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L’immagine incontra il mondo al Festival Fotografico Europeo

Il bel festival organizzato da Archivio Fotografico Italiano apre oggi la sua dodicesima edizione con una rosa di appuntamenti e mostre imperdibili, curate dal direttore artistico Claudio Argentiero, che animeranno il territorio della provincia di Varese fino al 28 aprile.

Patrocinato dalla Commissione Europea, dalla Provincia di Varese, e dalle Amministrazioni comunali di Legnano, Busto Arsizio, Castellanza, Cairate e Olgiate Olona, con la condivisione di: Archivio Letizia Battaglia, ILISSO Edizioni, Istituto Italiano di Fotografia, EMERGENCY, FP SCHOOL Scuole di Fotografia, gallerie e realtà private tra cui: Barbara Frigerio Gallery Milano, Galleria Boragno Busto A., A&A Studio Legale Busto A. e Milano, Spazio Arte Farioli Busto Arsizio e il supporto tecnico di EPSON Digigraphie, si pone l’obiettivo di promuovere la fotografia d’autore e il linguaggio espressivo, attraverso percorsi visivi articolati, aperti alle più svariate esperienze.

Un progetto culturale e artistico dedicato alla fotografia storica, moderna e contemporanea, con un approccio interdisciplinare che vede importanti autori a confronto con fotografi emergenti, italiani e provenienti da diversi paesi del mondo. Il programma è arricchito da conferenze, proiezioni, presentazione di libri, workshop e iniziative site specific, il cui obiettivo è approfondire l’evoluzione del linguaggio fotografico e visivo. Un crocevia di esperienze dove esperti del settore, studenti, appassionati, ricercatori e professionisti potranno confrontarsi per una crescita collettiva. Il Festival ha tra le finalità anche quella della valorizzazione del territorio, da far
conoscere e scoprire mediante una comunicazione mirata, immagini d’archivio e campagne contemporanee.
Va visto come una sorta di laboratorio culturale dedicato all’arte della fotografia che si apre all’Europa e che dialoga con la gente
attraverso gli sguardi dei grandi autori, mettendo a fuoco le aspirazioni, i linguaggi e l’inventiva di artisti con differenti peculiarità stilistiche.

La proposta comprende in tutto diciotto mostre, conferenze, proiezioni, presentazione di libri. Un programma espositivo articolato che muove dalla fotografia storica al reportage d’autore, dalla fotografia d’arte all’architettura, dalle ricerche creative alla documentazione del territorio, tema da sempre caro al festival e al suo curatore.

Palazzo Marliani Cicogna, a Busto Arsizio, Varese, ospiterà la mostra dedicata a Roberto Kusterle “Una mutazione silente. I segni della metembiosi”; la personale di Carmelo Bongiorno, “L’isola intima, radiografie dell’anima. Fotografare è un atto d’amore” e quella di Gabriele Maria Pagnini “Ritratti 1970-2000”.

Al Museo del Tessile di Busto Arsizio, Varese, dal 23 marzo Stefano Barattini, “Ex fabbrica. Monumenti del lavoro”.

Alla Galleria Boragno, via Milano 4 Busto Arsizio, fino al 24 marzo è esposta con ingresso libero l’artista brasiliana Isabel Lima, con la sua personale dal titolo “Le mie amine salve”, oltre al progetto di Fulvio Francone “La terra e la luna” dal 6 al 14 aprile.

Da Spazio Arte Farioli, via Silvio Pellico 15 Busto Arsizio, dal 23 marzo al 14 aprile esporrà Erminio Annunzi col suo lavoro “Nel buio si cela la luce”.

Al Castello Visconteo di Legnano va invece in scena Maurizio Galimberti con “La promessa – Marcinelle: 8 agosto 1956, concept by Paolo Ludovici, dove l’autore prosegue la sua riflessione sul senso della storia e del tempo con questo nuovo lavoro. Lo affianca una retrospettiva dedicata a Letizia Battaglia “Le immagini, la storia”, e il reportage di Laura Salvinelli “Afghana” che racconta il centro di maternità di Emergency nella valle dl Panjshir. Per finire Joseph-Philippe Bévillard che racconta i Mincéir, minoranza etnica tradizionalmente nomade originaria dell’Irlanda, e Natla Grigalshvili con “La terra dei Doukhobor”

A Castellanza, Varese, un’altra rosa di proposte interessanti.

A Villa Pomini fino al 14 aprile la retrospettiva dedicata a Carlo Bavagnoli recentemente scomparso, e al suo racconto “Sardegna 1959. L’Africa di casa”, affiancata da “Adagio Napoletano” di Stefania Adami, da una collettiva degli studenti del II° anno dell’Istituto Italiano di Fotografia dal titolo “Paesaggi di luoghi senza volto” e dalla personale di Roberto Lugano “Punto Zero”.

La Chiesa dei Santi Innocenti di Olgiate Olona, Varese, allestisce “La terra di sotto” di Luca Quagliato e Luca Rinaldi.

Il Monastero di Santa Maria Assunta di Cairate, Varese, sopita Armando Bottelli con “Natura in mostra” e i “Berbere portraits” di Rui Pires.

Per consultare tutto il programma di eventi collaterali che sono proposti durante tutto il periodo del festival, www.europhotofestival.com

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TERRE DI LOMBARDIA – II° Edizione – 2023 Fotografia, Territorio, Archivio

Nell’ambito della IX edizione della rassegna Archivi Aperti, dal 21 ottobre al 12 novembre 2023

L’Archivio Fotografico Lombardo (AFL), istituito nel 2021 nel comune di Castellanza (VA) per promuovere la conoscenza del territorio, sotto il punto di vista storico, paesaggistico, ambientale e sociale, nell’ambito della IX edizione del progetto nazionale ARCHIVI APERTI – RETE FOTOGRAFIA, in collaborazione e con il patrocinio del Comune di Castellanza e della Provincia di Varese, con la consulenza e il supporto tecnico dell’Archivio Fotografico Italiano APS e del curatore Claudio Argentiero propone dal 21 ottobre al 12 novembre 2023 la seconda edizione della rassegna di TERRE DI LOMBARDIA.
Partner dell’iniziativa che hanno condiviso e patrocinato la rassegna: Provincia di Varese, Ordine degli Architetti della Provincia di Varese, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Milano, ANBI Lombardia, Museo della Fotografia di Brescia, Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus,

LE MOSTRE

PAESAGGI DELLA PIANURA – AUTORI VARI
Courtesy ANBI – Lombardia
Per la comprensione e la gestione del territorio rurale e del paesaggio agrario, la Regione Lombardia – Direzione Generale Agricoltura – e URBIM hanno dato avvio al Progetto Osserva.Te.R. (Osservatorio del Territorio Rurale) che esamina situazione e problemi della pianura lombarda. Osserva.Te.R. nasce da alcune considerazioni e scelte precise. A cavallo del duemila la Lombardia si presenta come un territorio fortemente antropizzato e altamente produttivo, ma ricco ancora di spazi agricoli, di segni e di presenze naturali e culturali di grande valore storico e identitario. Tuttavia la singolare armonia tra uomo e ambiente che ha costituito l’elemento fondante e continuativo del suo sviluppo rischia di entrare definitivamente in crisi a causa dell’invadenza sempre più minacciosa dell’urbanesimo d’oggi che divora spazi
e risorse. I segni di questa crisi sono rilevati in modo sensibile dallo stesso paesaggio che va invece tutelato nelle sue specifiche componenti in quanto costituisce un elemento fondamentale di identità e condizione essenziale per il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni. Ma il paesaggio non è una realtà obiettiva in sé conclusa che si esaurisce come una percezione momentanea di una tonalità definita. Il paesaggio infatti vive, pulsa incessantemente ed è il risultato dell’evoluzione di numerosi elementi che concorrono alla sua formazione: le acque, il suolo, le coltivazioni, le cascine, gli animali, la
vegetazione… e soprattutto la presenza e l’azione quotidiana dell’uomo. Ognuno di questi elementi viene analizzato nelle sue specificità, problematiche e cambiamenti dall’Osservatorio del Territorio Rurale, che svolge su ciascuno approfondite analisi scientifiche, condotte da studiosi e tecnici di varie discipline, e ampie campagne fotografiche svolte dai maggiori fotografi italiani, che con il loro contributo e una visione autoriale documentano i luoghi offrendo punti di vista da cui partire per una riflessione che tenga conto del rapporto uomo e ambiente.

