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Elger Esser – L’alchimia del paesaggio

L’ALCHIMIA DEL PAESAGGIO

di Alessandra Klimciuk

Pubblicato su EyesOpen! n. #10 – Habitat

Entrare nel mondo di Elger Esser è un viaggio nella dimensione del tempo e dello spazio senza fine. Un viaggio dove l’arte fotografica diventa arte pittorica. Maestro indiscusso della rarefazione in paesaggi dove arte e natura sono intimamente legati, la sua ricerca ha incluso l’emozione nell’idea documentaristica di Bernd e Hilla Becher, rimanendo comunque vicino al senso concettuale della fotografia e al valore della memoria trasmesso dai suoi celebri insegnanti alla scuola di Düsseldorf, che hanno sempre sostenuto il suo lavoro. La sua perfezione ottica, il suo concetto di luogo, il rigore formale dello spazio e dei suoi componenti, l’utilizzo del grande formato, lo avvicinano e lo vedono a suo modo figlio dei lavori dei Becher. L’autenticità della ricerca attraversa tutta la sua produzione. Un alchimista contemporaneo che sperimenta e invita a ripensare la fotografia come strumento di originalità e a ridefinire il suo territorio.

Artista raffinato e colto, il suo mondo visionario è frutto di un lavoro meticoloso e di una ricerca approfondita. Le sue immagini oniriche e sublimi rimandano a tutta la cultura europea di cui Elger Esser è profondo conoscitore. La connessione letteraria è estremamente importante per lui, che ha sempre cercato temi legati alla letteratura classica del ‘900. Quello che lui sa, ha studiato e ricerca dà a ogni luogo un’importanza che va ben oltre l’immagine che già di per sé ci affascina.

Sensibile e preciso nella sua osservazione, Elger Esser utilizza tonalità pallide, quasi sbiadite o seppia, ma anche il colore, per rappresentare diversi stati d’animo, tecniche che ricordano lo spirito romantico del tardo XVIII secolo e la letteratura di viaggio del XIX secolo. Ma le sue opere, che possono apparire classiche, diventano contemporanee nella loro composizione, che si muove tra la sfocatura e la nitidezza data dalla lunga esposizione.

Frutto di ricognizione e preparazione meticolosa, il luogo e l’inquadratura di ogni sua opera diventano essi stessi parte di quel momento preciso che è il tempo perfetto, ma anche di uno spazio ben definito e rigoroso. Spazio e tempo sono le due coordinate che costruiscono le sue fotografie. Il momento presente e lo spazio definito, dilatano i propri confini fino a perdersi nell’infinito, in una sfera rarefatta tra le dimensioni del tempo e dello spazio, in cui lo spettatore perde i propri confini e i propri riferimenti, ma ritrova l’esperienza interiore e intima del senso profondo della realtà e della sua bellezza senza fine.

La poetica di Esser si manifesta proprio di fronte alla magnificenza della natura, alla sua bellezza, alla vastità degli spazi, di fronte a cui l’uomo riconosce il proprio limite e la possibilità di una dimensione sovrasensibile, da esperire sul piano puramente emotivo. Il sentimento del sublime apre all’uomo l’esperienza dell’infinito. Il mare, lo stesso elemento che ci compone e senza il quale non ci sarebbe vita, attraversa quasi tutta la sua produzione. E i suoi paesaggi diventano lo specchio della nostra anima, ritratti sublimi dell’animo dell’uomo. Anche l’ultima serie di lavori Morgenland, realizzata durante una serie di viaggi in medio oriente tra Libano, Egitto e Israele dal 2004 al 2015, utilizza il paesaggio come riflessione sulla situazione politica e i conflitti che lacerano quelle regioni da decenni. La descrizione che fa Esser trasmette una bellezza tranquilla e serena, che auspica un senso di riconciliazione tra le differenze culturali e le questioni storiche irrisolte.