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Mostra – AMAZÔNIA di Sebastião Salgado

Di Jacopo Scarabelli
Sebastião Salgado si gratta la testa e sistema le folte sopracciglia mentre, con gli occhi chiusi, medita su parole che probabilmente ha sentito mille volte, ma alle quali affida sempre la sua speranza. Sono dette da coloro che, all’inaugurazione della sua nuova mostra milanese (dal titolo “AMAZÔNIA”, fino al 2 novembre alla Fabbrica del Vapore), anticipano il suo intervento in relazione alla problematica ecologica che viviamo e che ci porta proprio lì, in Amazzonia, dove l’autore ha compiuto un lavoro durato più di 7 anni. Ad accompagnarlo, come sempre, la moglie Lélia Wanick Salgado, curatrice del suo lavoro e che condivide con lui i suoi stessi sogni.
Il ritratto che accompagna l’infografica presenta una giovane ragazzina nativa di questa parte di mondo. Il suo sguardo è un misto tra fierezza e severità nei confronti di noi osservatori che probabilmente, nel nostro quotidiano, potremmo impegnarci di più affinché questo fragile equilibrio possa tornare ad essere favorevole nei confronti della vita. L’antologica dedicata al grande maestro brasiliano,  promossa da  Comune di Milano, Fabbrica del Vapore, organizzazione Contrasto, Civita, General Service and Security, ha due dimensioni: una paradisiaca con le nuvole, i cieli e questo senso di libertà che trasmette il paesaggio. L’altra è un inferno rappresentato dagli sguardi e dalle espressioni dei soggetti ritratti con i quali Salgado entra in contatto stretto.
L’allestimento, inedito, è pensato per uno spazio complesso come quello della Fabbrica del Vapore. Dal soffitto pendono le magnifiche e stampe incorniciate. Sono di dimensioni notevoli e, per questo, è ancor più d’effetto il fatto che siano appese a un filo come a rappresentare la fragilità della natura. Come se tutte insieme rendessero più concreto l’ecosistema naturale del pianeta portato qui in città e la possibilità stessa di perdere da un momento all’altro un tassello che lo compone. All’interno dell’immensa sala due pareti a semicerchio accolgono le foto alle persone. Un’apertura ci porta a entrare dove, insieme a ulteriori ritratti, troviamo delle video interviste agli indigeni.
Ad enfatizzare l’immersione sensoriale della visita c’è una colonna sonora, appositamente composta, che ci accompagna con suoni e rumori che simulano quelli della foresta.
Le fotografie presentate sono oltre duecento e il bookshop all’ingresso propone diverse edizioni del catalogo. C’è anche un versione dal titolo “Amazõnia Touch”, che presenta delle riproduzioni in rilievo di alcune fotografie per il pubblico non vedente. Insomma, un viaggio immersivo dentro all’Amazzonia che da una parte ti ammalia e ti porta in un mondo quasi incredibile e dall’altra ti sbatte per terra in una realtà dove ci sono grandi traumi e drammi.
La speranza è che queste stampe possano rappresentare dei semi che, cadendo, possano far germogliare nuova vita. Sta a noi saper calpestare e preparare il terreno ad esse.
Dove e quando:
Fabbrica del Vapore (Cattedrale) – Via Giulio Cesare Procaccini 4 – 20154 Milano – dal 12 Maggio al 2 Novembre 2023
Orari: da lunedì a mercoledì 10:00 – 20:00 – da giovedì a domenica 10:00 – 22:00Info: www.salgadoamazonia.it; tel. 339.7138171