STORIA, MEMORIA, OBLIO
DIMORE, VILLE, ARTE E ARCHITETTURE LOMBARDE IN ABBANDONO
Progetto e immagini di Stefano Barattini
Stefano Barattini ha iniziato a fotografare nel 1979, unendo l’interesse del viaggio viaggiare indissolubilmente alla fotografia. Dal 1990 (per circa 5 anni) inizia la sua collaborazione con la rivista Mototurismo e in seguito Scooter Magazine, dove ha pubblicato diversi reportage di viaggio e altri articoli legati al mondo degli scooter. Dopo una pausa di riflessione, nel periodo in cui stava nascendo l’era digitale, ha ripreso la fotografia adattandosi alle nuove tecnologie, sempre legandola ai viaggi soprattutto in Africa. L’architettura (con particolare interesse per il periodo razionalista) e gli spazi suburbani in
continua crescita dove la presenza umana, nei suoi scatti, è quasi sempre assente, sono temi che tratta periodicamente. Dal 2013 ha iniziato, con grande interesse e soddisfazione, a fotografare i luoghi abbandonati, soprattutto le aree industriali. Posti che emanano un fascino unico, fatto di luci e ombre, di polvere, odori e grandi silenzi ma soprattutto di ricordi. E sono questi ricordi, queste tracce del passato, che va a cercare e cattura con la macchina fotografica, perdendosi negli ambienti alla ricerca dell’inquadratura adatta e della luce giusta per meglio rappresentarli; una sorta di universo parallelo che
vive a poca distanza da noi e che la fotografia contribuisce a riportarlo per un momento in vita. Dal 2018 ha iniziato ad avvicinarsi alla fotografia aerea tramite drone. Questo strumento permette di avere una visione differente da chi sta coi “piedi per terra” ed è in grado registrare immagini del territorio difficilmente raggiungibili dall’occhio umano se non avvalendosi di strumenti esterni come elicotteri o aerei da turismo. La sua ricerca è volta a scoprire quali geometrie si nascondono nella costruzione e gestione dei campi lavorati dall’uomo. Ha esposto le sue immagini in festival, rassegne e mostre personali a livello
nazionale e ha ottenuto riconoscimenti significativi per lo stile e la ricerca che da anni persegue con talentuoso approccio.

La mè Brèssa
Fotografie di Piero Manenti
Pietro Manenti ha sempre dimostrato la dedizione e la passione di un fotografo che per decenni ha immortalato, in silenzio e con umiltà, la sua Brescia in tutte le sue sfaccettature, ritrovandola nei visi dei personaggi che nell ’arco della sua produzione ha incontrato. È la Brescia degli angoli nascosti della provincia, dei vicoli del centro storico, delle persone messe ai margini, dei mestieri ora scomparsi. Questa mostra raccoglie una selezione degli scatti che Manenti ha dedicato alla sua città e alla sua provincia, ora conservati nell’Archivio del Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia, di cui è stato Socio e Consigliere. Pietro Manenti negli anni ‘70 viveva quotidianamente il centro storico: abitava in Contrada San Giovanni e aveva il proprio laboratorio di falegnameria in Vicolo dell’Anguilla, nel cuore pulsante del Carmine, quel quartiere che per molti rappresentava qualcosa da cui prendere le distanze. Manenti conosceva l’umanità che abitava queste vie, la gente per questo si fidava di lui e di conseguenza da lui si lasciava fotografare senza timore. Ha sempre amato fotografare le persone, con quella buone dose di audacia e intraprendenza, che gli permettevano di avvicinarsi, entrare in confidenza e
scattare. L’operazione dello scatto preferiva viverla da solo: all’epoca si diceva che “a morose e a fotografare era meglio andare da soli” e questo lo faceva aggirandosi per la città e per la provincia con le sue Nikomat e Minolta a pellicola con obiettivo 50 mm, quell’obiettivo che lo stesso Henri Cartier-Bresson diceva riuscire a restituire un’immagine in tutto simile a quella vista dall’occhio umano e permetteva di avvicinarsi maggiormente alle persone. Emoziona vedere oggi in queste immagini in bianco e nero di Piero Manenti, un centro storico che non c’è più ma che fa parte ormai del nostro immaginario
collettivo. ll centro storico della nostra città, e in particolare la zona del Carmine, negli ultimi anni sta vivendo una nuova primavera: gente che passeggia la sera per i suoi vicoli, ragazzi che affollano fuori e dentro i suoi locali, luci e colori, suoni. Sono fotografie nel puro stile “da strada”, che Manenti curava dalla fase della ripresa alla fase dello sviluppo e stampa in camera oscura: ha immortalato la vita, il brusio, la tranquillità, la quotidianità di un quartiere che per troppo tempo è stato considerato “pericoloso”. Un’umanità varia, che si ferma o cammina per Vicolo Borgondio, Pozzo dell ’Olmo, Contrada Carmine.
Colpisce ora vedere lo Stagnì che riveste di stagno le pentole di rame, la straccivendola con il suo carretto di legno che stanca si siede a chiacchierare con i passanti o la signora che nel suo laboratorio crea a mano pupazzi e giocattoli. Ci sono le strade non ancora asfaltate, i muri dismessi, la signora indaffarata in un cortile che non era altro che la sua casa, la venditrice di lavanda che sul sagrato di San Pietro in Oliveto consuma il suo frugale pasto, i bambini che divertiti corrono su un carretto per gli stretti vicoli. Ci sono anche i momenti di festa come il matrimonio in Vicolo Borgondio e la festa in Maddalena con i visi divertiti dei partecipanti al gioco del tiro alla fune. Ma non solo centro storico: troviamo fotografie scattate nella nostra provincia, in Franciacorta, a Borgonato, in Val Brandet, a Campo Vecchio. Immagini della
fine degli anni ‘70, dei primi anni ‘80 del 1900, in cui tutto sembra così lontano ora, di fronte ad un centro storico che è meta della mondanità e delle serate dei bresciani. Conoscere la storia attraverso la fotografia. Rivivere il passato oppure conoscerlo e prenderne consapevolezza. Provincia di Brescia inizi anni 1980. Le cascine e il loro mondo fatto di semplicità. Ecco cosa racconta Piero Manenti con la serie “Ricordi di vita in cascina”, dedicata alla provincia da cui si era spostato per trasferirsi in città, rimanendo sempre legato a quel mondo contadino, umile e sobrio. Queste fotografie in bianco e nero ci parlano di portici assolati in cui riposarsi dopo un faticoso lavoro, di bambini che giocano sporchi all’aria aperta, di salami messi a stagionare nelle umide cantine, di donne che lavano i panni nei secchi, di strade non asfaltate e bagnate, di messe celebrate nei cortili delle case, di scope di paglia, di mungitura di mucche, di tavole imbandite e di volti sorridenti. Un mondo a pochi chilometri dalla città, che manteneva vivo il senso di comunione, di famiglia intesa come vita di condivisione in uno spazio circoscritto, quello della cascina, in cui le abitazioni convivono con stalle, fienili, ambienti per la fabbricazione di cacio e burro e magazzini vari, raccolti intorno ad un grande cortile, che diventa l’anima pulsante del luogo. Fotografie come documenti, come testimonianze, cariche di emozione, velate di quella nostalgia e di ricordo, di quella patina di “mondo antico” a cui siamo indissolubilmente legati, che fa parte del nostro modo di vivere la nostra città e la nostra provincia, in cui abbiamo ancorate le nostre radici. (Luisa Bondoni, storica e critica della fotografia)

Piero Manenti nasce a Cossirano – Trenzano, il 12 gennaio 1939. A ventidue anni si trasferisce a Brescia e – nel 1975, dopo essersi iscritto al Cinefotoclub di Brescia – inizia a fotografare. Ha partecipato a più di cinquanta mostre fotografiche collettive e a numerose mostre personali, tra cui ricordiamo “Brescia moderna” (Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia negli anni ʼ80) e “Sensazioni in bianco e nero” (Sala dei Santi Filippo e Giacomo, 2013). Le sue fotografie sono pubblicate su importanti volumi fotografici: Brescia, antica della Lombardia, Brescia, la città degli anni ʼ90, I Brusafer della Franciacorta, 50 anni di storia in un click e 1953-2013: 60° anniversario Cinefotoclub. Eʼ stato insignito dalla Fiaf dellʼonorificenza di Bfi, Benemerito della Fotografia Italiana.

PROIEZIONI – CONFERENZE – PRESENTAZIONE DI LIBRI
Villa Pomini – sala conferenze – Castellanza (VA)
SABATO 28 OTTOBRE 2023 – ore 17 – ingresso libero
CONVERSANDO DI FOTOGRAFIA E CINEMA – Proiezione commentata
IL PAESAGGIO E IL LAVORO
nel cinema di ERMANNO OLMI
Relatore ROBERTO DELLA TORRE – Docente di storia del Cinema
Al termine visita guidata alle mostre
SABATO 4 novembre 2023 – ore 17 – ingresso libero
PRESENTAZIONE DI LIBRI – RACCONTI E IMMAGINI
Giuseppe Chiavaroli/autore
IL CASO DELLA BOTTEGA FOTOGRAFICA CHIOLINI DI PAVIA
Claudio Manenti / autore
ANDEM TUCC A MILAN
DOMENICA 5 novembre 2023 – ore 17 – ingresso libero
URBEX
FOTOGRAFARE L’ABBANDONO – Proiezione commentata
Incontro con il fotografo STEFANO BARATTINI
Al termine visita guidata alle mostre

INFORMAZIONI E CONTATTI
Luogo: Villa Pomini – Via Don Luigi Testori, 14 – Castellanza (VA)
Periodo espositivo: 21 ottobre – 12 novembre 2023
Inaugurazione-Presentazione e visita guidata alle mostre: 21/10/2023 ore 17
Orari visita: sabato 15,30-19 / domenica 10-12 – 15/18,30 – Ingresso Libero
Coordinazione: Archivio Fotografico Lombardo
Curatore: Claudio Argentiero /Afi
e-mail: afi.fotoarchivio@gmail.com ; sms 3475902640 – WhatsApp 333 3718539

 

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Festival – Dal 30 settembre a Lodi torna il Festival di Fotografia Etica

Apre sabato 30 settembre la quattordicesima edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi, con un articolato programma che durerà in programma fino al 29 ottobre.

