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Mostra – Davide Di Tria, The Game Of Photography

Di Jacopo Scarabelli

Sono stato alla mostra fotografica di Davide Di Tria presso l’Istituto Italiano di Fotografia a Milano, che resta visitabile fino al 24 maggio. Il contesto gaming, per chi mi conosce, è qualcosa verso cui ho una certa sensibilità e al quale presto molta attenzione. Ho conosciuto Davide proprio per la sua iniziativa Gasoline Photography, ovvero lo pseudonimo tramite il quale presenta la sua “fotografia IN GAME”.

Ve la spiego in breve: i videogiochi presentano mondi virtuali alternativi al nostro, nei quali si muovono i vari elementi al fine di intrattenere il videogiocatore del determinato gioco. Sempre più giochi presentano la “photo mode”, introdotta per la prima volta in Gran Turismo 4 nel 2005. Questo significa che tramite un comando di gioco è possibile prendere possesso di una fotocamera virtuale, muoversi nell’ambiente di gioco e, tramite gli stessi parametri di una camera tradizionale (quali ad esempio Iso, tempi, diaframma e altri…) , è possibile scattare fotografie nel gioco stesso. Gasoline richiama il mondo dell’automotive, quello su cui si concentra la “in game photography” di Davide. I suoi scatti ritraggono quindi il mondo delle quattro ruote sia in giochi competitivi come Forza Motorsport o Gran Turismo, sia in quelli open world come Forza Horizon o Test Drive Unlimited. Per questi giochi gli vengono anche commissionate delle sessioni fotografiche dalle software houses stesse. Durante la presentazione e la chiacchierata intercorsa tra il fotografo e gli spettatori presenti, si evinceva come l’approccio fotografico è tradotto nell’ambiente virtuale.

Lui stesso ha dichiarato: “Quando gioco con la mia Crew (Rusty Garage), chiedo spesso di fermarci in un luogo del mondo di gioco per fare qualche foto. Conosco talmente bene la mappa, che la mia attenzione sa già dove soffermarsi per fare uno scatto potenzialmente interessante”. Un tipo di attitudine che, per molti fotografi, è la chiave per arrivare a realizzare una fotografia personale grazie alla conoscenza approfondita del soggetto da fotografare. L’allestimento di nove fotografie in varie dimensioni presenta questa sua visione. Una selezione varia, con soggetti fermi e in movimento, ricavata dal suo database che, nel frattempo, si è già arricchito di nuove fotografie di mondi, quelli virtuali, che hanno solo iniziato ad esprimere il loro potenziale fotografico.

Dove e quando: Istituto Italiano di Fotografia – Via Enrico Caviglia, 3 – 20139 Milano – dal 9 al 24 Maggio 2023

Orari: da lunedì a venerdì 10:00/13:00 – 14:00/19:00 – sabato 10:00/13:00 – 14:00/18:00

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Portfolio – Margherita Nardi, Il respiro delle emozioni

Di Barbara Silbe

Respirare è un’azione che ha a che fare con la nostra stessa sopravvivenza. Senza aria, non c’è vita. E’ un dentro connesso con il fuori, contrazione e rilassamento continuo del nostro corpo in armonia. Lo sa bene Margherita Nardi, che su questo concetto ci ha costruito un progetto fotografico intimo ed emozionante. Nascondendo dietro allle immagini una serie di simbologie, alcune esplicitamente esternate, altre no. Per scelta, per indole, l’autrice preferisce lasciare spiragli aperti alle interpretazioni, lancia messaggi che non è indispensabile noi tutti comprendiamo, quasi che la fotografia fosse più un dialogare con se stessa per raggiungere la consapevolezza alla quale accenna nel suo testo qui sotto. E’ un fatto che quando non siamo sereni o ci sentiamo in pericolo, il respiro cambia, viene trattenuto, accelera. E’ correlato alle tensioni, all’ansia che ci attraversa per varie ragioni. Si fanno corsi per respirare e liberarsi dallo stress, quasi che questa azione ci riportasse al ritmo ancestrale che ci appartiene: nascita, esistenza, morte, e innumerevoli sfaccettature nel mezzo che Margherita Nardi prova a raccontare: c’è l’aria pura intorno a un albero, o un brivido sulla pelle, un vetro che si appanna, l’insonnia su un cuscino carezzato da una mano, la serenità di un sorriso che si affaccia al sole della finestra. Affidando la sua idea a gesti di altri protagonisti, lei, autrice-soggetto, per riprende fiato e respirare la sua stessa libertà ha dovuto infilarsi dentro a diversi passaggi, usare i polmoni, lo sterno, il cuore e il cervello tutti legati da un filo stretto.

Queste le sue stesse parole:

Il respiro è un atto inconsapevole e spontaneo. Un meccanismo insito nella nostra esistenza, a cui non serve un input di azionamento, e a cui non diamo troppo peso. Respirare è un concetto chiaro e definito per chiunque, ma quante e quali accezioni può assumere nel corso di una vita? Alle mie fotografie ho affidato il compito di proporre una risposta a questa ricerca di senso e significatività.