Di seguito ho deciso di riportare una lista di informazioni raccolte dalle risposte che l’autore ha dato a varie domande poste. La sua fotografia la conosciamo tutti e dalle sue parole si evince come per lui sia veicolo di un messaggio che possa cambiare in meglio il futuro.
– Il progetto è stato realizzato in un periodo di tempo che va dal 2013 al 2019
– Sono stati effettuati 58 viaggi nella foresta amazzonica.
– Avere le autorizzazioni per entrare è già stata una grande opportunità anche se quando entri nella foresta non sai poi dopo quanto esci.
– Ci vuole tempo per guadagnarsi l’accettazione da parte della tribù e quindi per poterli capire e poi fotografare.
– Non solo ha indagato sull’aspetto umano, ma c’è stata anche una ricerca e una nuova comprensione della foresta stessa.
– L’Esercito brasiliano è stato di supporto con aerei ed elicotteri che abitualmente usa per controllare il traffico di droga. (ndr le foto aeree non sono quindi fatte con drone, ma in prima persona)
– In Amazzonia si snodano le catene montuose più alte del Brasile, fotografate per la prima volta.
– Lavoro di 7- 8 anni che ha portato anche a una serie di informazioni scientifiche. Si credeva che l’umidità fosse trasportata a livello fluviale. Non è così. Si è scoperto che lo spazio aereo, data la grande evaporazione, riesce, attraverso il vento, a portare umidità in una zona vastissima che copre tutto il pianeta. L’Amazzonia produce un tale grado di umidità propria che si dice riesca ad arrivare anche in Italia e sicuramente nel resto delle Americhe.
– A livello di equipaggiamento fotografico non si sono presentati problemi. La parte più critica è più a livello di vivere in Amazzonia. Ha quindi portato con se dei pannelli solari per ricaricare quotidianamente la batteria, il rasoio e il telefono satellitare.
– Aveva con lui uno studio fotografico “portatile”. 6x9mt, arrotolabile. Grande per ospitare 30/40 persone insieme. Alcuni giorni rimase completamente vuoto e altri invece con gruppi numerosi.
– Il fondale neutro dello studio gli è servito per staccare i soggetti, adornati di fiori e accessori, dal resto della foresta (ndr: sopratutto considerando che scatta in bianco e nero).
– Aspettava fossero i soggetti a farsi fotografare.
– Ritrarli in una situazione di studio portava il soggetto e il fotografo ad entrare in un rapporto unico. Allo stesso tempo la persona ritratta si sentiva particolarmente importante.
– Continua la scelta di non fotografare la distruzione ma la purezza e unicità dei luoghi incontaminati.
– Il rapporto col governo brasiliano è stato nullo nel periodo Bolsonaro. Votato alla distruzione del paese.
– Col governo attuale ci sono molti contatti. Un governo che pensa al paese, indigeni e ambiente.
– Indipendentemente da questo, sono andati in Amazzonia senza legami governativi.
– Bolsonaro si è accorto poi che stava fotografando con l’aiuto dell’Esercito. Ma il Covid ha comunque bloccato tutto e non ha potuto ultimare alcune storie.
– Durante i 4 anni di governo, Bolsonaro ha cercato di destabilizzare la costituzione.
– I l 25% del territorio amazzonico è protetto dalla costituzione e donato agli indigeni.
– Il 24,9% è sotto protezione permanente con i parchi naturali.
– 200 tribù sono presenti in Amazzonia e 286 sono le lingue parlate.
– Quindi non bisogna mai generalizzare. Alcuni gruppi tribali non hanno sensibilità religiosa e non hanno tutti la stessa percezione delle minacce.
– La minaccia ambientale è sopratutto per la parte più preistorica. Tribù che mai hanno avuto contatto con la civiltà contemporanea.
– Lo scopo della mostra è portarci a capire l’essenza dei luoghi come l’Amazzonia e a percepire la meraviglia, lasciando da parte l’estraneità che siamo sempre più abituati a manifestare.
– La famiglia Salgado e Instituto Terra hanno piantato 2.300.000 di alberi.
– 1.000.000 di alberi verranno piantati dal partner Zurich

– Dopo Milano, la mostra toccherà Zurigo e Madrid