Come ogni anno, sono in programma cinque bellissimi weekend ricchi di incontri, conferenze, presentazioni di libri, video proiezioni, talk d’autore, visite guidate e proiezioni e saranno 20 le mostre (distribuite nei luoghi più suggestivi della città), che comporranno la kermesse per 200 circa fotografi coinvolti con i loro progetti da raccontare. Le tematiche che verranno affrontate e proposte allo sguardo e alla riflessione dei visitatori saranno davvero molte, dalla realtà sudamericana a quella asiatica, attraversando la Penisola arabica e il Mediterraneo fino a risalire al cuore dell’Europa dell’Est, così il festival lombardo prosegue a indagare il nostro pianeta attraverso il grande fotogiornalismo internazionale.

Sarà come assistere a un grande affresco fotografico sparso per chiostri, parchi, musei e piazze, con otto le sezioni da non perdere. Cuore espositivo è sempre il World Report Award – Documenting Humanity. A partire dalla categoria MASTER, vinta da Evgeniy Maloletka con il reportage L’assedio di Mariupol, in cui ha raccontato il drammatico assedio russo alla città ucraina, devastata e con decine di migliaia di civili che hanno perso la vita o costretti alla fuga; la categoria SPOTLIGHT va a Bob Miller per il reportage The Last Generation: Zoey’s Dream, in cui i sogni dell’adolescente Zoey Allen si scontrano con la crisi delle medie aziende agricole americane, in cui anche lei vive; menzione speciale nella sezione Spotlight va a Sarah Pabst e al suo Everyone in Me is a Bird, lavoro intimistico in cui il lutto per la perdita e la gioia per una nuova nascita vanno a plasmare la percezione e l’esperienza della quotidianità; la categoria SHORT STORY è stata  vinta da Alessandro Cinque con il reportage Alpaqueros, che racconta la questione della crisi climatica attraverso la situazione che stanno vivendo gli allevatori di alpaca in Perù; menzione speciale nella sezione Short Story va a Luisa Lauxen Dörr e alla sua Imilla, che è il nome di un collettivo di skaters boliviane che indossano abiti tradizionali per combattere contro la discriminazione; la categoria STUDENT, vinta da Gerd Waliszewski con Between the Sirens, proporrà la dura realtà dell’Ucraina invasa dalla guerra, in cui i giovani cercano di vivere la loro vita quotidiana che viene regolarmente interrotta dalle sirene d’allarme e dai missili in arrivo; la sezione SINGLE SHOT è stata infine vinta da Mohammad Rakibul Hasan con l’immagine The Blue Fig, una riflessione sul riscaldamento globale che sembra avere un impatto sproporzionato su alcuni Paesi piuttosto che altri, come ad esempio il Bangladesh. Tutte le mostre saranno visitabili presso Palazzo Barni, tranne il percorso del Single Shot esposto alla Banca Centropadana.

Anche quest’anno Lodi, in collaborazione con Bipielle Arte, accoglierà l’unica tappa lombarda della mostra internazionale itinerante del World Press Photo, il grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo che si svolge da oltre 50 anni e indetto dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam. Quasi 150 immagini che arrivano dai 5 continenti per raccontare storie incredibili. Si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, The New York Times, Le Monde, El Pais.

Grande attenzione, come sempre, sarà per la sezione Uno Sguardo sul Mondo, visitabile presso il Palazzo della Provincia, che propone un percorso realizzato in collaborazione con Agence France-Press sulla crisi climatica. Siccità, incendi, inondazioni sono sempre più frequenti così come l’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai e le ondate di caldo, fenomeni che interessano diverse aree del pianeta. Ogni giorno le notizie raccontano di un disastro naturale che accade da qualche parte e di persone colpite da fenomeni improvvisi, potenti e incontrollabili. Il consenso scientifico sul fatto che il cambiamento climatico sia in atto e che sia causato dall’uomo è forte. In ogni angolo della Terra, i fotografi di AFP hanno documentato gli effetti e le conseguenze che stanno minacciando sia la fauna selvatica che gli esseri umani.

Lo Spazio Approfondimento quest’anno proporrà due nuovi progetti dell’organizzazione no-profit Vital Impacts alla cui guida vede Ami Vitale, nota fotografa del National Geographic. La mostra si presenta in una duplice versione, outdoor e indoor. La prima sarà allestita presso i giardini pubblici della città e vedrà esposte una cinquantina di immagini di giovani fotografi provenienti da tutto il mondo che hanno partecipato al Vital Impact Grant, premio nato per supportare coloro che si impegnano nell’ambito della fotografia naturalistica e dell’attivismo a favore del Pianeta. La versione indoor, invece, vedrà protagonisti molti maestri della fotografia naturalistica i cui lavori saranno esposti nell’ex-chiesa dell’Angelo. Queste immagini fanno parte della collezione invernale di scatti che i loro autori hanno concesso per una raccolta fondi, che ha l’obiettivo di sostenere il Reteti Elephant Sanctuary in Kenya, luogo per cui Ami Vitale, fondatrice di Vital Impact, si spende da molto tempo.

Lo Spazio No Profit nel chiostro del ex-ospedale Gorini quest’anno sarà ricco di ben 4 progetti: il fotografo Filippo Venturi per l’organizzazione PSCORE con Awakenings, progetto che racconta come ogni anno molti nordcoreani, in prevalenza donne, tentano di scappare in cerca di una vita migliore per loro e per le proprie famiglie; la spagnola Maria Clauss per l’ONG Medicos del Mundo con Donde no habite el olvido, sulle vittime delle rappresaglie della guerra civile spagnola;  Davide Torbidi per la Camera del Lavoro Lodi con il progetto Ho visto e non ho più dimenticato, sulla scottante tematica degli elevati numeri di infortuni e morti sul lavoro in Italia; infine il progetto Vivere la bellezza della Società Cooperativa Sociale ONLUS Nuova Assistenza, che ha trasformato alcune opere d’arte fra le più note al mondo in fotografie grazie agli operatori-fotografi ed ai pazienti che si sono prestati a questa collaborazione.

Tocca poi a Le vite degli altri, spazio tematico di Palazzo Modignani che conterrà quattro bellissimi focus fotografici che vogliono indagare la stretta relazione che si crea tra le persone e il luogo in cui vivono, le tradizioni che vengono portate avanti ma anche i cambiamenti che influenzano le società.

Laura Morton ci accompagna in un viaggio per la Silicon Valley dove è la tecnologia a farla da padrone con le sue start-up e il wi-fi veloce: la nuova frontiera del sogno americano; Paul Ratje racconta le province  del Sichuan e del Qinghai, al confine tra Cina e Tibet, e le nuove generazioni non più legate solo ai costumi del passato ma alla ricerca di nuove professioni e un moderno stile di vita; Toby Binber ha trascorso moltissimi anni tra le strade di Belfast insieme ai ragazzi che ora sono diventati quasi adulti in una città che non è cambiata; infine Lukas Kreibig, che racconta il cambiamento climatico in Groenlandia e come questo stia andando ad impattare sulla vita delle comunità Inuit.

Infine, Elegia Lodigiana di Gabriele Cecconi che sarà allestita nella sede della Cavallerizza. Raccontare il territorio in cui si vive e si è immersi ogni giorno non è impresa semplice. Essere obbiettivi e sapersi guardare dentro, partendo dalle proprie radici per arrivare al presente fatto di luci e ombre, è una sfida emozionante. Per questo si ha bisogno dello sguardo esterno, meglio se diverso e lontano, che sappia vedere il quotidiano, invisibile a chi lo guarda con gli stessi occhi, e che sappia svelare con la bellezza di uno scatto l’identità di un territorio, con la leggerezza della fotografia quello che non conosci o non vuoi conoscere. Da queste esigenze necessarie e importanti nasce questo progetto finanziato dal bando Strategia Fotografia 2022 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Provincia di Lodi. Sin dai primi mesi di quest’anno il fotografo Gabriele Cecconi, reportagista di fama internazionale con esperienza su tematiche ambientali, è arrivato nel lodigiano per posare il suo sguardo su questo territorio. La scelta di proporre un’indagine fotografica è significativa, oltre che per le caratteristiche antropologiche di quest’area, anche per la crisi idrica che nel 2022 ha investito il nord-Italia, con conseguenze drammatiche sul tessuto economico-sociale dell’area. Generazione dopo generazione, l’acqua ha rappresentato una risorsa che ha consentito il sostentamento e lo sviluppo di un’area economica tra le più produttive e fertili d’Europa. Tutto questo ora è in pericolo e il rischio più grande è la perdita della civiltà contadina. Si ringrazia la Provincia di Lodi, il Consorzio Muzza, SAL azienda idrica lodigiana, FUJIFILM Italia e Concessionarie BMW-MINI del gruppo Carteni per il supporto al progetto.

