematico ed è utilizzato per identificare uno specifico argomento, nel tuo caso per categorizzare le fotografie che tu pubblichi, raggruppandole in contenitori tematici.
Oltre che sui social facilita la ricerca di argomenti sui blog e l’instant messaging. E’ lo strumento che Instagram ha scelto per permettere di raggiungere un’audience ampia e interessata.
A questo punto, come si crea un hashtag? Gli spazi non esistono e nel caso in cui si decida di utilizzare più parole, le si può “separare” attraverso l’uso delle maiuscole, poiché le lettere maiuscole non modificano i risultati della ricerca. I numeri sono supportati, ma non possono essere inseriti i segni di punteggiatura, simboli commerciali o altri caratteri speciali.
Purtroppo a causa dell’algoritmo in continua cambiamento, Non è chiaro ancora se utilizzarne pochi o tanti, quali siano gli hashtag bannati e quelli per finire in popular page, sappiamo però che la scelta migliore sarebbe usarne massimo 30.
Fra i criteri di massima di cui tener conto nel loro utilizzo ci sono sicuramente la pertinenza e la popolarità, ma non vanno trascurate anche l’unicità e la memorabilità.
Quindi l’hashtag deve sempre essere in linea col contenuto dell’immagine. Cerca di usare solo hashtag di qualità, utilizzando “Hashtagfy”, un sito per trovare in modo semplice e veloce gli hashtag più popolari tra i social. Non usare hashtag con troppo “seguito” poiché potresti rischiare che il tuo post venga perso nel marasma dei social. Puoi usare hashtag di account autorevoli, per arrivare ad un pubblico più ampio e sicuramente interessato.
E se per caso ti accorgessi di esserti dimenticato qualche hashtag rilevante? No problem, puoi sempre inserirlo nei commenti o modificando il post.
Attenzione: questo vale però solo per i commenti a foto pubblicate da te, non per quelle che invece sono pubblicate da altri.
E infine non spaventarti e sperimenta…la ricerca dell’hashtag perfetto non ha mai fine, purtroppo o per fortuna l’algoritmo varia continuamente.
Fai una prova, cerca i tuoi competitors, Analizza i loro post, Entra in alcuni hashtag, Analizza i post più famosi.
Inizia a farti qualche domanda del tipo: Vengono pubblicate più foto o video? Qual è principalmente lo scopo del post? In che modo viene utilizzata la descrizione? Questo ti aiuterà a capire se l’hashtag che vuoi usare è coerente con il tuo contenuto.
Quelli che possono sembrare dettagli di poco conto, fanno parte invece di un sistema complesso di “posizionamento” dei contenuti di un professionista e quindi un vero è proprio strumento di vendita. Stai valutando l’idea di adottare una strategia più completa per il tuo posizionamento?
Stefania La Rosa
info@stefanialarosa.com
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Sono felice di inaugurare questa mia serie di interventi sulle pagine di EyesOpen! Magazine, con l’obiettivo di poter fornire ai lettori qualche consiglio utile su come muoversi nel vasto mondo dei social media.
Questo confronto sarà istruttivo e divertente per me quanto per voi. Vi svelerò qualche segreto (ma non troppi), utili per il vostro loro lavoro, per comprendere l’importanza del buon utilizzo dei social media.
La figura professionale che oggi, più marcatamente, si può definire freelance, è proprio quella del fotografo, mestiere che deve sempre essere concentrato su come procacciarsi clienti in maniera autonoma, contando solo sulle proprie forze. Inizierò parlandovi delle opportunità di crescita professionale che i principali social networks possono darci, se utilizzati (o dati in gestione) nel modo corretto e con una
strategia di base rivolta a nostri potenziali clienti.
Il primo aspetto da prendere in considerazione è quello di rivolgersi ai nostri clienti finali. Da questo punto di vista, sicuramente siamo avvantaggiati: vendiamo un prodotto che, per essere apprezzato, deve essere “guardato”; e la maggior parte dei social network più utilizzati ci permette di mettere in bella mostra il nostro talento. Cerchiamo però di arrivare al punto e non di stupire il nostro cliente.
Muoviamoci per singola tipologia di cliente, postando contenuti specifici (food, eventi…). Mostriamo il nostro lavoro e spieghiamo, al nostro potenziale interlocutore, qual è il nostro approccio e come la nostra arte possa trasformare e valorizzare quello che catturiamo con il nostro obiettivo. Non dimentichiamoci mai che l’utente medio viene attirato da quello in cui si riconosce e cerchiamo di vincere le sue resistenze, spiegandogli quali sono le fasi del nostro lavoro che possono portare al risultato ottimale. Spesso il cliente potrebbe pensare che i suoi prodotti o la sua location non siano adatti ad uno scatto bellissimo come quelli che gli vengono proposti sui social.
