Il Nagorno Karabakh era una piccola enclave armena in Azerbaijan, autonoma sin dal 1921 e diventata repubblica presidenziale indipendente dopo il referendum interno del 1991.
Gli armeni hanno sempre percepito il Karabakh come il loro luogo di origine, il posto dove tutto ha avuto inizio, la culla della loro cultura, baluardo della religione cristiana in una zona di totale appartenenza mussulmana, con le sue mille chiese e i suoi monasteri fortificati.
Oggi il Nagorno Karabakh non esiste più.
Dopo 9 mesi di isolamento forzato dell’enclave da parte dell’Azerbaijan che ha provocato una crisi umanitaria devastante, il 25 settembre 2023 la popolazione residente in Karabakh ha dovuto abbandonare la propria casa sotto i bombardamenti azeri e rifugiarsi in Armenia. La regione è stata svuotata, le chiese rase al suolo, i cimiteri distrutti, le case saccheggiate. Di quello che è stato il Nagorno Karabakh è stata cancellata ogni traccia. Il 31 dicembre 2023 la nazione è ufficialmente scomparsa dal panorama internazionale. La sua esistenza è stata cancellata addirittura dai libri di storia locale.
Su Google maps del Nagorno Karabakh non esiste più traccia. Abbiamo assistito alla totale cancellazione di una nazione, della sua storia, della popolazione, e non ce ne siamo quasi neanche accorti.
Fino alla dissoluzione dell’Unione sovietica il Nagorno Karabakh (Artsakh in Armeno) è stato per volere di Stalin un oblast (una regione) autonomo armeno con capitale Stepanakert facente però parte dell’Azerbaigian. Azeri e armeni vi convivevano in pace.
La complicata mappa delle enclavi autonome nel Caucaso è un eredità del sistema sovietico di cui si è servita per decenni Mosca per dividere e governare meglio il suo impero. Gli armeni del Karabakh, dunque, avevano raggiunto una loro autonomia già dal 1921, ma Stalin non volle ai tempi concedere loro l’indipendenza. Con la dissoluzione dell’Unione sovietica una buona parte delle repubbliche socialiste che la componevano però si dichiararono indipendenti e così avvenne anche per la Repubblica dell’Artsakh, cioè il Nagorno Karabakh. Da quel momento scoppiarono molte guerre per la disputa sui confini e per la sicurezza e i diritti della minoranza armena.
Venendo ai giorni nostri, la Russia (fino a poca tempo fa stretta alleata dell’Armenia), si trova sempre più impantanata nella guerra di invasione in Ucraina e non intende lasciarsi coinvolgere in una guerra al fianco di Yerevan. L’Azerbaigian, dunque, ha visto aperta per sé una grande opportunità per chiudere una volta per tutta la questione Karabakh e riannettersi definitivamente territori interni ai suoi confini. Non dimentichiamo tra l’altro che gli Armeni sono tradizionalmente cristiano ortodossi e gli azeri mussulmani.
L’atteggiamento di passività della Russia è legato anche all’attuale dipendenza di Mosca dall’Azerbaigian, attraverso il quale la Russia venderebbe il suo petrolio all’Europa confezionato come azerbaigiano. In più gli azeri hanno costruito nel tempo forti legami militari con Israele e Turchia. L’Azerbaigian è cresciuto mentre l’Armenia si è isolata sempre più.
Nel frattempo, le relazioni dell’Armenia con il suo tradizionale benefattore, la Russia, si sono deteriorate e ora la Russia minaccia il leader armeno per la “direzione occidentale” verso cui sta indirizzando il suo paese. Mosca vede tra l’altro in questa crisi un’opportunità per sbarazzarsi di una Armenia che guarda sempre più all’Occidente e per questo cerca di provocare un cambio di regime nel governo di Yerevan.
Ed ecco a inizio 2023 il colpo di mano dell’Azerbaijan che ha creato una crisi umanitaria spaventosa sottoponendo la popolazione del Karabakh a nove mesi di isolamento con il blocco del corridoio di Lachin, unica via di approvvigionamento per gli armeni della regione. Bloccato il corridoio di Lachin, Aliyev (presidente azero) ha trasformato il Nagorno Karabakh in un vasto campo di concentramento per 120 mila armeni rimasti di fatto imprigionati.
