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Don’t Touch My Children, un progetto artistico per i bambini del mondo

Segnaliamo un importante progetto internazionale che apre il 7 maggio a Nuoro: si intitola DTMC , “Don’t Touch My Children”. Voluto e ideato con coraggio, determinazione e molta caparbia da Seb Falchi, artista fotografa sarda che vive e lavora negli Stati Uniti. Il progetto ‐ in prezioso partenariato con l’artista di Orune Nietta Condemi De Felice ‐ è patrocinato da Unicef Italia, Comune di Nuoro ‐ Assessorato alle politiche sociali, Camera di Commercio, Museo MAN, Istituto Scolastico Podda sempre della città di Nuoro e dal museo Midi di Norbello. Ha collaborato nella prima fase l’Associazione Presenza Isole Comprese di Nuoro e nella seconda, l’Associazione Culturale Insula Felix di Olbia. Sponsor di DTMC l’Hotel Centrale di Olbia.
Il format born in USA made in Italy a partire dalla Sardegna, era stato lanciato per il 21 marzo 2020 ma bloccato dal primo lockdown italiano. E’ la seconda volta che le due artiste si uniscono per affrontare attraverso lo strumento dell’arte, temi sociali che toccano l’intera collettività, infatti è del 2017 la performance interattiva contro la violenza di genere (Don’t Touch My Brain) partita da San Francisco per approdare a San Teodoro.

La performance interattiva è divisa in due parti, una creativa e l’altra più scientifica. La prima si terrà a partire dalle 9.30 presso la libreria Mieleamaro in Corso Garibaldi, con l’esplosivo allestimento a terra del coloratissimo photo carpet: un tappeto lungo 130 metri, inondato di fotografie di bimbi donate dagli artisti partecipanti. Prezioso nella posa in opera sarà l’aiuto dei bambini e dei giovani che stenderanno il photo carpet fino a farlo finire all’interno del palazzo del Museo MAN. La parte scientifica sarà ospitata nella Sala Convegni della Camera di Commercio di Nuoro in Via Papandrea 8, con la presentazione di un convegno-dibattito pubblico al quale interverrano numerosi esperti e personalità. Il tema del dibattito sarà “LA TUTELA DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI” indagare dalla radice i danni della violenza psico fisica del minore per iniziare un percorso educativo di cambiamento che, partendo dalla famiglia ‐ prima istituzione del bambino ‐ lavori in sinergia con la scuola e tutte le istituzioni.
Il progetto coinvolge circa 60 fotografi a livello internazionale, come il fotografo nonché docente di fotografia Kevin Bransfield del Monterey Peninsula College e il fotografo afgano Naser Bayat, solo per citarne alcuni.
DON’T TOUCH MY CHILDREN è solo all’inizio ‐ sostiene l’ideatrice Seb Falchi ‐ l’idea è quella di innescare una joint venture con i giovani, le amministrazioni comunali e gli artisti italiani per portare l’idea negli Stati Uniti. Questo è solo il numero zero, la cartina tornasole per capire se la mia terra è pronta a fare un salto coraggioso e presentarsi ovunque con contenuti culturali importanti dei quali spesso non si tiene conto. In programma ci sono altre edizioni in Sardegna e non solo ‐ continua l’artista ideatrice dell’evento ‐ un evento che non avrebbe potuto vedere la luce se non grazie alla sinergia di molteplici attori; chi ha creduto progetto e ha fatto sì che tutta questa bellezza accadesse, a partire da tutti i fotografi e vignettisti, Nietta, tutti i patrocinanti e partecipanti al convegno. Nonché lo staff che dietro le quinte ha lavorato sodo per comporre il meraviglioso puzzle artistico culturale. Abbiamo bisogno di ottimismo, di infondere il desiderio di un futuro buono da costruire tutti insieme per i bambini e gli adolescenti, che sono giovani adulti da rispettare, accompagnare, sollecitare per sviluppare i loro talenti e la creatività di cui sono colmi. In un periodo post pandemico come il nostro, i rapporti umani con la riscoperta del gioco, l’arte come ponte che unisce e mai divide, sono le fondamenta solide sul quale costruire un futuro ex novo, conclude Seb Falchi. Un momento d’arte, d’incontro e di idee tutte da mettere su strada.