S’intitola Pendulum – Merci e persone in movimento, la mostra curata da Urs Sthael, allestita alla fondazione Mast di Bologna fino al 13 gennaio 2019. Negli spazi della PhotoGallery sono esposte 250 opere della collezione della Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia, realizzate da fotografi italiani e stranieri.
L’industria e il mondo del lavoro per loro natura sono in continua evoluzione. A volte i cambiamenti sono minimi e non vengono percepiti, poi arrivano le rivoluzioni che influenzano ogni aspetto della società e trasformano la vita in una corsa a velocità doppia. La collettiva propone una riflessione sul tema dell’accelerazione, l’oscillare del pendolo ricorda il movimento del mondo nello spazio e nel tempo e ci fa pensare al traffico frenetico dei pendolari, ai mezzi di trasporto, allo scambio delle merci e alle numerose persone che si mettono in viaggio ogni giorno per cercare di raggiungere l’Europa. “A questo dinamismo incessante si contrappone un fenomeno di segno opposto”, spiega Stahel. “Il solo fenomeno che ci spinge a rallentare il passo, a cercare di fermare tutto, è quello delle migrazioni”.
Il percorso di visita, ispirato al moto del pendolo, oscilla dalle fotografie di Robert Doisneau agli stabilimenti Renault al Paint Shop della Bmw di Edgar Martins, passando dalle auto da corsa di Ugo Mulas ai container di Sonja Braas e dei truckers di Annica Karlsson Rixon. L’artista presente all’inaugurazione, ha parlato della sua composizione di 736 scatti di camion bianchi, realizzati anche in altri colori durante gli anni Novanta. Il moto perpetuo continua con i ritratti di Helen Levitt ai passeggeri delle metropolitane degli anni settanta e ottanta alle fotografie di Mimmo Jodice, che ritraggono i migranti italiani che si spostavano dal sud Italia al nord o in Svizzera fino agli scatti dei passeggeri delle metropolitane di oggi nelle grandi città, realizzati dall’olandese Jacqueline Hassink. Sette schermi per sette città: Tokyo, Mosca, Parigi, Londra, Seul, Shangai, Barcellona che ritraggono persone che si muovono verso la loro destinazione, impegnate in un altro viaggio, quello virtuale con i loro telefoni cellulari o tablet. E ancora, dai centri spaziali della Nasa fotografati da Vincent Fournier agli accampamenti dei migranti fotografati da Richard Mosse con una macchina a infrarossi. Nella sua opera lunga sette metri, l’artista unisce centinaia di container abitati da disperati bloccati in un’area portuale e dall’altra il trasporto di merci lungo le rotte mondiali.
Chissà se il fascino della lentezza riuscirà a resistere alla supremazia della velocità? Come la foto del bradipo, diventata virale, che cerca di attraversare una strada in Ecuador, poi rinuncia e rimane abbracciato al guardrail dell’autostrada.
FondazioneMAST, www.mast.org, fino al 13 gennaio 2019 con ingresso gratuito. Orari di apertura: da martedì a domenica, dalle 10 alle 19
(Testo a cura di Carolina Masserani)