Ha ignorato gli appelli di Bruxelles e di Washington, ha ignorato le esortazioni delle istituzioni internazionali che chiedevano la fine del blocco, facendo carta straccia del diritto internazionale; ha distrutto i monumenti cristiani, ha isolato la popolazione armena, non ne rispetta i diritti fondamentali di autonomia culturale e politica, non è disposto a concedere nemmeno il diritto ad avere una amministrazione locale e ha bloccato le forniture energetiche e le vie di accesso privando la popolazione della possibilità di ogni approvvigionamento di generi di prima necessità come il cibo, le medicine e il carburante, provocando una crisi umanitaria, sfiancando la popolazione e fiaccando ogni capacità di resistenza delle forze armate separatiste.
Poi ha iniziato a bombardare i villaggi, da nord a sud, con studiata efficienza, costringendo la una popolazione già allo stremo ad abbandonare case, terre, fattoria e villaggi per salvarsi la vita.
In Nagorno Karabakh ha smesso così di esistere.
Guerre d’indipendenza
1991 Il 2 settembre la regione del Nagorno Karabakh, un’enclave a maggioranza armena in territorioazero, annuncia la secessione dall’Azerbaigian. Comincia la prima guerra.
1994 Con il cessate il fuoco gli armeni prendo- no il controllo dell’enclave. Il bilancio della guerra è di trentamila morti e centinaia di migliaia di profughi, in maggioranza azeri.
1995-2015 Lungo la linea di contatto ci sono al- cune sporadiche violazioni del cessate il fuoco.
2016 Tra il 2 e il 5 aprile scoppia la cosiddetta guerra dei quattro giorni. Un nuovo cessate il fuoco è negoziato con la mediazione di Mosca.
2020 Il 27 settembre un’offensiva azera dà il via alla seconda guerra del Nagorno Karabakh. L’Azerbaigian riconquista i terrori persi nel 1994 e diverse aree dell’Artsakh (come gli indipendentisti armeni chiamano il Nagorno Karabakh).
2023 A luglio l’Azerbaigian blocca il corridoio di Laçın, l’unica strada che collega l’enclave con l’Armenia. A settembre lo riapre. Il 19 settembre l’Azerbaigian attacca l’enclave. Il 20 settembre si raggiunge una tregua. L’Azerbaigian riprende il controllo di tutto il Nagorno Karabakh.
2024 La repubblica armena dell’Artsakh smette di esistere. Continuano i negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian.
Note biografiche
Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione allo IULM di Milano, Emanuela Colombo ha lavorato per quasi 10 anni nell’ufficio acquisti di grandi realtà aziendali lombarde.
Nel 2007 frequenta il Master in “Photography and Visual design” presso Naba in collaborazione con lo spazio Forma di Milano e Contrasto e inizia a collaborare con alcune grandi ONG (come Cesvi, ActionAid, Save the Children, Fondazione Somaschi…) per la produzione di reportage/storie riguardanti le loro attività in Italia e all’estero. Pubblica i suoi lavori su importanti testate italiane ed estere come Panorama, Sette, DdiRepubblica, IoDonna, Stern, DieZeit e altre.
Vincitrice del premio TheFence2016 col lavoro “Chickens” espone a New York nel parco sottostanete il ponte di Brooklyn e in tutto il Nord America.
Vincitrice del premio Tabò 2017 col lavoro “The 2/th generation’s prophecy”, espone al Macro Testaccio a Roma. Dopo una residenza in Lituania espone il lavoro “Brazilka” al festival di Kaunas nel 2019. Nel 2023 espone a Phest – festival internazionale di fotografia di Monopoli – il lavoro “Beatles in the box”…etc,etc..
I suoi lavori sono pubblicati in molti libri di fotografia tra cui citiamo: “Gallo canente spes redit” a cura di Vinicio Riganti pubblicato da Hopli, “Stiamo scomparendo, viaggio nell’Italia in minoranza” pubblicato da CTRL books, “The Village” pubblicato da Quirici Edizioni.