Ho iniziato con una profonda introspezione: ancora fresche sono risultate per me, nel cuore e nella mente, le ferite di quel “mio” momento storico, in cui avevo un respiro corto, affannoso e pesante. Un costante senso di oppressione ha precluso ogni mia libera scelta per un paio di anni. Quasi apnea. La consapevolezza delle difficoltà e un crescente grado di accettazione del mio dolore, sono state bolle d’ossigeno che mi hanno riportata in superficie. Riemergendo, il mio primo respiro è stato energia pura. Bocca aperta, aria limpida.

Ho proseguito la ricerca porgendo ad alcune persone il mio dubbio di significato. Ho raccolto le loro testimonianze. Sentivo l’esigenza di capire se anche per gli altri esistesse una stretta connessione tra il respiro e le emozioni. Ho chiesto loro di fermarsi, in questo mondo sempre più frenetico, per ascoltarsi, e di tradurre in parole un concetto tanto facile da comprendere, quanto personale.

Ho capito che ognuno recupera il respiro secondo la propria spiritualità e necessità, proprio come potenzialmente diverse possono essere le strade che portano noi, singole entità del mondo, ad uno stesso obiettivo.

Ho capito che il respiro può rivelarsi come una preziosa chiave enterocettiva: aumentando il grado di consapevolezza e di ascolto del nostro intimo, possiamo, forse, percorrere la nostra strada più serenamente.

Ho capito che il respiro ha una propria frequenza e intensità, ovvero una forza diversa in ognuno di noi.

Capisco, ogni giorno, che il respiro è un’intima connessione tra mente e cuore. Un legame tra conscio e inconscio che ci attraversa tutti e che ci accompagna nel nostro quotidiano, e a cui, purtroppo, non sempre riconosciamo la giusta importanza. Il respiro non è solo un susseguirsi di attimi, ma porta la nostra presenza nella storia del tempo, senza esserne mai stanco.

Note biografiche

Mi chiamo Margherita, sono di Monza ma vivo e lavoro a Milano.

Conseguita la laurea in economia e commercio, ho deciso di fidarmi dell’istinto e di perseguire la mia passione per la fotografia. Dopo aver frequentato i corsi presso l’Istituto Italiano di Fotografia, ho iniziato a lavorare come assistente e poi come fotografa professionista. Sono specializzata in fotografia commerciale e industriale, reportage aziendale e ritratto.

Mi ritengo una persona inguaribilmente precisa, fortemente riolutiva e determinata. La mia ambizione mi spinge a continuare a studiare e sperimentare, anche nella ricerca introspettiva e artistica, per portare la mia fotografia a un maggior livello di espressività.

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Portfolio – Sara Peccianti, Dal mio cuore

Il progetto di Sara Peccianti, giovane fotografa il cui nome d’arte è La Sullivan, nasce di certo da un dolore. Forse più di uno. Approccio molto femminile alla fotografia, il suo, che viene utilizzata come mezzo di indagine interiore e ponte per attraversare qualche ostacolo. L’autoritratto è per lei il corrispettivo di un’esplorazione, indagine oggettiva del suo sentire, di cose subite o vissute in un recente passato. Il linguaggio che usa è persuasivo, immaginifico, materico: il cuore d’animale sanguina tra le sue mani, ce lo mette di fronte e ci costringe a restarle di fronte. Procede per metafore, allusioni e rimandi di grande impatto visivo, che le servono per analizzare i suoi stessi pensieri e inscatolare quella remota sofferenza. La vicenda che si srotola un fotogramma dopo l’altro è quella di un amore finito. Ogni tassello è il frammento di un vetro che è andato in pezzi ed è rimasto sul pavimento. L’autrice finisce quasi per calpestarlo: nel suo intervento riportato qui sotto dice “ora è tempo di andare”. Come in un processo di purificazione, fa un salto ed è oltre. E’ l’allegoria della vita stessa, dove emozioni di gioia, rabbia, turbamento, mancanza, liberazione sono tappe di una storia narrata per immagini che dicono la verità e, proprio per questo, sono efficaci.

 

“Questa è la mia storia, il mio naufragare

Ogni notte il mio cuore sboccia e fiorisce, lo sento pulsare sulla dolente canzone dell’amor perduto.

Tutto fluisce e scorre. Sangue, lacrime, tempo.

Fiumi di sogni sgorgano, sono viva eppure annego, mentre la primavera stenta ad arrivare.

 Un fiocco di neve si arena, danza l’inverno piangendo su petali secchi, sullo spettro di un tuo sorriso.

Amare e lasciare che tutto accada, ora è tempo di andare. Il mio cuore è qui, esposto.

 Te lo mostro, lo tengo tra le mani, chiuso in questo cerchio, senza rimpianto, senza rimorsi.

