Stefano era “soltanto” un fotografo, prima di dedicare la sua vita professionale anche all’insegnamento della materia con altrettanta competenza. Oggi è titolare di una delle più autorevoli scuole di fotografia di Milano, Bottega Immagine, luogo che il nostro pubblico già conosce per le passate (e future) collaborazioni aperte con loro. Nel tempo ci siamo presi un po’ di confidenza in più, lo abbiamo stanato dalla sua timida riservatezza, e siamo riusciti a farci raccontare la sua parte più artistica attraverso un particolare progetto dal titolo “Solaris”, che lui stesso ci descrive così:
“Nell’agosto del 2011 mi trovavo a Togliattigrad (Russia), una città affacciata sul fiume Volga, a circa 800 km a est di Mosca: ero stato invitato lì insieme a Massimo Bersani, per tenere dei masterclass e per alcune nostre mostre fotografiche tra cui la presentazione del mio ultimo lavoro “Dream in a Mirror“. Dopo alcuni giorni gli organizzatori ci accompagnarono all’ennesima inaugurazione con autori russi per commentare la mostra ai giornalisti presenti dopo averla visitata. Era la sede di un circolo per artisti chiamato “Solaris”, in onore di un vecchio film del regista Tarkovski, luogo che non mi lasciò indifferente. In quella catapecchia, oltre allo spazio al piano terra adibito a ospitare mostre ed eventi, vi era un piano soprastante che accoglieva gli artisti del circolo: era la loro casa, il loro laboratorio, il loro luogo di ispirazione. Mi incuriosii a tal punto che chiesi agli organizzatori di essere riaccompagnato li’: volevo conoscere queste persone, poter parlare con loro, poterle fotografare. Non era la prima volta che visitavo l’abitazione di artisti in Russia, ma questo luogo era singolare, per me molto diverso da tutti quelli che avevo visto fino a quel momento. A “Solais tornai il giorno dopo e fui presentato a tutti: erano pittori, parlai a lungo con loro. Nessuno conosceva l’inglese, ci esprimevamo a gesti e con quel misto di parole italiane e inglesi che tutti conoscono senza dover fare alcun corso di lingua. Mi offrirono il loro tè, i loro biscotti e un sacchetto di mele da portare a casa.
Come spesso accade in questo Paese, mi guardavano come se fossi venuto da un altro pianeta. Questi artisti vollero addirittura conservare i fogli con cui feci dei disegni per potermi spiegare. Persone umili che viveva in uno stato d’igiene singolare e in povertà, in una baracca che forse non era mai stata pulita. Ma in quelle stanze maleodoranti aleggiava qualcosa di indefinito che mi affascinò. Chiesi loro di fare delle fotografie: scattai queste immagini in quell’ultima mezz’ora prima di andarmene. Rappresentano vagamente quell’esperienza, le sensazioni vissute lì dentro con persone che vivevano solo della loro arte, passando le giornate a dipingere nella speranza di vendere qualcosa nelle mostre organizzate dal circolo. Prima di andarmene mi fecero anche dei regali, alcuni di essi mi donarono le loro opere. Una di loro mi fece capire questo: “Ti regalo questa mio dipinto, così sarò onorata di sapere che una mia opera sarà in Italia”.
E’ stato per me un onore conoscerli. Avevano tanto da insegnarci”
Stefano Bernardoni lo trovate qui http://www.stefanobernardoni.it/ e anche qui http://www.bottegaimmagine.it/