www.emanuelacolombo.com
https://www.instagram.com/emanuelacolombo_photofolio/
Nune Khaeckatryan ha 31 anni. E’ nata e cresciuta a Shushi in Nagorno Karabakh dove lavorava come attrice nella compagnia teatrale della città. Durante la guerra del 2020 è stata costretta a trasferirsi a Stepanakert sempre in Nagorno Karabakh e infine, dopo 9 mesi di isolamento totale della regione da parte dell’Azerbaijan, il 25 di settembre 2023 ha dovuto lasciare la sua casa sotto le bombe coi suoi 2 bambini, il fratello e la famiglia del fratello. E’ arrivata in Armenia con i soli vestiti che aveva addosso. Vive a Hrazdan in un palazzo fatiscente che non era più abitato da 15 anni e dove adesso sono state sistemate decine di famiglie provenienti dal Karabakh. La sua famiglia ha accettato questa sistemazione perché gli affitti altrove sono troppo alti e non può permettersi una casa migliore. I suoi bambini vanno alla scuola locale ma i compagni li prendono in giro e le maestre faticano a capire il loro dialetto. E’ disperata e vorrebbe tornare a casa sua a Shushi anche se la città è stata devastata dagli Azeri e sa che difficilmente questo potrà accadere. Nune Khaeckatryan is 31 years old. She was born and raised in Shushi in Nagorno Karabakh where she worked as an actress in the town’s theatre company. During the war of 2020 she was forced to move to Stepanakert also in Nagorno Karabakh and finally, after 9 months of total isolation of the region by Azerbaijan, on 25 September 2023 she had to leave her home under the bombs with her 2 children, her brother and her brother’s family. She arrived in Armenia with only the clothes on her back. She lives in Hrazdan in a dilapidated building that had not been inhabited for 15 years and where dozens of families from Karabakh have now been settled. His family accepted this accommodation because rents elsewhere are too high and he cannot afford a better house. Her children go to the local school but their classmates tease them and the teachers struggle to understand their dialect. She is desperate and woul
Nune Khaeckatryan ha 31 anni. E’ nata e cresciuta a Shushi in Nagorno Karabakh dove lavorava come attrice nella compagnia teatrale della città. Durante la guerra del 2020 è stata costretta a trasferirsi a Stepanakert sempre in Nagorno Karabakh e infine, dopo 9 mesi di isolamento totale della regione da parte dell’Azerbaijan, il 25 di settembre 2023 ha dovuto lasciare la sua casa sotto le bombe coi suoi 2 bambini, il fratello e la famiglia del fratello. E’ arrivata in Armenia con i soli vestiti che aveva addosso. Vive a Hrazdan in un palazzo fatiscente che non era più abitato da 15 anni e dove adesso sono state sistemate decine di famiglie provenienti dal Karabakh. La sua famiglia ha accettato questa sistemazione perché gli affitti altrove sono troppo alti e non può permettersi una casa migliore. I suoi bambini vanno alla scuola locale ma i compagni li prendono in giro e le maestre faticano a capire il loro dialetto. E’ disperata e vorrebbe tornare a casa sua a Shushi anche se la città è stata devastata dagli Azeri e sa che difficilmente questo potrà accadere. Nune Khaeckatryan is 31 years old. She was born and raised in Shushi in Nagorno Karabakh where she worked as an actress in the town’s theatre company. During the war of 2020 she was forced to move to Stepanakert also in Nagorno Karabakh and finally, after 9 months of total isolation of the region by Azerbaijan, on 25 September 2023 she had to leave her home under the bombs with her 2 children, her brother and her brother’s family. She arrived in Armenia with only the clothes on her back. She lives in Hrazdan in a dilapidated building that had not been inhabited for 15 years and where dozens of families from Karabakh have now been settled. His family accepted this accommodation because rents elsewhere are too high and he cannot afford a better house. Her children go to the local school but their classmates tease them and the teachers struggle to understand their dialect. She is desperate and woul
In quest palazzo a Hrazdan (Armenia) sono ospitate decine di famiglie sfollate dal Nagorno Karabakh. Il palazzo era disabitato da più di 15 anni ed è fatiscente e pericoloso. Gli affitti in Armenia sono saliti alle stelle con l’arrivo degli sfollati dal Karabakh e molte famiglie non possono permettersi altro che questo. This building in Hrazdan (Armenia) is home to dozens of displaced families from Nagorno Karabakh. The building had been unoccupied for more than 15 years and is dilapidated and unsafe. Rents in Armenia have skyrocketed with the arrival of the displaced people from Karabakh and many families can only afford so much.
