In questo progetto fotografico, ho voluto attribuire all’Arca il ruolo metaforico del “pensiero comune”, quella specie di comfort zone in cui tutte le preoccupazioni sembrano svanire, tutto sembra familiare e sereno e le incertezze e la vulnerabilità vengono annullate per rivelare contestualmente l’impotenza umana. Secondo la versione tradizionale della storia, i due famosi leocorni non si presentarono mai per salire sull’arca e da quel momento nessuno li vide più.
I leocorni rappresentano “i valori estinti”, sono coloro che nell’avere opposto resistenza sono diventati destinatari dei divieti assorbendone l’esclusione sociale.
Questo progetto vuole proporre in sintesi le mie riflessioni attraverso una visione onirica della situazione di incertezza che si è generata in questi ultimi anni a seguito della pandemia e che ha evidenziato profondi sintomi di malessere sociale. Una sorta di cartina di tornasole, uno specchio, che mette a nudo i problemi strutturali della società contemporanea, una similitudine della crisi epocale sociale dove chi non accetta la salvezza è destinato all’estinzione.
(Mauro Pinotti)
Note biografiche
E’ stata l’attenzione per gli aspetti sociali e il desiderio di raccontare storie che fin da subito ha contaminato la fotografia di Mauro Pinotti. Il suo primo reportage indaga sull’inserimento territoriale da parte degli extracomunitari, fa seguito un lavoro commissionato dalla Consulta Femminile del Comune di Vigevano sul tema della violenza contro le donne. Negli anni successivi i suoi progetti fotografici si distaccano dal reportage vero e proprio e prendono forme narrative più’ elaborate, ma in questa nuova espressione non tralascia di mettere a fuoco problematiche e denunce.
I suoi progetti si sviluppano principalmente nell’ambito sociale attraverso una conoscenza diretta e personale delle problematiche che intende far conoscere . Graffianti e audaci, le sue fotografie vengono ben presto notate: un suo lavoro fotografico sul pugilato è stato scelto per la realizzazione di una scenografia del film L’Intrepido del registra Gianni Amelio.
I “7vizi “ è uno dei lavori che meglio segna il suo passaggio a una fotografia interpretativa e dai tratti surreale, ma interamente priva di post produzioni digitali. Ogni scena viene realizzata da vivo, con l’aiuto di comparse e costumi da lui attentamente studiati. L’immagine della “superbia” diventerà un caso mediatico e l’icona della settima edizione dell’Internazionale d’Arte di Torino.
Presente nel 2014 a Photissima di Torino, nella mostra “Tryour Home” a cura di Fortunato D’Amico dal titolo “Tryour Home”, con il lavoro “cinqueventotto” supportato da un video fotografico ha ottenuto importanti riconoscimenti in diversi concorsi europei. Nel 2015, viene selezionato per esporre alla Biennale D’arte Contemporanea Italia-Cina a Torino con i “13Re” ( progetto fotografico seriale sviluppato sulla tematica sociale dei nuovi poveri) . Opera è stata poi esposta a Roma presso l’Archivio Centrale dello Stato e alla mostra “Social Act” curata da Fortunato D’Amico e Chiara Milesi presso ex Palazzo Coin di Vigevano.
Fa seguito una ricerca sulla crisi economica attraverso la serie “poveri cristi” , dove ritrae italiani e stranieri che hanno perso tutto, dal lavoro alla famiglia e, molto spesso, anche la salute . Il progetto “Fragile ” punta l’attenzione sul silenzioso dramma dei padri separati, anche in questo caso, uomini alla deriva con difficoltà economiche senza casa e allontanati dai figli .
Si potrebbe dire che Mauro Pinotti utilizza la fotografia per dare voce agli emarginati, a quella parte di umanità che chiede attenzione. Negli anni più recenti, la sua fotografia ha assunto nuove forme di ricerca sperimentale come nel caso specifico del progetto “Far” in cui, dopo anni di studi riesce a sintetizzare una nuova forma di immagine per arrivare anche ai non vedenti.
Sempre attento alle problematiche sociali e ambientali nel 2019 realizza insieme alla fotografa Paola Rizzi “io sono il futuro” un progetto sociale patrocinato dal Comune di Broni e da Fujifilm Italia, conclusosi con la realizzazione di una pubblicazione, una mostra ma soprattutto la straordinaria piantumazione di 15 piante.
Sempre nel 2019 è uno dei diciassette fotografi selezionati per il progetto 17 graffi 50 anni di Piazza Fontana la mostra patrocinata dal Comune di Milano e tenutasi presso la Casa della Memoria al fianco di Berengo Gardin, Graziano Perotti e Francesco Cito. Nel corso degli anni ha collezionato diversi premi ed esposto in gallerie importanti, e il suo lavoro è stato pubblicato su diverse testate.