 

Il primo weekend prenderà avvio ufficialmente sabato 30 alle ore 11.00,  con la visita guidata alla mostra Elegia Lodigiana  di Gabriele Cecconi, all’ex Cavallerizza in Via Tito Fanfulla.

Alle ore 11.30, sarà il turno della mostra Awakenings a cura di Filippo Venturi, progetto selezionato per lo spazio NO-PROFIT 2023 presso il Chiostro ex-Ospedale Vecchio in Piazza Ospitale.

Alle 12.00 sarà il turno della mostra fotografica Alpaqueros, a cura di Alessandro Cinque a Palazzo Barni in Corso Vittorio Emanuele II.

Alle 16.00, torna Awakenings a cura di Filippo Venturi.

Alle 17.00Alessandro Cinque guida nuovamente il pubblico alla scoperta della sua Alpaqueros.

A chiudere la giornata, alle  18.00, la visita alla mostra fotografica Elegia Lodigiana a cura di Gabriele Cecconi.

Domenica 1 ottobre sarà invece scandita secondo il seguente programma.

Alle ore 11.00, sarà il turno della mostra Awakenings a cura di Filippo Venturi, progetto selezionato per lo spazio NO-PROFIT 2023 presso il Chiostro ex-Ospedale Vecchio in Piazza Ospitale.

Alle 11.30 sarà il turno della mostra fotografica Alpaqueros, a cura di Alessandro Cinque a Palazzo Barni in Corso Vittorio Emanuele II.

Alle ore 12.00,  la visita guidata alla mostra Elegia Lodigiana di Gabriele Cecconi, all’ex Cavallerizza in Via Tito Fanfulla.

Alle ore 15.00Alessandro Cinque guida nuovamente il pubblico alla scoperta della sua Alpaqueros.

Alle  16.00, sarà il turno della mostra Awakenings a cura di Filippo Venturi.

Alle 17.00Gabriele Cecconi guida nuovamente il pubblico alla scoperta della sua Elegia Lodigiana.

A chiudere la giornata, alle ore 18.00, la visita guidata al World Press Photo a cura dei coordinatori e curatrice del Festival, presso la Fondazione Banca Popolare – Bipielle Arte.

Sulsito del festival è consultabile tutto il programma degli appuntamenti.

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I primi 20 anni di Società Fotografica Vigevanese

Si intitola “Direzione Ostinata” l’evento che celebra i primi vent’anni di Società Fotografica Vigevanese impegnata a diffondere la cultura fotografica sul territorio lombardo. Si terrà dal 7 al 29 ottobre presso lo Spazio Espositivo Strada Sotterranea Nuova del Castello Sforzesco di Vigevano, Pavia.

Numerosi i progetti che SFV ha portato avanti avviando nel tempo collaborazioni con diversi enti e associazioni. Tra i più’ rilevanti il “Travelling Festival”, nato dalla collaborazione con il Festival della Fotografia Etica di Lodi e Rete Cultura. Per festeggiare questa importante ricorrenza è stato organizzato l’evento “Direzione Ostinata”, contenitore che rappresenta sinteticamente l’azione di SFV in questi anni, riconosciuto da FIAF e inserito nel programma del Fuori Rassegna Letteraria Città di Vigevano.

L’inaugurazione si terrà a Vigevano il 7 ottobre alle ore 18:00, presso Strada Sotterranea Nuova, con la presentazione della mostra fotografica Word Report Award 2022 categoria Single Shot.

L’evento ospiterà altri tre importanti progetti fotografici permanenti a cura di SFV:

  • Ma Io Oggi?A dodici anni da “Ma io che domani sarò?” I volti e i sogni dei ragazzi di ieri
  • ScattaTe un anno di relazioni visive
  • Abbiamo Tutti Dentro un Mondo di Coseun confronto di linguaggi artistici, tra fotografia e poesia, per i vent’anni della SFV

 

Il 15 ottobre, dalle 10:00-12:00 | 14:00-17:00, presso l’adiacente sede dell’Associazione Culturale Ondedurto, Via Cairoli 1 Vigevano, si terranno letture portfolio per chiunque voglia farsi dare consigli utili sul proprio lavoro fotografico e confrontarsi con dei professionisti, uno dei quali sarà Barbara Silbe, direttore di EyesOpen! Magazine, giornalista e curatore. Le iscrizioni saranno aperte fino ad esaurimento posti, scrivendo a mailsfv@gmail.com.

La manifestazione si concluderà domenica 29 ottobre con la presentazione, alle ore 17.30 , del libro “Abbiamo tutti dentro un mondo di cose” realizzato in collaborazione con un collettivo di poeti coordinati da Agnese Coppola.

 

Orari di apertura: sabato e domenica: 10:00 – 19:00; visite settimanali per scolaresche o gruppi su appuntamento, scrivendo a: mailsfv@gmail.com.

Contatti: mailsfv@gmail.com

Facebook: Società Fotografica Vigevanese

Instagram: @societafotograficavigevanese

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Tra poco la sesta edizione del Colline Cultura Photo Festival

L’autunno in Piemonte torna all’insegna della fotografia d’autore. Il 7 ottobre inaugurerà la sesta edizione del festival fotografico che anima per un’intera settimana le colline intorno a Torino. Organizzato e ideato dal suo presidente Mario Sabatino e dall’associazione culturale Arketipo, vanta il patrocinio della Regione Piemonte Consiglio Regionale del Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Fondazione ECM, i Comuni di Gassino Torinese, San Raffaele, Rivalba, Cinzano, Sciolze e Castiglione, ed è in media partnership con EyesOpen! Magazine. Il tema scelto per fare da filo conduttore nel 2023 è “Indagare la bellezza“, intorno ad esso si svilupperanno diverse mostre ed eventi per una proposta culturale diffusa su tutto il territorio. Epicentro sarà il bellissimo borgo di San Raffaele Alto: i suoi spazi istituzionali messi a disposizione dal Comune, da Pro Loco e Palazzo Atelié, sono coinvolti per ospitare le esposizioni personali dei fotografi coinvolti dal curatore, Barbara Silbe, che così ne parla nel testo introduttivo del catalogo:

Lo stupore di un paesaggio, l’unicità di un volto, la contemplazione di una farfalla. Sono infinite le declinazioni della bellezza, si spingono ben oltre il visibile, nella dolcezza di un sentimento o nello struggimento di un ricordo, e sono tutte soggettive, influenzate dal nostro personale giudizio. Non dobbiamo mai dimenticare che
il fattore estetico, filo conduttore di questa edizione del festival, è una componente opinabile regolata da diverse variabili: le nostre esperienze passate, l’educazione ricevuta, l’alchimia, i neuroni, i bisogni, la nostra stessa identità. “Non è bello ciò che è bello…”, diceva il proverbio sottolineando la relatività del verdetto finale. La bellezza è dunque individuale, pare regolata da un mistero, da quella questione chimica che fa emozionare ciascuno di noi di fronte a ciò che riconosciamo. Gli esseri umani cercano se stessi nell’arte come nella natura, ciascuno a proprio modo, e lo sanno bene i fotografi, che per mestiere tendono a indagare la complessità dell’esistenza per trovare l’incanto dentro a ogni cosa e riportarlo fino a noi  riletto dal loro sguardo.
Abbiamo invitato alcuni di loro a parlarcene attraverso le loro immagini, per aiutarci a compiere un viaggio nell’ignoto, alla fine del quale saremo più consapevoli. Le immagini esposte ci condurranno a scovare la meraviglia dove non l’aspettavamo, nelle cose ordinarie, in una nostalgia o negli abbracci, come fosse qualcosa che si possa toccare, annusare, assaggiare. Bellezza sono due sposi circondati da chi è intervenuto alla cerimonia per testimoniare il loro eterno amore, come racconta Max Allegritti nei suoi reportage di matrimonio dove sono protagonisti i gesti e le piccole cose; o una coppia di anziani ancora mossi da reciproca tenerezza dopo tanti anni insieme, immortalati dagli scatti di Jordan Angelo Cozzi. Il bello può celarsi in uno scenario evanescente, quasi un sogno, e nei ricordi che porta a galla il solo osservarlo, lo sa bene Antonio Verrascina che va infinitamente lontano trasponendo nei luoghi la vita che ha vissuto e il suo stesso sentire; o viene minacciato dalla violenza e dall’omertà nei ritratti in bianco e nero di Mjriam Bon che interroga personaggi famosi e persone comuni per porre l’attenzione sulle vittime di abusi; o dall’inquinamento che ha straziato il luogo natale di Antonello Ferrara, che lo interpreta stendendo un metaforico velo rosso-rabbia su ogni fotogramma realizzato in situ, intercalando rovine contemporanee a ricordi del suo passato felice. C’è, infine, la selezione elegante e preziosa di Giancarlo Vaiarelli, rinomato stampatore fine art che lavora con il platino palladio e fotografo di lungo corso, che abbiamo coinvolto per la sua capacità di indagare il fascino del mondo facendoci scoprire la ricchezza delle sue stampe vintage.