Syuzanna Martirosyan ha 35 anni. E’ nata e cresciuta a Getavan in Nagorno Karabakh dove lavorava come segretaria nell’ufficio del sindaco. Ha tre figli di 3, 9 e 13 ann. Insieme col marito ha dovuto abbandonare casa sotto i bombardamenti e non è più riuscita a tornarci. Sono partiti coi soli vestiti che avevano addosso. Ora vivono in una palazzina fatiscente a Hrazdan dove riescono a malapena a pagare l’affitto con il sussidio dato dal governo agli esodati. Ne lei ne suo marito hanno ancora trovato lavoro. Syuzanna Martirosyan is 35 years old. She was born and raised in Getavan in Nagorno Karabakh where she worked as a secretary in the mayor’s office. She has three children aged 3, 9 and 13. Together with her husband she had to leave home under the bombing and was never able to return. They left with only the clothes on their backs. Now they live in a dilapidated building in Hrazdan where they barely manage to pay the rent with the subsidy given by the government to the exodus victims. Neither she nor her husband have found work yet.
Syuzanna Martirosyan ha 35 anni. E’ nata e cresciuta a Getavan in Nagorno Karabakh dove lavorava come segretaria nell’ufficio del sindaco. Ha tre figli di 3, 9 e 13 ann. Insieme col marito ha dovuto abbandonare casa sotto i bombardamenti e non è più riuscita a tornarci. Sono partiti coi soli vestiti che avevano addosso. Ora vivono in una palazzina fatiscente a Hrazdan dove riescono a malapena a pagare l’affitto con il sussidio dato dal governo agli esodati. Ne lei ne suo marito hanno ancora trovato lavoro. Syuzanna Martirosyan is 35 years old. She was born and raised in Getavan in Nagorno Karabakh where she worked as a secretary in the mayor’s office. She has three children aged 3, 9 and 13. Together with her husband she had to leave home under the bombing and was never able to return. They left with only the clothes on their backs. Now they live in a dilapidated building in Hrazdan where they barely manage to pay the rent with the subsidy given by the government to the exodus victims. Neither she nor her husband have found work yet.
In quest palazzo a Hrazdan (Armenia) sono ospitate decine di famiglie sfollate dal Nagorno Karabakh. Il palazzo era disabitato da più di 15 anni ed è fatiscente e pericoloso. Gli affitti in Armenia sono saliti alle stelle con l’arrivo degli sfollati dal Karabakh e molte famiglie non possono permettersi altro che questo. This building in Hrazdan (Armenia) is home to dozens of displaced families from Nagorno Karabakh. The building had been unoccupied for more than 15 years and is dilapidated and unsafe. Rents in Armenia have skyrocketed with the arrival of the displaced people from Karabakh and many families can only afford so much.
Raya Beknarasyan ha 27 anni ed è nata cresciuta a Mukhtar in Nagorno Karabakh. Ha studiato pedagogia e lavorava nell’asilo del suo villaggio. Lei e la sua famiglia sono stati costretti scappare sotto le bombe azere il 25 settembre del 2023. Sono arrivati a Hrazdan dove vivono in un appartamento fatiscente assieme al nonno cieco. Non lavorano ne lei ne il marito. I bambini di 4 e 6 anni vanno alla scuola locale ma i compagni li prendono in giro e le maestre faticano a capire il loro dialetto. Raya Beknarasyan is 27 years old and was born growing up in Mukhtar in Nagorno Karabakh. She studied pedagogy and worked in her village kindergarten. She and her family were forced to flee under Azerbaijani bombs on 25 September 2023. They arrived in Hrazdan where they live in a dilapidated flat together with their blind grandfather. Neither she nor her husband work. The 4- and 6-year-old children go to the local school but their classmates make fun of them and the teachers struggle to understand their dialect.
Flora Avamenesyan ha 67 anni e ha lavorato per 40 anni a Martakert come farmacista. Ha avuto 6 figli ed è scappata assieme a loro dalla sua casa in Karabakh sotto i bombardamenti del 25 settembre 2023 per rifugiarsi in un bunker. Da allora nessuno ha più potuto tornare a casa e hanno dovuto partire con i soli vestiti che avevano addosso. Lei aveva in borsa una sua foto da giovane e quella è l’unica cosa che le è rimasta di tutto il suo passato in Karabakh. Vorrebbe tornare a casa sua con tutto il cuore ma sa che morirà in Armenia e non potrà essere seppellita assieme ai suoi cari in Karabakh. Ora vive con i due suoi figli più giovani in un palazzo fatiscente in Hrazdan. Flora Avamenesyan is 67 years old and worked for 40 years in Martakert as a pharmacist. She had six children and fled with them from her home in Karabakh under shelling on 25 September 2023 to take refuge in a bunker. Since then, no one has been able to return home and they had to leave with only the clothes on their backs. She had a photo of herself as a young woman in her bag and that is the only thing she has left of her entire past in Karabakh. She would like to return to her home with all her heart but knows that she will die in Armenia and cannot be buried with her loved ones in Karabakh. She now lives with her two youngest children in a dilapidated mansion in Hrazdan.
