di Barbara Silbe
Di questo autore i nostri lettori già conoscono il progetto “Black Hole”, da noi pubblicato dopo un incontro avvenuto durante una lettura portfolio la scorsa estate. Era intenso, originale, scaturito dalle sensazioni di oppressione e solitudine del primo lockdown. Questo suo nuovo step, attualmente esposto al Circuito Off di Fotografia Europea e in procinto di andare al Festival di Arles, si è generato da un laboratorio sullo storytelling che ho condotto io stessa, e ci riporta a una dimensione aperta, di ricerca su frammenti immaginifici positivi dove l’esperienza visiva ha tutta la sua e la nostra attenzione. Va a fondo, esplorando se stesso, i suoi ricordi e traumi, le sue delusioni e i desideri, accentuando la dimensione onirica con fotogrammi che sembrano riflessi di pensieri. Ci affida le esperienze fatte, trasformandole in archetipi dove ogni spettatore può riconoscersi. L’autore enfatizza qui l’esperienza immersiva, creando una sequenza fluttuante e spingendo il suo stile verso la coerenza linguistica, arrivando dritto al cuore di chi osserva.
Di Antonio Verrascina io so anche altro, e ve lo racconto: prende il suo impegno per e con la fotografia con una serietà che lo fa restare sveglio di notte, lo fa agitare, entusiasmare, commuovere e lo fa, soprattutto, lavorare con un metodo che lo porterà lontano. Per questa testata, che nuovamente lo ospita con piacere, collabora segnalandoci i talenti che intercetta sul web o sui social e che poi noi, regolarmente, pubblichiamo. Un ulteriore coinvolgimento, che costa tempo e impegno e che nessuno gli impone. Si comporta come se questa disciplina, in tutte le sue declinazioni, fosse una ragione di vita e la benzina che muove le sue energie. Come è per me. Per questo in lui, io per prima, mi riconosco.
“In un mondo in cui la realtà non lascia spazio alla vita, il sogno diventa l’unico modo per provare qualcosa. Dolore, perdita, amore, desiderio, passione, rancore. Promesse sbiadite rubate alla vita,
un passato che bussa con forza, un futuro che faccio fatica a immaginare, l’unico modo che mi resta per vivere e chiudere gli occhi”
Antonio Verrascina
Note biografiche
Antonio Verrascina (Milano, 1983) è un fotografo che vive e lavora a Milano. Con un background nel mondo della finanza, usa la fotografia come mezzo di espressione e strumento di indagine. Nella sua ricerca, passione e ossessione convivono e si nutrono vicendevolmente, la macchina fotografica diviene estensione dei sensi nell’incontro con il mondo esterno, che nelle sue immagini appare sempre come il riflesso di una ricerca introspettiva: il suo processo è istintivo, lascia fluire le domande attraverso le immagini e viceversa. Il suo lavoro sfiora temi come la memoria, il passaggio del tempo, la solitudine, il sogno come luogo in cui si rivelano i molteplici aspetti dell’io e della realtà. Sperimenta spesso accostando immagini, parole, musica, attraverso il video e la realizzazione di piccole pubblicazioni.