Altre mostre a cura dell’associazione Arketipo sono di Mario Sabatino, Sergio Bittoto,, Angelo Girardi, Francesco Maneo e Gian Luca Partengo. Giornate imperdibili della kermesse saranno naturalmente i due weekend 7-8 e 14-15 ottobre, arricchiti da incontri, workshop, talk, presentazioni, aperitivi e sessioni fotografiche di ritratti stampati aperte a tutti i visitatori. L’inaugurazione è fissata per il 7 alle ore 16 presso il cortile di Palazzo Ateliè, nel quale alle ore 19.30 saranno proposte degustazioni delle eccellenze del territorio.

Ulteriori informazioni: archetipo.to@libero.it

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Il Festival Segni è alla sua nona edizione

Prosegue fino al 10 settembre il Festival di Fotografia Segni, che si svolge da ormai nove anni a Capo di Ponte, in Valle Camonica (Brescia), per valorizzare e promuovere la cultura fotografica intrecciando diverse dimensioni: la fotografia come mezzo espressivo e artistico, come mezzo documentario e storico, ma anche come attiva possibilità di partecipazione e scoperta del patrimonio artistico del territorio.

La rassegna propone otto giornate di presentazioni e nove mostre principali, a cui si aggiungono tre eventi speciali, lo spazio espositivo autogestito dalle associazioni del territorio con altre quattro mostre, e dieci spazi dedicati a SEGNI Off, mostre fuori catalogo dedicate a fotografi emergenti, per un totale di più di venti mostre fotografiche. Il programma, molto ricco, vede tra gli autori principali Gian Butturini, Andrea Zampatti, la prestigiosa Fondazione 3M, Ken Damy, Paolo Pobbiati, Erminio Annunzi e Gianbattista Uberti e tra le location ritorna la splendida Casa Zitti, si conferma la Pieve di San Siro e altre case storiche di Capo di Ponte come Casa Briscioli, Casa Tempini e Casa Malaguzzi.  

Le mostre saranno visitabili dalle 17 alle 22 per tutti i giorni di apertura del festival e valorizzate da incontri in presenza con gli autori. Sono previsti incontri con vari esponenti del mondo della fotografia, come  Erminio Annunzi, che proporrà un incontro dal titolo “Racconti del paesaggio”, Andrea Zampatti ci accompagnerà nel suo mondo selvatico fatto di natura e silenzi con “i miei silenzi”, Paolo Pobbiati presenterà il libro “Invasioni di campo”. Gli eventi speciali saranno ospitati dal MuPre – Museo della Preistoria della Valle Camonica. SEGNI Off propone invece dieci mostre di fotografi emergenti o amatoriali attraverso un concorso aperto a tutti, che saranno allestite in vari spazi di Capo di Ponte.

La Città della Cultura è da sempre un punto cardine di SEGNI, e anche quest’anno è diventata un luogo autogestito nel quale il festival porta le voci delle comunità. Quattro realtà del territorio si raccontano attraverso la fotografia, con quattro mostre realizzate da Spazio Autismo, dal CAI, dal Collettivo 5.37 e dall’Associazione K-Pax.

Il Festival è organizzato dall’Agenzia Turistico Culturale del Comune di Capo di Ponte, con la collaborazione del Comune e con la direzione artistica di Graziano Filippini

Informazioni sul sito www.segnifestivalfotografia.it e sulle pagine facebook e instagram del Festival SEGNI

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Festival – Fotografia Europea è in arrivo

Simon Roberts, Beachy Head, Seven Sisters Country Park, East Sussex, 14 March 2017, 152 x 182cm, Archival pigment print,© Simon Roberts

Torna a Reggio Emilia uno dei festival di fotografia più importanti d’Italia: è Fotografia Europea 2023, con una XVIII edizione dedicata all’idea di Europa e dei popoli che la abitano, e al racconto delle innumerevoli sfumature di questa vasta comunità multietnica. Fotografia Europea è anche fresco vincitore dell’edizione 2022 dei Lucie Awards a New York, il premio più ambito nel settore, quale miglior Photo Festival of the Year – promosso e prodotto da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna. Anche quest’anno, quindi, un’importante occasione per osservare un mondo in continuo e veloce cambiamento, di cui la fotografia congela il momento per aiutarci a capirne e comprenderne direzioni e dinamiche.

Quest’anno lo sguardo è diretto verso la più stretta attualità, dove le radici della nostra identità individuale e sociale vengono messe costantemente alla prova. “Europe matters: visioni di un’identità inquieta”, è il tema a cui fanno riferimento i progetti selezionati dalla direzione artistica del Festival, composta da Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice del fondamentale volume Une histoire mondiale des femmes photographes, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente). Un programma caratterizzato, oltre che dalla qualità delle mostre, anche dal livello degli incontri, delle conferenze, delle presentazioni di libri e dalle attività educational che verranno organizzate nel corso del festival.

IL TEMA

Partendo da una riflessione sull’idea di Europa e sugli ideali che la costituiscono, le mostre mettono in luce domande sulla condizione attuale del mondo multiculturale e globalizzato che viviamo, un mondo in cui l’Europa non esercita più, ormai da tempo, quell’egemonia spirituale e materiale che per secoli le è stata riconosciuta. Gli artisti tracciano quindi, attraverso il medium fotografico, le linee dinamiche e incerte di un’identità sempre più mobile e variegata, con l’obiettivo di dare senso all’ inquietudine che la attraversa.

 

LE MOSTRE

Come sempre le sale dei monumentali Chiostri di San Pietro saranno il fulcro del festival, ospitando dieci esposizioni.

Al primo piano, Mónica De Miranda mette in discussione le nozioni standard di identità basate sulle categorie di razza e genere con il progetto The Island che svela, attraverso una contro-narrazione costruita dalle biografie di uomini e donne di origine africana che vivono in Portogallo, i pregiudizi radicati nella società.

Nella sala successiva Güle Güle (arrivederci in turco) è la personale rappresentazione di Istanbul e dei profondi cambiamenti che stanno interessando la società turca attraverso lo sguardo di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni. Documentando le comunità emarginate, questi scatti rivelano quel substrato umano che, secondo i due fotografi, rappresenta l’espressione più sincera di ogni luogo, oltre la superficiale “facciata” sociale comunemente accettata.

A seguire il progetto di Simon Roberts, Merrie Albion, fotografa il Regno Unito offrendo spunti di riflessione indispensabili sulle nozioni di identità e appartenenza e su cosa significhi essere britannici in questo momento cruciale della storia contemporanea. In mostra anche The Brexit Lexicon, un’opera video in due parti che riporta i termini più comuni che hanno caratterizzato le discussioni sulla Brexit in politica e nei media.

The Archive of Public Protests con You will never walk alone raccoglie, invece, le tracce visive dell’attivismo sociale, di tutte quelle iniziative di massa che si oppongono alle decisioni politiche, alle violazioni delle norme democratiche e dei diritti umani. È una collezione di scatti che costituisce un monito contro il crescente populismo e contro la discriminazione, con l’intento di prolungare la vita di queste immagini, solitamente legate a eventi specifici e la cui esistenza termina con la loro pubblicazione sulla stampa.

Alessia Rollo, fotografa italiana di origini pugliesi, parla nel suo progetto multimediale Parallel Eyes di un viaggio alla scoperta degli antichi riti del Sud, restituendo all’osservatore il mistero della magia e delle forze ancestrali che legano la natura all’uomo e ai suoi simili. Nelle sue fotografie, Rollo ricostruisce l’identità culturale dell’Italia meridionale con tecniche di manipolazione analogiche e digitali, che introducono in un universo re-incantato, evocativo e spirituale, attingendo ad un patrimonio rituale tuttora vivente e sganciandolo contemporaneamente da quegli stereotipi culturali creati decenni fa dal neo-realismo.

Samuel Gratacap torna a Reggio Emilia con Bilateral, un lavoro inedito sul paesaggio visto da entrambi i lati del confine e attraverso la voce delle persone che quel confine cercano di attraversare. Il progetto si concentra  anche su coloro che lottano per rendere il mondo meno violento, mobilitandosi nei luoghi in cui vivono e, parallelamente, sui decisori, i responsabili di quelle disposizioni che tutti subiranno, invisibili, intercambiabili, senza volto ma padroni della loro immagine.