In quest palazzo a Hrazdan (Armenia) sono ospitate decine di famiglie sfollate dal Nagorno Karabakh. Il palazzo era disabitato da più di 15 anni ed è fatiscente e pericoloso. Gli affitti in Armenia sono saliti alle stelle con l’arrivo degli sfollati dal Karabakh e molte famiglie non possono permettersi altro che questo. This building in Hrazdan (Armenia) is home to dozens of displaced families from Nagorno Karabakh. The building had been unoccupied for more than 15 years and is dilapidated and unsafe. Rents in Armenia have skyrocketed with the arrival of the displaced people from Karabakh and many families can only afford so much.
Naira Vardanyan ha 69 anni e per tutta la vita ha vissuta a Stepanakert in Nagorno Karabakh. Ha lavorato nell’esercito per 22 anni e ora è in pensione ma qui in Armenia i soldi non le arrivano. Ora vive a Irvezh in una piccola stanza con il suo amatissimo cane. Aveva risparmiato una vita per costruire la sua casa a Stepanakert ma ora tutto è andato perduto per sempre. Il figlio, reduce della guerra del 2020 e ridotto su una carrozzella, vive con la moglie a Yerevan. Non si vedono mai. Naira Vardanyan is 69 years old and has lived in Stepanakert in Nagorno Karabakh all her life. She worked in the army for 22 years and is now retired but here in Armenia the money does not reach her. Now she lives in Irvezh in a small room with her beloved dog. She had saved a lifetime to build her house in Stepanakert but now everything has been lost forever. His son, a veteran of the 2020 war and reduced to a wheelchair, lives with his wife in Yerevan. They never see each other.
Janna Shirnyan ha 55 anni e per tutta la sua vita ha vissuto ad Akanaberd in Nagorno Karabakh. Suo marito era un alto ufficiale dell’esercito e ora è ricercato dall’esercito azero. Lei non ha mai esitato ad impugnare il fucile per difendere la sua casa e il suo bestiame ma il 25 settembre 2023 ha dovuto lasciare tutto e scappare dalle bombe azere. Ha incontrato il marito alla frontiera e hanno attraversato assieme coi soli abiti che avevano addosso. Gli unici due ricordi che hanno della loro vita passata sono una collana d’argento e un pugnale che il marito ha avuto in regalo da un ufficiale dell’esercito russo per avergli salvato la vita. Ora vivono a Azatamut in una palazzina fatiscente dove non ci sono nemmeno il gas e l’acqua corrente. Avevano una casa bellissima. Janna non era mai uscita da Karabakh. Vorrebbe disperatamente tornare a casa sua ma sa che non sarà possibile. Suo padre è fuggito con loro ma appena arrivato il Armenia è morto per il dispiacere. Janna Shirnyan is 55 years old and has lived in Akanaberd in Nagorno Karabakh all her life. Her husband was a high-ranking army officer and is now wanted by the Azerbaijani army. She never hesitated to pick up her rifle to defend her home and her cattle, but on 25 September 2023 she had to leave everything behind and flee the Azerbaijani bombs. She met her husband at the border and they crossed together with only the clothes on their backs. The only two mementos they have of their past life are a silver necklace and a dagger that her husband got as a gift from a Russian army officer for saving his life. Now they live in Azatamut in a dilapidated building where there is not even gas and running water. They had a beautiful house. Janna had never been out of Karabakh. She desperately wants to return to her home but knows it will not be possible. Her father fled with them but as soon as Armenia arrived, he died of grief.
