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Vallisneri Photo Contest, un premio per la fotografia scientifica e naturalistica

Raccontare la crisi della biodiversità attraverso il linguaggio fotografico, è questa l’ambizione del Vallisneri Photo Contest, concorso nazionale per la fotografia scientifica e naturalistica istituito dal National Biodiversity Future Center, promosso e patrocinato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova in collaborazione con Contrasto

Secondo il grande fotografo inglese Don McCullin “La fotografia non può cambiare la realtà, ma può mostrarla”. Per questo il National Biodiversity Future Center (NBFC), il Centro Nazionale per la Biodiversità istituito e finanziato dal PNRR, affida alla potenza del linguaggio fotografico, con un concorso aperto a tutti, il racconto del problema più urgente dei nostri tempi: la crisi climatica. Biodiversità in crisi è il tema scelto per l’anno 2023. I rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite continuano a misurare dati sempre più drammatici a ogni nuova pubblicazione: i sistemi biologici a tutti i livelli e latitudini del nostro pianeta stanno subendo impoverimenti, danni crescenti e non recuperabili dovuti ai cambiamenti climatici causati dall’essere umano. Il primo passo per affrontare il problema? Metterlo a fuoco e scegliere gli obiettivi giusti, letteralmente. Biodiversità in crisi è una call to action, dunque, per quanti confidano nella fotografia naturalistica come un mezzo per sensibilizzare l’opinione pubblica aumentando la consapevolezza di quanto sia importante proteggere la Terra.

Il concorso, a partecipazione gratuita, è stato lanciato lo scorso luglio in occasione di UNIfest – Scienza e Arte, la rassegna dedicata alla divulgazione scientifica organizzata da Unipd ai Giardini dell’Arena. In coerenza con le azioni e gli obiettivi di NBFC, per cui è prioritaria la salvaguardia di tutti gli ecosistemi, fotografi e fotografe, professionisti e non, sono invitati a presentare realizzazioni fotografiche che abbiano come soggetto i segnali biologici del cambiamento climatico, nell’areale geografico dell’Italia e del bacino del Mediterraneo. Con la libertà di spaziare dal mondo microscopico dei virus, fino a quello macroscopico degli ecosistemi, ciascun partecipante potrà iscrivere al massimo un’opera per la selezione foto singole o per la categoria “Intelligenza Artificiale”, o una serie di immagini per la sezione reportage, in bianco e nero o a colori, purché inedita e originale, scattata con apparecchio fotografico (macchina fotografica, smartphone, tablet, action camera, drone) o, limitatamente alla categoria “Intelligenza Artificiale”, creata con un apposito software.

Le opere dovranno pervenire entro il 15 gennaio 2024 all’indirizzo e-mail vallisneriphotocontest@contrastobooks.com. Le realizzazioni saranno valutate da una giuria composta da ricercatori e ricercatrici appartenenti alle aree delle Arti visive, Scienze Naturali e della Vita e da personalità prestigiose del mondo della fotografia. In palio, 7 premi in denaro: 3 per la foto singola, 3 per il reportage e 1 per l’Intelligenza Artificiale, che saranno conferiti da un grande nome della fotografia durante la cerimonia di premiazione organizzata nel 2024 nell’ambito delle celebrazioni per il quarantennale della fondazione del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova.

Le foto selezionate saranno stampate ed esposte in una mostra temporanea in una sede espositiva dell’Università e poi collocate permanentemente presso il Complesso Interdipartimentale di Biologia dell’Università di Padova dedicato al grande naturalista e scienziato Antonio Vallisneri, principale esponente della tradizione medica e naturalistica galileiana tra Sei e Settecento, a cui anche il concorso tributa omaggio.

Tutti i dettagli (termini, requisiti e modalità di partecipazione, informazioni tecniche e motivi di esclusione) sono consultabili al sito www.nbfc.it/vallisneriphotocontest.