Il progetto fotografico Odesa dell’ucraina Yelena Yemchuk è l’ode visiva alla città che da sempre l’ha affascinata per la libertà di cui godeva durante l’epoca sovietica. Dopo averla visitata per la prima volta nel 2003, Yemchuk è tornata a Odesa nel 2015 per documentare i volti dei ragazzi e delle ragazze di sedici e diciassette anni dell’Accademia militare: il conflitto al confine orientale iniziato un anno prima l’ha convinta ad ampliare il progetto immortalando anche il contesto di vita di quei volti che si sarebbero trovati, di lì a poco, al fronte.

Un’esplorazione antropologica spinge il francese Geoffroy Mathieu a seguire i raccoglitori, persone che, ai margini delle aree coltivate o negli spazi incolti, vivono dei prodotti che la natura in modo spontaneo continua a offrire seppur in paesaggi danneggiati e precari. Il progetto fotografico che ne deriva, L’Or des ruines, racconta quindi di una sussistenza alternativa che vede nella ricerca di frutti e piante medicinali un nuovo modo di vivere in un mondo comune e scopre una possibile economia costruita sulla condivisione delle risorse spontanee della terra.

Cédrine Scheidig esplora, nel lavoro intitolato De la mer à la terre, le narrazioni personali dei giovani, in Francia e in Martinica, nel processo di scoperta di sé, aprendo al contempo spazi di riflessione su temi politici come il passato coloniale, l’ibridazione culturale, le mascolinità moderne e la migrazione. Lo fa mettendo in dialogo due serie recenti, It is a Blessing to be the Color of Earth (2020), che ritrae la diaspora afro-caraibica nella periferia parigina e Les mornes, le feu, iniziata nel 2022 a Fort-de-France, in Martinica, in cui l’artista rivela le connessioni tra due territori e gli immaginari dei loro abitanti.

La mostra storica di questa edizione sarà ospitata nelle sale affrescate del piano terra dei Chiostri di San Pietro e sarà dedicata a Sabine Weiss, una tra le più importanti voci della fotografia umanista francese insieme a Robert Doisneau. Scomparsa nel 2021 all’età di 97 anni, Weiss ha esercitato questa professione per tutta l’arco della sua vita e abbracciato ogni campo della fotografia, immortalando emozioni e sentimenti dei suoi soggetti, indugiando sui loro gesti e sul rapporto che ogni volta riusciva ad instaurare con essi e da cui scaturiva la vera potenza dell’immagine. Attraverso foto d’archivio e numerosi documenti e riviste dell’epoca, la mostra Sabine Weiss. Una vita da fotografa a cura di Virginie Chardin, ripercorre l’intera carriera di Weiss, dagli esordi nel 1935 fino agli anni ’80. La mostra è prodotta da Atelier Sabine Weiss Studio e da Photo Elysée con il supporto di Jeu de Paume e Les Rencontres d’Arles e con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano.

Nella sede dei Chiostri di San Domenico sarà esposta la mostra dedicata alla committenza che ogni anno il festival affida ad un artista diverso insieme ai due progetti vincitori della Open Call.

La committenza è stata affidata a Myriam Meloni, fotografa italiana che vive e lavora  tra Barcellona e Tangeri, che partendo dal mito di Europa narrato da Ovidio, costruisce un ritratto delle “Europa” contemporanee: giovani donne, autonome, professioniste, l’esito più felice del Novecento e del progetto Erasmus, che stanno attuando una rivoluzione gentile, radicandosi nelle comunità che le accolgono ma continuando a incarnare i valori dai quali provengono. Le immagini di Nelle giornate chiare si vede Europa sono la restituzione di un percorso, una costellazione di possibilità, che invitano a costruire una nuova prospettiva critica verso la contaminazione culturale, enfatizzando il dialogo tessuto da queste giovani donne che dalla riva, nei giorni chiari, guardano la loro Europa.

Mattia Balsamini, uno dei due vincitori dell’Open Call di Fotografia Europea, con Protege Noctem – If Darkness disappeared documenta un’altra battaglia rivoluzionaria nella guerra ecologica in atto in questa era, quella della difesa dell’oscurità. Per raccontarlo, porta nelle sue immagini l’alleanza che scienziati e cittadini hanno formato per mobilitarsi contro la scomparsa della notte e delle sue creature. Balsamini immortala il cielo notturno diventato un mosaico appannato, dimostrando come sia il mondo naturale sia il ciclo circadiano dell’uomo siano fortemente danneggiati dall’ostruzione dell’oscurità notturna causata dallo spettro rilasciato da miliardi di luci artificiali che abbagliano l’ecosistema.

Camilla de Maffei, anche lei vincitrice della Open Call, presenta Grande Padre, un progetto a lungo termine che, partendo dal caso particolare albanese, invita a riflettere sul rapporto globale tra individuo, società e potere. Il processo di ricerca, cominciato nel 2018 e realizzato in collaborazione con il giornalista Christian Elia, propone un’immersione nell’Albania contemporanea e si pone l’obiettivo di esplorare le implicazioni e le conseguenze dell’ascesa e del crollo di un regime, evidenziando le cicatrici che questo processo di transizione ha impresso nella società, documentando anche quello strano senso di vuoto che la libertà, riacquisita dopo quarantacinque anni di regime totalitario e capillare (il riferimento è alla dittatura di Enver Hoxha – una delle più feroci dell’età contemporanea), porta con sé.

Nella sede di Palazzo da Mosto trovano posto le opere fotografiche provenienti dalla collezione di Ars Aevi che celebrano la Bosnia Erzegovina come Paese Ospite di questa edizione del festival. Parziale anagramma della parola “Sarajevo”, Ars Aevi (“arte dell’epoca” in latino)  è un progetto, unico nel suo genere, di museo di arte contemporanea creato dalla volontà collettiva e di cooperazione etica di importanti artisti internazionali, curatori e musei di arte contemporanea, che hanno donato le proprie opere a Sarajevo durante la guerra, per sostenere la città stretta dall’assedio ed accompagnarne la rinascita civile, etica e culturale. Ars Aevi presenta  parte della sua importante collezione fotografica a Fotografia Europea 2023, a testimonianza di quella capillare rete internazionale di amici, partner e sostenitori che credono nell’importanza e nei valori morali, estetici e di sviluppo di cui l’arte contemporanea è portatrice. La mostra, che ha il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, è il frutto dell’importante collaborazione sviluppata in questi anni tra il Comune di Reggio Emilia e la Municipalità di Centar Sarajevo, culminata nella firma di un patto di gemellaggio tra le due città il 9 maggio 2022 a Reggio Emilia, giorno in cui si celebra la Giornata dell’Europa, e il 12 luglio 2022 a Centar Sarajevo.

Al piano terra della stessa sede, Ariane Loze, artista belga, presenta Utopia e Studies and Definitions, due di quattro video realizzati tra aprile 2017 e ottobre 2018 per riflettere sull’Europa. Nel primo l’artista, vestita con un impermeabile giallo in un teatro blu, dà forma ad un dialogo a quattro su temi fondanti come l’essere comunità, il sentirsi rappresentati, la ricerca del bene comune e, infine, l’immaginazione di un’utopia. In Studies and Definitions, invece, assistiamo a un dibattito che nasce dalla lettura della prima pagina della versione consolidata del Trattato sull’Unione Europea, il tutto concepito da Ariane Loze per confrontarsi con i testi esistenti.

Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate nei loro spazi.

A Palazzo dei Musei la sezione di fotografia prosegue la riflessione sul ruolo dell’immagine come strumento capace di rivelare le complessità della realtà e del tempo presente, con la mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi (28 aprile 2023 – 25 febbraio 2024,  www.musei.re.it ), un ricco e articolato percorso  dedicato all’elemento naturale che, a partire dalle ricerche di Luigi Ghirri degli anni Settanta e Ottanta, ci invita a riflettere sull’elemento naturale e sulla necessità di una sua ricollocazione all’interno del nostro Orizzonte percettivo. La riflessione si allarga poi a Giardini in Europa, rivisitazione della mostra del 1988, curata da Luigi Ghirri e Giulio Bizzarri, che propone una serie di ricerche su aree verdi e giardini condotte, oltre che dallo stesso Ghirri, da tredici fotografi (Andrea Abati, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Francesco Radino, Olivier Richon, George Tatge, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Varena Von Gagern e Cuchi White) che testimoniano un sentimento di appartenenza nei confronti degli spazi naturali e la necessità di un loro profondo ripensamento nel contesto delle città moderne. La mostra, a cura di Ilaria Campioli, è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri.