Janna Shirnyan ha 55 anni e per tutta la sua vita ha vissuto ad Akanaberd in Nagorno Karabakh. Suo marito era un alto ufficiale dell’esercito e ora è ricercato dall’esercito azero. Lei non ha mai esitato ad impugnare il fucile per difendere la sua casa e il suo bestiame ma il 25 settembre 2023 ha dovuto lasciare tutto e scappare dalle bombe azere. Ha incontrato il marito alla frontiera e hanno attraversato assieme coi soli abiti che avevano addosso. Gli unici due ricordi che hanno della loro vita passata sono una collana d’argento e un pugnale che il marito ha avuto in regalo da un ufficiale dell’esercito russo per avergli salvato la vita. Ora vivono a Azatamut in una palazzina fatiscente dove non ci sono nemmeno il gas e l’acqua corrente. Avevano una casa bellissima. Janna non era mai uscita da Karabakh. Vorrebbe disperatamente tornare a casa sua ma sa che non sarà possibile. Suo padre è fuggito con loro ma appena arrivato il Armenia è morto per il dispiacere. Janna Shirnyan is 55 years old and has lived in Akanaberd in Nagorno Karabakh all her life. Her husband was a high-ranking army officer and is now wanted by the Azerbaijani army. She never hesitated to pick up her rifle to defend her home and her cattle, but on 25 September 2023 she had to leave everything behind and flee the Azerbaijani bombs. She met her husband at the border and they crossed together with only the clothes on their backs. The only two mementos they have of their past life are a silver necklace and a dagger that her husband got as a gift from a Russian army officer for saving his life. Now they live in Azatamut in a dilapidated building where there is not even gas and running water. They had a beautiful house. Janna had never been out of Karabakh. She desperately wants to return to her home but knows it will not be possible. Her father fled with them but as soon as Armenia arrived, he died of grief.
Gurgen Hovsepyan ha 36 anni ed è fuggito con tutta la sua famiglia da Beraber in Nagorno Karabakh il 25 settembre 2023 sotto i bombardamenti azeri. Gurgen ha 3 figli ed ha portato con sé, oltre alla moglie, anche i sui anziani genitori. Gurgen era un militare di carriera e oggi teme di essere identificato dagli emissari dell’esercito Azero e imprigionato. Nonostante questo vorrebbe rimanere a Khachen anche se il villaggio è molto vicino alla frontiera perché la natura e il clima sono molto simili a quelle del Karabakh. Tutti i membri della famiglia sono partiti dal Karabakh coi soli vestiti che avevano addosso. Rima è la madre di Gurgen. E’ molto preoccupata per il destino della famiglia ma fa del suo meglio per adattarsi alla nuova situazione. Le manca molto il suo giardino in Karabakh. Gurgen Hovsepyan is 36 years old and fled with his entire family from Beraber in Nagorno Karabakh on 25 September 2023 under Azerbaijani bombardment. Gurgen has three children and took his elderly parents with him in addition to his wife. Gurgen was a career soldier and today fears being identified by Azeri army emissaries and imprisoned. Despite this, he would like to stay in Khachen even though the village is very close to the border because the nature and climate are very similar to those in Karabakh. All the family members left Karabakh with only the clothes on their backs. Rima is Gurgen’s mother. She is very worried about the fate of the family but does her best to adapt to the new situation. She misses her garden in Karabakh very much.
Ijevan, Armenia.
Elina Hayrapetyanha ha 43 anni e viveva a Kart in Nagorno Karabakh con tutta la sua famiglia. Elina ha 5 figli e già due nipoti. Nella fuga del 25 settembre 2023 è riuscita a portare con sé anche gli anziani genitori. Suo padre ha perso una gamba durante la guerra del 2020. Il marito restaurava mobili e lei era cuoca nell’asilo del villaggio. Ora il marito accetta lavori saltuari come muratore e lei ha trovato un piccolissimo locale dove aprire una panetteria in cui vende il zhingyalov, un pane non lievitato farcito con diverse erbe a seconda della stagione, che prepara lei stessa. La figlia Rada ha portato con sé durante la fuga alcuni sassi del cortile di casa. A tutti manca molto il villaggio, la casa, i vicini.. però dopo 7 mesi a Ijevan si stanno abituando al luogo e pensano di rimanere. Elina Hayrapetyanha is 43 years old and lived in Kart in Nagorno Karabakh with her entire family.Elina has five children and already two grandchildren.In the escape on 25 September 2023, she also managed to take her elderly parents with her.Her father lost a leg during the 2020 war.Her husband restored furniture and she was a cook in the village kindergarten. Now her husband takes odd jobs as a bricklayer and she has found a very small bakery where she sells zhingyalov, an unleavened bread stuffed with different herbs depending on the season, which she bakes herself. Her daughter Rada took some stones from the backyard with her on her escape. They all miss the village, the house, the neighbours very much, but after seven months in Ijevan they are getting used to the place and are thinking of staying.