Allarghiamo il nostro bacino di utenza con dei contenuti sponsorizzati. Se ci concentriamo su chi vogliamo che diventi il nostro cliente, ne capiremo anche esigenze e spesso (cosa molto importante) le stagionalità del loro lavoro. E’ quindi fondamentale arrivare al nostro target in un momento caldo, o con largo anticipo su di esso. Se riusciremo ad avere contenuti specifici, di qualità e se sceglieremo con cura le
caratteristiche del nostro pubblico, il momento e l’area geografica giusta, le nostre campagne pubblicitarie saranno ottimizzate e potranno darci risultati concreti senza il bisogno di budget stellari;
mail: info@stefanialarosa.com
sito web: www.stefanialarosa.com
Chiara Dondi ha scritto alla nostra redazione presentandosi così: “Sono una fotografa analogica che vive a Bologna”, e ha allegato questo progetto che pubblichiamo volentieri. Le abbiamo risposto subito. Quelle poche righe ci fecero sorridere, una definizione asciutta, quasi drastica, di certo anacronistica in questa era digitale, ma ci sono ancora autori che preferiscono il mezzo più classico restando ai margini della tecnologia, per una ricerca meditativa che si trasforma quasi in una bandiera per l’autorialitià. Ora, benché fermamente convinti che non sia questa la discrimine per il successo del percorso artistico – ogni fotografo troverà il suo dopo un lavoro serio e impegnativo, qualunque mezzo e strada decida di praticare – abbiamo visto in Chiara un valore, che si traduce in ricerca, in un racconto intimo dove l’io trova se stesso proprio nella comunione con la Terra, con la natura, inquadrata con quel senso proprio del Romanticismo letterario che restituiva importanza alla passione. Ogni sua immagine, ogni scena, accoglie e riflette le sensazioni, le paure, i pensieri e ogni loro mutazione. Chiara aspira, come ogni romantico, ad evadere la realtà per cercare ideali assoluti come la bellezza, l’estasi, la pace, il ritorno alle sue origini, e ci riesce attraverso questi ritratti quadrati ambientati in un paesaggio che si trasforma in metafora.
Queste le sue parole:
naturaAmore
Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri.
(San Bernardo)
Cercare un rifugio tra i boschi, lontano da ciò che ci spinge a correre e a non fermarci mai. Allontanarsi dalla velocità, da ciò che non è necessario e che riempe temporaneamente, in maniera
sommaria, spazi dentro di noi che andrebbero invece colmati con il silenzio e la meditazione. Ricongiungersi alla natura come passo fondamentale di ricerca della giusta dimensione nella quale
riconoscersi e conoscersi veramente.
BIOGRAFIA
Nata e cresciuta a Bologna, studia Disegno Industriale all’Università di Firenze. Fin da piccola mostra interesse per la pittura e, crescendo, con l’aiuto del padre intraprende i primi passi nel mondo della fotografia analogica. Negli anni, il suo rapporto con tale strumento diventa sempre più connesso al suo background di pittrice e inizia a trattare la fotografia stampata come una tela da dipingere. Predilige il medio formato e le macchine fotografiche biottiche con pellicole Ilford. I suoi soggetti principali sono le donne con le quali cerca di creare immagini fatte di introspezione e simbolismo.
Lee Jeffries è un amico di EyesOpen! Magazine. E’ quel magnifico ritrattista che ci permise di realizzare la nostra prima copertina nel lontano 2014. I nostri lettori più affezionati se lo ricordano quel numero Zero da collezione diventato icona del magazine: a rappresentare l’inizio della nostra avventura fu un’anziana signora elegante e bellissima di nome June, una senza tetto, che l’artista inglese aveva fotografato con quel suo modo speciale di inquadrare la dignità profonda scritta sul volto di ogni individuo.
Oggi Lee torna a trovarci, attraverso un libro che raccoglie molto della sua ricerca. Si intitola “Portraits”, sembra uno scrigno foderato di pelle nera da dove escono preghiere. Una toccante introduzione, scritta dall’attore americano Josh Brolin, ci avvia a un viaggio profondamente personale in ciò che rende tutti noi esseri umani. Attraverso un alternarsi di narrazioni e immagini postprodotte in magnifici bianchi e neri contrastati o a colori carichi, il volume esplora l’emozione e l’amore che ci unisce. Sfogliando queste 240 pagine di ritratti e storie scritte a lato, scopriamo persone che emergono dal buio più profondo per affidarci le loro vite attraverso uno stile potente, che dimostra la straordinaria empatia e la spiritualità di un vero maestro dell’obiettivo.
Il progetto “Portraits” è autoprodotto con quella stessa cura per i dettagli che il fotografo impone a se stesso quando scatta ogni singola immagine e che è la chiave stilistica del suo lavoro. L’elegante pubblicazione racconta dieci anni di carriera, durante i quali l’autore ha percorso i marciapiedi del mondo alla ricerca degli ultimi – senzatetto, prostitute, orfani, alcolisti, tossicodipendenti, emarginati – per ridare loro un’identità. Queste fotografie fanno piangere e talvolta ridere, fanno provare emozioni profonde a chi le osserva e inducono a farsi una moltitudine di domande. Il suo istinto lo conduce sempre a cercare un lampo, in mezzo a quelle disperazioni inquadrate in primissimo piano. Li guarda tutti negli occhi, va oltre la loro condizione e scava fino a trovare ciò che affiora. La sua è una dichiarazione d’amore al genere umano.
Se volete ordinare il libro “Portraits”, lo trovate qui: www.lee-jeffries.co.uk