Sempre a Palazzo dei Musei arriva Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023, il progetto del Comune di Reggio Emilia che valorizza i talenti della fotografia italiana under 35. Curata da Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, la mostra collettiva dei sette artisti Eleonora Agostini, Andrea Camiolo, Sofiya Chotyrbok, Davide Degano, Carlo Lombardi, Giulia Mangione, Eleonora Paciullo, selezionati da una giuria internazionale, ruoterà attorno al tema Appartenenza. Oltre a concorrere per l’assegnazione del Premio Luigi Ghirri – che offrirà al progetto vincitore l’opportunità di presentare una mostra personale in Triennale Milano – da quest’anno uno fra i sette artisti parteciperà ad una residenza d’artista a Stoccolma, che culminerà nella realizzazione di una mostra a cura dell’Istituto Italiano di Cultura.

La fototeca della Biblioteca Panizzi parteciperà all’edizione del 2023 con Flashback, una selezione di opere fotografiche tra quelle esposte durante il festival Fotografia Europea del 2007, edizione anch’essa incentrata sul tema dell’Europa in rapporto con le sue città.  Questa piccola “antologica” dell’edizione del 2007, riproponendo la questione europea a distanza di oltre 15 anni, può essere fonte di nuove considerazioni sul nostro recente passato e stimolare riflessioni aggiornate alla luce dei recenti e dirompenti avvenimenti.

In Biblioteca Panizzi è inoltre presentata un’altra mostra collegata a Fotografia Europea, Alberto Franchetti e la fotografia, che espone parte della recente donazione fatta dalla famiglia Ponsi sul patrimonio di fotografie scattate da Alberto Franchetti e che mette in luce l’interesse del musicista e compositore per il media fotografico, inteso come linguaggio della modernità tout court. Interessante è il suo sguardo, le inquadrature, i giochi di luce che testimoniano non solo la sua attenzione ma anche la sua sensibilità nei confronti del  mondo che lo circondava, fatto di momenti intimi e di paesaggi struggenti.

 

A un anno dalla scomparsa di Roberto Masotti e in occasione della riedizione del volume You Tourned the Tables On Me, lo Spazio Gerra propone 115 ritratti dei più noti musicisti contemporanei di tutto il mondo, tra cui John Cage, Philip Glass, Brian Eno, Steve Reich, Michael Nyman, Demetrio Stratos e molti altri. In questa serie di ritratti il tavolino assume la valenza di un palcoscenico su cui ognuno dei musicisti ha la possibilità di mettere in scena sé stesso, in molti casi con il medesimo spirito di sperimentazione che lo caratterizza nella musica.

 

A dimostrazione e rafforzamento della vivacità culturale che caratterizza Reggio Emilia durante il festival, altre istituzioni culturali presentano progetti ad esso collegati.

Collezione Maramotti presenta No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima mostra in Italia del fotogiornalista irlandese Ivor Prickett. Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, No Home from War rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi. Il fotografo ha iniziato a occuparsi di Europa e di Medio Oriente con l’urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento. Partendo da una dimensione intima e domestica delle conseguenze sociali e umanitarie dei conflitti nel lungo periodo (Croazia, Abkhazia), Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio (Medio Oriente ed Europa), fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento (Iraq, Ucraina).

CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma propone la mostra Antonio Sansone: Rituali d’Europa. Il fotoreporter Antonio Sansone (Napoli, 1929 – Farfa Sabina, 2008) è stato uno dei più significativi esponenti del fotogiornalismo di impegno civile del secondo dopoguerra. La sua è una visione militante, organica alla sinistra storica e alla Nuova Sinistra, in contrapposizione all’ufficialità delle grandi agenzie, degli organi di stampa filogovernativi.  Attraverso i suoi scatti restituisce un ritratto spesso inatteso del secondo Novecento europeo, dove al rigore dell’antropologo si affianca la sensibilità e l’empatia di un narratore. Le vivide indagini su Napoli, i volti e i rituali della politica italiana spesso colti con accenti salaci, ma anche il racconto indocile dei paesi di “oltrecortina”, dove ai rituali delle ufficialità, che scopriamo non così differenti da quelli dell’altro occidente, Sansone accosta indagini sulla quotidianità, sui fermenti che percorrevano l’Europa, dall’Irlanda alla Francia, all’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Romania.

Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, torna per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che va dall’ideazione alla realizzazione di un progetto espositivo. Sarà Elena Mazzi l’artista che quest’anno accompagnerà i partecipanti tra i 18 e i 25 anni verso un progetto collettivo e che in 10 incontri li porterà a riflettere su un argomento, osservarlo e studiarlo attraverso la macchina fotografica. Di origini reggiane, Elena ha già conquistato, con i suoi progetti, una posizione di spicco nel panorama artistico contemporaneo, rileggendo poeticamente il patrimonio culturale e naturale dei luoghi e intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali.

Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagnerà i visitatori dalle giornate inaugurali – 28, 29, 30 aprile e 1 maggio – fino all’11 giugno.
In programma le conferenze con Rosella Postorino e Paolo Rumiz curate da Loredana Lipperini (curatrice, scrittrice e conduttrice radiofonica), quelle con Emilio Isgrò e Elena Loewenthal curate da Luca Beatrice (critico d’arte e curatore)  ed inoltre incontri con gli artisti, presentazioni di libri (tra cui Dear Kairos di Simon Bray, il vincitore del FE+SK Book Award, premio organizzato in collaborazione con la casa editrice indipendente Skinnerboox), book signing, letture portfolio ed inoltre [PARENTESI] BOOKFAIR, lo spazio dedicato agli editori indipendenti.

Fotografia Europea ripropone il grande successo della sua declinazione musicale FOTOFONIA, curata da Max Casacci, produttore e fondatore dei Subsonica. Sul palco anche quest’anno scopriremo un po’ dell’Italia sonora capace di sorprendere e dialogare con il mondo senza complessi di inferiorità.

Si parte venerdì 28 aprile in Piazza Prampolini con Whitemary, giovane cantante e autrice di una “dance” intelligente quanto trascinante; sempre nell’ambito della musica che si balla, il giovane produttore calabrese Indian Wells.

Sabato 29 aprile, sempre Piazza Prampolini, Spime.im, collettivo torinese che fa dell’interazione tra immagini e tecnologie musicali la propria cifra stilistica e il tastierista dei Nine Inch Nails, Alessandro Cortini con un proprio progetto elettronico dai grandi numeri d’ascolto.

Domenica 30 poi, in una location del tutto speciale come la Chiesa di San Francesco, Earthphonia Planet, un inedito e iper tecnologico spettacolo di suono, immagini e racconto della natura con Max Casacci e il professor Stefano Mancuso, celebre studioso dell’intelligenza delle piante. L’evento è in collaborazione con la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e Soli Deo Gloria. Organi, suoni e voci della città.

Ad illuminare la Notte OFF, sabato 6 maggio in Piazza Casotti, le delicate sonorizzazioni della d.j. designer Luce Clandestina.

Grazie alla collaborazione con TIWI, venerdì 28, dalla mezzanotte, presso Polveriera, l’appuntamento con la fotografia sarà insieme a Nicolas Ballario (esperto d’arte contemporanea, volto di Sky Arte e voce di Radio Rai) e Rodrigo D’Erasmo (polistrumentista, compositore e membro degli Afterhours) con il progetto Lives che ambisce a stilare una serie di “romanzi musicali” dell’arte e, in questo caso, della fotografia con una special edition su Nan Goldin.

È tutto dal vivo: racconti incalzanti e diretti delle vicissitudini della vita e delle opere degli artisti, con una colonna sonora eseguita sul posto.

Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema di quest’anno esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 6 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2024.

Special Sponsor per l’edizione 2023 si conferma Iren.

Orari apertura mostre
CHIOSTRI DI SAN PIETRO | CHIOSTRI DI SAN DOMENICO | PALAZZO DA MOSTO | SPAZIO GERRA
giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
39 / 30 aprile › 10-23
1 maggio › 10-20
dal 3 maggio al1’11 giugno mercoledì – giovedì  › 10 – 13 / 15 – 1; venerdì – sabato – domenica › 10 – 20
PALAZZO DEI MUSEI | BIBLIOTECA PANIZZI | CSAC
orari da definire
COLLEZIONE MARAMOTTI
dal 30 aprile al 30 luglio
giovedì e venerdì › 14.30-18.30; sabato e domenica › 10.30-18:30

Biglietti
acquistabili sul sito www.fotografiaeuropea.it o presso la biglietteria del Festival Fotografia
Europea ai Chiostri di San Pietro – via Emilia 44-/C – Reggio Emilia
Biglietto festival ›  intero € 18| ridotto € 15 | sostenibile € 20 |studenti 18/26 anni € 13

Informazioni
0522 444446 | info@fotografiaeuropea.it |www.fotografiaeuropea.it

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Arriva Colline Cultura Photo Festival

L’autunno in Piemonte sarà all’insegna della fotografia d’autore: dal 1° al 9 ottobre si terrà infatti Colline Cultura Photo Festival, evento organizzato dall’Associazione Culturale ARKETIPO, in media partnership con EyesOpen! Magazine, con il patrocinio dei Comuni di Gassino, San Raffaele, Castiglione, Sciolze, Rivalba, Cinzano e Settimo Torinese, oltre che di Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e Fondazione ECM. La direzione artistica è affidata Mario Sabatino, anima e cuore della manifestazione, e a Barbara Silbe, giornalista, curatrice, direttore responsabile di EyesOpen!.