Elina Hayrapetyanha ha 43 anni e viveva a Kart in Nagorno Karabakh con tutta la sua famiglia. Elina ha 5 figli e già due nipoti. Nella fuga del 25 settembre 2023 è riuscita a portare con sé anche gli anziani genitori. Suo padre ha perso una gamba durante la guerra del 2020. Il marito restaurava mobili e lei era cuoca nell’asilo del villaggio. Ora il marito accetta lavori saltuari come muratore e lei ha trovato un piccolissimo locale dove aprire una panetteria in cui vende il zhingyalov, un pane non lievitato farcito con diverse erbe a seconda della stagione, che prepara lei stessa. La figlia Rada ha portato con sé durante la fuga alcuni sassi del cortile di casa. A tutti manca molto il villaggio, la casa, i vicini.. però dopo 7 mesi a Ijevan si stanno abituando al luogo e pensano di rimanere. Elina Hayrapetyanha is 43 years old and lived in Kart in Nagorno Karabakh with her entire family.Elina has five children and already two grandchildren.In the escape on 25 September 2023, she also managed to take her elderly parents with her.Her father lost a leg during the 2020 war.Her husband restored furniture and she was a cook in the village kindergarten. Now her husband takes odd jobs as a bricklayer and she has found a very small bakery where she sells zhingyalov, an unleavened bread stuffed with different herbs depending on the season, which she bakes herself. Her daughter Rada took some stones from the backyard with her on her escape. They all miss the village, the house, the neighbours very much, but after seven months in Ijevan they are getting used to the place and are thinking of staying.
I coniugi Mayilyan, entrambi di 71 anni, hanno abitato per tutta la vita a Khapat in Karabakh. Si occupano da sempre della nipote (ora diciottenne) autistica e orfana di madre dall’età di 10 anni e di padre dal 2020. Loro figlio era malato e a causa della guerra non sono riusciti a portarlo in ospedale in tempo. Sono arrivati a Barekamavan in Armenia perché un conoscete ha detto loro che avrebbero potuto avere una casa gratuitamente. Nel villaggio abitano ora altre 20 famiglie sfollate dal Karabakh. Il villaggio di Barekamavan nella regione del Tavush in Armenia è circondato su tre lati dal confine con l’Azerbaijan. Per questo motivo è stato gradualmente abbandonato. Per evitare la sua totale rovina le case lasciate vuote sono state date come abitazione ai profughi del Karabakh gratuitamente per tre anni. Purtroppo erano abbandonate ormai da tempo e spesso in condizioni pessime. Nel villaggio non ci sono ne acqua corrente ne gas. L’unica occupazione possibile qui è l’agricoltura. Il villaggio si trova a un’ora di macchina da Ijevan, il centro amministrativo più vicino. The Mayilyan couple, both 71 years old, have lived in Khapat in Karabakh all their lives. They have always cared for their granddaughter (now 18 years old) who is autistic and has been motherless since the age of 10 and fatherless since 2020. Their son was ill and because of the war they were unable to get him to hospital in time. They came to Barekamavan in Armenia because an acquaintance told them they could have a home for free. Another 20 displaced families from Karabakh now live in the village. The village of Barekamavan in the Tavush region of Armenia is surrounded on three sides by the border with Azerbaijan. For this reason it has been gradually abandoned. To prevent its total ruin, the houses left empty were given as housing to refugees from Karabakh free of charge for three years. The village is an hour’s drive from Ijevan, the nearest administrative centre.
I coniugi Mayilyan, entrambi di 71 anni, hanno abitato per tutta la vita a Khapat in Karabakh. Si occupano da sempre della nipote (ora diciottenne) autistica e orfana di madre dall’età di 10 anni e di padre dal 2020. Loro figlio era malato e a causa della guerra non sono riusciti a portarlo in ospedale in tempo. Sono arrivati a Barekamavan in Armenia perché un conoscete ha detto loro che avrebbero potuto avere una casa gratuitamente. Nel villaggio abitano ora altre 20 famiglie sfollate dal Karabakh. Il villaggio di Barekamavan nella regione del Tavush in Armenia è circondato su tre lati dal confine con l’Azerbaijan. Per questo motivo è stato gradualmente abbandonato. Per evitare la sua totale rovina le case lasciate vuote sono state date come abitazione ai profughi del Karabakh gratuitamente per tre anni. Purtroppo erano abbandonate ormai da tempo e spesso in condizioni pessime. Nel villaggio non ci sono ne acqua corrente ne gas. L’unica occupazione possibile qui è l’agricoltura. Il villaggio si trova a un’ora di macchina da Ijevan, il centro amministrativo più vicino. The Mayilyan couple, both 71 years old, have lived in Khapat in Karabakh all their lives. They have always cared for their granddaughter (now 18 years old) who is autistic and has been motherless since the age of 10 and fatherless since 2020. Their son was ill and because of the war they were unable to get him to hospital in time. They came to Barekamavan in Armenia because an acquaintance told them they could have a home for free. Another 20 displaced families from Karabakh now live in the village. The village of Barekamavan in the Tavush region of Armenia is surrounded on three sides by the border with Azerbaijan. For this reason it has been gradually abandoned. To prevent its total ruin, the houses left empty were given as housing to refugees from Karabakh free of charge for three years. The village is an hour’s drive from Ijevan, the nearest administrative centre.
