Portfolio – Cristian Gelpi, imPERFETTO
Ho incontrato Cristian Gelpi in una stanza di Clubhouse, nuovo social che consente alle persone di parlarsi come in un salotto, e di farlo senza vedersi, come in radio, interagendo attraverso una certa profondità, se si è disponibili ad aprirsi. Noi eravamo disponibili. Io come lettore di portfolio, lui a raccontare qualcosa con le sue fotografie. In verità aveva raccontato ben prima di cercare me, ma quel giorno, quel che mi stava dicendo, è arrivato come una sberla. Mi ha colpito la sua verità e il coraggio di cui erano permeati gli autoritratti che aveva scelto per rappresentarlo. Formato quadrato (che usa sempre, ho scoperto poi). Colori molto caratterizzanti: una patina azzurro polvere che pare una sorta di vestito per il suo corpo nudo esposto come una biografia sullo scaffale.
Scorrendo il progetto, la pelle e le forme si rivelavano, come pochi autori hanno avuto la forza di fare. Nessuna barriera tra lo spettatore e se stesso, solo spezzoni di una figura che muta e un obiettivo che ne registra le trasformazioni, le pieghe, le cicatrici esteriori e quelle dell’anima. Tutto lì, davanti al flash, come se la fotografia fosse quel gancio per andare oltre e vedere, là in fondo, quello che lasciamo al nostro passaggio. Cristian ha una malattia, l’obesità. La sta combattendo. Si ritrae nelle tappe che lo avvicinano al suo obiettiovo – guarire – guardando se stesso cambiare e rinascere con una maturità che bypassa le convenzioni. Come Francesca Woodman scrive la sua autobiografia, analizzando il rapporto del corpo con lo spazio. Come Nan Goldin è crudo, semplice, efficace. Come Cristina Nunez ne comprende il potere e ci si aggrappa, per trasformare un dolore in arte. E’ ancora immerso in una stagione riflessiva, incerta. Mi auguro che in futuro Cristian prosegua a cercarsi, con questa stessa forza. E che abbia sempre il coraggio di raccontare la sua strada, che abbiamo tutti da imparare da una fotografia fatta così.
(Barbara Silbe)
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Mi guardo ma non mi vedo, come è possibile che questo mio corpo sia cambiato cosi tanto?
Un cambiamento enorme, esternamente, con tutti quei segni sulla pelle, le cicatrici, le smagliature e la pelle morbida che a tratti cede, ma tutto questo cambiamento esterno arrivato dopo un’operazione, come me lo sento addosso non lo so.
Ho imparato che tutto nella vita lascia un segno, positivo o negativo che sia, e in fondo i segni sono tutti buoni, sono tutti racconti e, guardandomi, oltre ai segni vado oltre quando riesco a esplorare dentro me stesso e allora mi faccio domande, mi chiedo se davvero le persone di me hanno sempre solo conosciuto la parte grassa, obesa, a volte troppo ingombrante e non sono mai davvero entrati nel mio sguardo.

Nel mio profondo, sono sempre io, con pregi e difetti, con torti e ragioni, ma chi prova a guardarmi davvero potrà vedere la mia forza nel mostrarmi, nel parlare del mio cambiamento. Si può vedere la fragilità nel faticare a riconoscere un cambiamento nel corpo che da mesi avanza e continua anche senza di me, già senza di me perché in fondo non posso scegliere quanto peso perdere, quanto continuare a dimagrire ma posso solo guardarmi per l’ennesima volta cambiare.

Mentre sono qui a scrivere ciò che sento mi accorgo di quanto la mia accettazione personale si stia facendo strada attraverso queste immagini che risuonano nella mia mente, immagini che toccano corde fragili e sensibili, ma esiste in me questa consapevolezza che mi fa dire di sapere che sono io colui che guardo in questo specchio immaginario, sono colui che, grazie a questi difetti e a questi segni eterni quanto la mia vita può riconoscersi ogni giorno.

Sono IO, sarò sempre IO a prescindere da tutto cio che voi umani guarderete da fuori, sarò IO nella mia perfetta definizione di imPERFETTO

(Cristian Gelpi)
NOTE BIOGRAFICHE
Nasco nel 1978 nella provincia di Bergamo dove attualmente vivo.
Ho cominciato a utilizzare la fotocamera nel 2009 in occasione di un viaggio in Croazia e ho considerato per diverso tempo la fotografia puramente un mezzo per raccontare il viaggio e qualche evento familiare, fino alla scoperta, nel 2012, della fotografia istantanea grazie a Polaroid the Originals e al network tutto italiano Polaroiders.
Da qui, in modo sporadico, comincio a sfruttare la pellicola istantanea per poter sviluppare la mia visione personale sotto forma di scatti singoli.
Nel 2016 partecipo ad un workshop con il Maestro Franco Fontana, che mi permette di schiudere la mia percezione verso la fotografia pensandola come un nuovo mezzo di espressione da conoscere e dominare.
Inizio a riflettere e a ricercare la mia visione fotografica.
Avvio un’ esplorazione e una presa di coscienza, comincio a scoprire e sviluppare uno stile personale in continuo mutamento, che coglie spunti da correnti artistiche che amo, utilizzando il formato quadrato che per la forma e la precisione sento come una parte molto rappresentativa di me stesso, tanto da definirmi inquadrato. Ora mi piace fotografare con calma e nemmeno tutti i giorni, ma quando viaggio in auto o cammino per la strada osservo, guardo, vedo!
Vedo la luce e sento i colori, colgo ciò che mi appartiene. Magari sarà un modo particolare di fare fotografia, ma è così che la sento.
Altri suoi lavori li trovate sul sito www.cristiangelpi.it

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