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Portfolio – LUAP, un orso rosa per indagare il mondo e noi stessi

LUAP, nella vita Paul Robinson, è un artista visuale emergente e poliedrico la cui attività è apprezzata a livello globale da Londra a New York, da Dubai a Hong Kong e Berlino. Ha esposto insieme ad artisti di fama internazionale tra cui Picasso, Banksy, Warhol e Hirst alla Andipa Gallery di Knightsbridge e ha creato grandi opere d’arte su misura per l’esclusivo London Members ‘Club e Daisy Green. Quest’anno celebra i dieci anni dalla creazione del suo “The Pink Bear”, un grosso orso rosa-fluo che usa come alter ego e che porta in luoghi esotici per porre l’accento su temi e tabù che non ci lasciano indifferenti: la salute mentale, l’ambiente, l’isolamento.

LUAP indossa la sua tuta da orso e si carica addosso 20 kg di attrezzatura fotografica professionale fino ai confini della terra, guidandoci in una perlustrazione dentro e fuori se stesso e indagando la perdita dell’innocenza dell’individuo. Ha visitato tutti i continenti tranne l’Antartide e la produzione fotografica che realizza funge da rimbalzo per la fase successiva del suo processo creativo. Impiegando diversi mezzi e tecniche, affronta le questioni legate al crescente senso di eco-ansia che affligge ormai così tanti di noi, in particolare i giovani. LUAP usa la sua arte, quindi, per attirare il suo pubblico e trasmettere un messaggio oscillante tra angoscia e speranza.

L’orso rosa vive e si muove in mezzo a noi. Esplora, si diverte, si sofferma, addirittura pensa: è fotografato mentre fissa un abisso pieno di spazzatura, evocando la realtà affrontata dalla nostra giovinezza. In un altra opera l’artista spruzza vernice acrilica per generare l’illusione di una foresta verde vista da lontano, ma avvicinandosi alla tela i grani acrilici multicromatici diventano distinguibili, richiamando le microplastiche che ora dominano paesaggi un tempo incontaminati. La sua creatività affronta tematiche come l’innocenza dell’infanzia, l’isolamento e la solitudine inquinata che spesso ci travolge nelle grandi metropoli, sensazioni che si amplificano ancora di più oggi, in tempi di Coronavirus e crisi climatica.

“Lo storytelling rende la profondità, definendo il lavoro e stabilendo un dialogo franco su verità scomode” – ci spiega LUAP – L’Orso Rosa nasce dall’essere a disagio nella propria pelle, mentre siamo alla ricerca di noi stessi, per superare la disconnessione generata dal disagio con la realtà. Allo stesso modo, il mio personaggio nella sua ricerca si connette con la natura, sperando di ristabilire un legame perduto da tempo a causa del degrado dell’ambiente. Lui in origine era un orso polare, rappresenta il più onesto ponte di connessione, guarda la realtà dritto negli occhi, sperando di trovare un paradiso perduto “. Una stampa del Pink Bear è stata recentemente venduta a un valore tre volte più alto del prezzo di listino da Christie’s per conto del Terrence Higgins Trust.

In un anno segnato dall’isolamento e dalle crisi esistenziali, l’autore vuole che l’arte stringa la mano alla società civile e aiuti ad attirare l’attenzione sulle questioni più urgenti dei nostri tempi cercando una partnership con cause specifiche, come il cambiamento climatico. Attraverso questa collaborazione cerca di confortare il suo pubblico.

“L’orso rosa – afferma LUAP – è nato per me come un alter ego, uno che cerca di sciogliere la paura e l’oscurità con la gioia e il calore di un ricordo d’infanzia. Quando qualcuno guarda la mia arte, voglio che si senta a suo agio di fronte a quel personaggio, a prescindere da cosa possa essere giustapposto. L’esperienza artistica chiude il cerchio ricreando ricordi felici per gli altri. Donando un momento condiviso di nostalgica felicità, spero di costruire un rifugio per chi osserva “.