Arina Sayan ha 41 Annie viene da Nagi in Karabakh. Con tutta la famiglia ha lasciato il suo villaggio il 25 di settembre 2023 in direzione Stepanakert ma anche li sono iniziati i bombardamenti e in 7 dentro quest’auto vecchissima, con i soli vestiti che avevano addosso nel momento della fuga, sono arrivati a Getahovit in Armenia. Un conoscente gli ha procurato una casa ma l’affitto è davvero alto e la casa malmessa. Stanno cercando un terreno da comprare prendendo soldi in prestito che però sia lontano dalla frontiera. Ha 5 figli. Arina Sayan is 41 Annie from Nagi in Karabakh. With her whole family she left her village on 25 September 2023 in the direction of Stepanakert, but the bombings started there too, and seven of them in this very old car, with only the clothes they had on when they fled, arrived in Getahovit in Armenia. An acquaintance got them a house, but the rent is really high and the house is shabby. They are looking for a plot of land to buy by borrowing money, but it is far from the border. He has five children.
Sevak Harityunyan ha 31 anni e dirigeva la panetteria del paese a Taghvard in Karabakh dove viveva con tutta la famiglia. Fino all’ultimo giorno ha cercato di cuocere il pane per sfamare la gente del paese che alla fine del blocco, protratto dagli Azeri per quasi un anno, non aveva più nemmeno il cibo necessario a sopravvivere. Arrivato con tutta la famiglia in Armenia dopo un viaggio devastante durato giorni, ha provato ad abitare in molti paesi ma alla fine ha affittato casa a Dilijan e ha aperto una piccola panetteria dove vende il zhingyalov, un pane non lievitato farcito con diverse erbe a seconda della stagione, che prepara lui stesso. L’unica cosa che sono riusciti a portare con loro dal Karabakh è un anello che la madre non toglie mai. Sevak Harityunyan is 31 years old and managed the village bakery in Taghvard in Karabakh where he lived with his whole family. Until his last day, he tried to bake bread to feed the people of the village who, at the end of the blockade, which the Azeris had maintained for almost a year, no longer had even enough food to survive. Arriving with his entire family in Armenia after a devastating journey that lasted days, he tried to live in many countries but eventually rented a house in Dilijan and opened a small bakery where he sells zhingyalov, an unleavened bread stuffed with different herbs depending on the season, which he bakes himself. The only thing they managed to bring with them from Karabakh is a ring that their mother never takes off.
Sevak Harityunyan ha 31 anni e dirigeva la panetteria del paese a Taghvard in Karabakh dove viveva con tutta la famiglia. Fino all’ultimo giorno ha cercato di cuocere il pane per sfamare la gente del paese che alla fine del blocco, protratto dagli Azeri per quasi un anno, non aveva più nemmeno il cibo necessario a sopravvivere. Arrivato con tutta la famiglia in Armenia dopo un viaggio devastante durato giorni, ha provato ad abitare in molti paesi ma alla fine ha affittato casa a Dilijan e ha aperto una piccola panetteria dove vende il zhingyalov, un pane non lievitato farcito con diverse erbe a seconda della stagione, che prepara lui stesso. L’unica cosa che sono riusciti a portare con loro dal Karabakh è un anello che la madre non toglie mai. Sevak Harityunyan is 31 years old and managed the village bakery in Taghvard in Karabakh where he lived with his whole family. Until his last day, he tried to bake bread to feed the people of the village who, at the end of the blockade, which the Azeris had maintained for almost a year, no longer had even enough food to survive. Arriving with his entire family in Armenia after a devastating journey that lasted days, he tried to live in many countries but eventually rented a house in Dilijan and opened a small bakery where he sells zhingyalov, an unleavened bread stuffed with different herbs depending on the season, which he bakes himself. The only thing they managed to bring with them from Karabakh is a ring that their mother never takes off.