Il ricco programma di questa quinta edizione prevede incontri, laboratori, workshop, talk e presentazioni di libri, proiezioni, musica, aperitivi fotografici, oltre a sette mostre ospitate nei comuni coinvolti. I fotografi italiani invitati a esporre, sono stati selezionati tra i professionisti e i giovani talenti italiani della fotografia sulla base di progetti che rispondessero al tema trattato dalla kermesse “Paesaggio, Uomo, Natura”, declinato attraverso i diversi sguardi, che toccano temi estetici, ambientali, umanisti. Questi i loro nomi: Roberto Besana, con la sua indagine su “I segni di Vaia”; Marta Bignone “Penso per immagini”; Pierfranco Fornasieri “Lo spazio incerto”, Alan Gallo “Giappone selvaggio, Mattia Marzorati “La terra dei buchi”.

Da segnalare il workshop di Mario Sabatino sulla smartphoneography, un incontro di Barbara Silbe dedicato allo storytelling e a una lezione di Pietro Plaia sulla fotografia time-lapse. Una piccola rassegna di documentari naturalisti animerà San Raffaele Alto, a cura di Bruno Rizzato e Pietro Plaia.

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Torna la Maratona Fotografica di Bergamo

Dopo il successo delle edizioni precedenti, l’Associazione Culturale I’Mm Spazio Cam organizza la settima edizione della Maratona Fotografica della città di Bergamo, l’evento culturale che unisce fotografia e territorio, cammino e immagini, passeggiate e osservazione. Aperta a chiunque, cittadini e turisti, amanti e appassionati di fotografia, amici e curiosi che abbiano in dotazione un qualsiasi strumento fotografico, la Maratona si svolge il 4 settembre. La partenza è prevista alle ore 9, presso la sede di I’Mm Spazio Cam e si concluderà alle ore 18.

Nove ore durante le quali i partecipanti dovranno raggiungere alcuni dei punti della città di Bergamo, dove poter vidimare il foglietto di partecipazione e scattare fotografie. Quattro i temi su cui lavorare ed esprimersi, che verranno assegnati nell’arco della giornata: due temi verranno dati alla partenza e due alle 12,30 in Piazza Vecchia.

La capitale orobica è un soggetto perfetto da scoprire camminando e da fissare in uno scatto fotografico. Immergersi nei paesaggi collinari, nelle vie medievali, nell’armonia dei monumenti, nella quotidianità dei borghi, nella ruralità delle scalette e renderli immagini uniche, farne racconto, cogliendo tutte le anime della città.

I partecipanti potranno inviare un unico scatto per ogni tema, per un totale di quattro scatti, che verranno messi on-line sul sito maratonafotograficabergamo.com e andranno a costituire una narrazione per immagini della città. Saranno poi valutati da una giuria di esperti ed entro 60 giorni verranno proclamati i vincitori.

Le foto vincitrici di ogni tema saranno esposte, per un mese, presso lo Spazio Cam di Bergamo. 

 Per iscrizioni e info: maratonafotograficabergamo.com

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Festival – A Corigliano Calabro temi sociali e lettura del presente

“La fotografia tra denuncia e speranza” è il tema della XIX edizione del bel festival guidato con passione da Gaetano Gianzi, che coinvolge le città di Corigliano e Rossano Calabro e ha trasformato la regione in un grande polo della fotografia del nostro Sud Italia. Un approfondimento 2022 dal taglio sociale, quindi, affidato allo sguardo di grandi nomi di questa disciplina, che animeranno le giornate di apertura e saranno protagonisti di alcune mostre da non perdere: Massimo Siragusa, “Il lenzuolo strappato”; Tony Gentile, “Sicilia 1992-Luce e memoria”; Pino Ninfa, “Jazz Spirit”; Livio Senigalliesi, “Effetti collaterali”; Leonello Bertolucci, “Bolli sul filo, come tutti, più di tutti”; Stefano Pia, “Non è l’America”; Ilaria Sagaria, “Piena di Grazia”; Anna Pauline Franz, “Bouquet”; e ancora “Cities, A contemporany view”; “Collettiva  Concorso fotografico Street Photography Corigliano”; Itsos Albe Steiner “Milano Face for peace, sfacciati contro la guerra”

Si apre venerdì 1 luglio, si concluderà l’11 settembre con un’intera estate di appuntamenti, presentazioni, concerti, talk e mostre. Il Festival è anche tappa di Portfolio Italia 2022, le letture portfolio si terranno sabato 2 e domenica 3 luglio al Castello Ducale, a cura di Giovanni Pelloso, Roberto Mutti. Maurizio Garofalo, Mario Laporta, Enrico Genovesi, Fulvio Merlak, Angelo Cucchetto, Stefano Mirabella, Attilio Lauria, Daniela Sidari, Leonello Bertolucci.

Questo il programma delle giornate inaugurali e gli incontri con gli autori:

Venerdi 1 luglio Castello Ducale ore 19 Livio Senigalliesi ‘’Effetti Collaterali’’ e presentazione libro ‘’Diario dal fronte’’, con Francesco Cito e Mario Laporta

Sabato 2 e Domenica 3 luglio Castello Ducale mattina e pomeriggio

Incontro con l’autore dell’anno Massimo Siragusa, presentato da Giovanni Pelloso

Roberto Mutti ‘’ Interviste impossibili’’ I maestri della fotografia

Tony Gentile, TONY GENTILE Sicilia1992-Lucee Memoria, presentato da Maurizio Garofalo

Leonello Bertolucci, Bolli sul filo, dialoga con Alessia Alboresi, Assessora alla Cultura della Città di Corigliano-Rossano

Massimo Cristaldi, Suspended, presentato da Angelo Cucchetto

Enrico Genovesi, Nomadelfia un’oasi di fraternità

Cities, Contemporary Urban Views  a cura di Angelo Cucchetto

Umberto Verdoliva, vincitore della 3a edizione del CoriglianoCalabroFotografia BOOK Award con il libro ‘’La cantata dei giorni dispari’’

Premiazione vincitori Portfolio Italia  tappa Portfolio Jonico

Queste le parole usate da Gaetano Gianzi per raccontare il suo progetto

“Il Festival, nato nel 2003, ha quasi 20 anni, infiniti, ricchi di emozioni, esperienze, contatti, incontri umani e professionali con i grandi della fotografia, che la nostra città ha ospitato a braccia aperte.Mi piace ricordare il conferimento della cittadinanza onoraria a Gianni Berengo Gardin il primo autore con l’incarico della ‘’lettura‘’ del territorio e la successiva pubblicazione del libro ‘’Viaggio a Corigliano’’ edito da Contrasto.Da allora un susseguirsi di maestri di chiara fama, come si può vedere nell’albo d’oro del presente catalogo, con lo stesso compito, in questa edizione Massimo Siragusa che bene interpreta la fusione delle nostre comunità Corigliano e Rossano in una unica grande città.Il Festival esprime l’affetto alla grande Letizia Battaglia che ci ha lasciati da poco, fotografa di spessore che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e ospitare al castello ducale nel 2006.E come non ricordare con tanta stima e affetto Francesco Radino, stra-ordinario maestro della fotografia contemporanea che ha raccontato grandi visioni del mondo e ha realizzato per il festival del 2004 ‘’Storie di Terra e di Mare’’ Dopo due anni di pandemia cerchiamo di recuperare il tempo perduto, di ripartire con ottimismo, e la fotografia come linguaggio di luce, riesce a sostenere i nostri intenti. Adesso il nostro tempo è una ferita aperta nella Storia, con la sua guerra inaccettabile, non a caso tra gli ospiti che terranno vivo il dibattito ci saranno anche Livio Senigalliesi con il ‘’Diario dal fronte’’ affiancato da Francesco Cito e Mario Laporta. Roberto Mutti, storico, critico e docente all’Accademia del Teatro alla Scala e all’Istituto Italiano di Fotografia, ci guida con il suo testo tra gli autori e le mostre presenti.A trent’anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio siamo grati a Tony Gen-tile per la testimonianza diretta che ci offre con ‘’Sicilia 1992 – Luce e Memoria’’.Un invito agli appassionati di fotografia a visitare nelle sale del castel-lo le mostre interessanti con firme importanti che danno una visione intensa con il loro sguardo, di luoghi, persone, accadimenti. Non man-cano i workshop – Pino Ninfa -, i concorsi, i dialoghi con gli esperti, la lettura dei portfolio da parte dei lettori professionisti attenti. Un festival che include anche presentazioni di libri, concerto, collettive e spazi de-dicati, per portare ovunque la fotografia come esperienza collettiva che apre l’anima al vissuto, alle vicende quotidiane vicine e lontane”