Trovando in me, finalmente, un porto dove approdare”

Note biografiche

Sara Peccianti, in arte “LaSullivan”, nasce a Milano nel 1992 (c’è chi giura di averla vista nascere già con i capelli blu). Da sempre amante dell’ arte intraprende gli studi di Beni Culturali all’Accademia di Brera. Conseguito il diploma capisce che una delle sue più grandi passioni è la fotografia e per alcuni anni affianca il lavoro nel settore retail con corsi riguardanti il campo fotografico. Da qui Inizia a produrre i suoi primi autoritratti perchè sente l’esigenza di raccontare se stessa nella sua continua evoluzione tramite diverse tecniche sperimentando digitale, analogico e polaroid. Nel 2019 frequenta il biennio presso l’Istituto Italiano di Fotografia, vincendo anche una borsa di studio. Finiti gli studi inizia a lavorare come fotografa professionista condividendo uno studio fotografico e si specializza nella ritrattistica.

Chi la conosce sa che due delle sue paure più grandi sono la monotonia e la banalità ed è per questo che decide di ritrarre principalmente persone che non hanno paura di mostrare se stesse per quello che sono nella loro unicità.

LaSullivan (Sara Peccianti) –  lasullivan.ph@gmail.com

Sito: https://www.lasullivanph.it

IG: https://www.instagram.com/lasullivan.ph

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Portfolio – Federica Malgrati, L’eleganza del saper sentire

Un fiore che si schiude, è questa la prima metafora evocata dalla serie di Federica Malgrati. Bianco bocciolo fatto di carne e sangue e pensieri, che lentamente, morbidamente, si apre e svela molti dei temi cari a questa giovane autrice. Celati tra le pieghe di una lettura puramente estetica, ci sono grandi interrogativi, emozioni, la timidezza che si scioglie e lascia spazio a una verità talmente abbagliante da non lasciare neanche un dubbio. Nessun intento voyeuristico muove il suo sguardo. Piuttosto è teso a cogliere ogni sfumatura che i gesti sottolineano. Mostrare se stessi costa fatica, tanto più se si cerca di rendere il concetto ritraendo il corpo di una modella con una fotocamera. Sapientemente altalenante tra l’io interiore e il suo soggetto, Federica in fondo ci consegna un frammento che le appartiene. E con queste parole spiega il portfolio che pubblichiamo:

Si dice che la delicatezza sia l’eleganza del saper sentire sottilmente lo stato d’animo degli altri.

Lo schiudersi al mondo può essere un processo lento.

Richiede tempistiche differenti per ciascuna persona.

Ci si apre spontaneamente? Ci si nasconde? Si è titubanti nel mostrarsi?

A volte si ha paura di essere giudicati. O criticati.

Ognuno di noi ha una risposta intima e personale a questi interrogativi.

Ma universalmente la delicatezza sa spogliare dalle proprie paure.

Accarezza dolcemente, ma si spinge a fondo.

Così a fondo da toccare l’animo. Lavarlo dai timori. Renderlo lieve. Leggero.

Fin tanto che ci si sente pronti a mostrarsi. Così come si è.

(Federica Malgrati)

 

Note biografiche

Federica Malgrati è nata nel 1979 a Milano, città nella quale tuttora vive. Da sempre desiderosa di conoscere differenti culture, effettua numerosi viaggi. Si avvicina così inizialmente alla fotografia di reportage.

Scopre una nuova passione, un mondo da esplorare. Decide di frequentare l’Istituto Italiano di Fotografia, dove ha modo di sperimentare diversi generi fotografici. Si rende conto di voler utilizzare la fotografia come mezzo per entrare in empatia con le persone e unire un’altra sua grande passione, quella per la moda. Si sta attualmente specializzando in fashion photography presso l’Istituto Europeo di Design.

 

Contatto instagram: @federicamalgrati

 

Modella: Clelia Bastari

Contatto Instagram: @cleliabastari

Sito: www.cleliabastari.com 

 

 

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Mostre – Enrica Gjuzi, Svestirsi

Riprendono a Istituto Italiano di Fotografia, via Enrico Caviglia 3 a Milano, le mostre appartenenti alla rassegna fotografica “Venti Rosa. Nuovi sguardi femminili sul contemporaneo”, ciclo di esposizioni inserite nel palinsesto “I Talenti delle donne” promosso dal Comune di Milano per l’anno 2020.  che sono l’occasione per dare visibilità a nuovi punti di vista originali e alle sensibilità proprie dell’universo femminile. Sono dedicate ai progetti inediti di talentuose autrici neo diplomate all’Istituto e raccontano condizioni, percorsi e aspettative dell’esistenza umana.

Dopo lo stop obbligato dettato dall’emergenza sanitaria che ha interrotto la rassegna al primo appuntamento, Istituto Italiano di Fotografia ha calendarizzato nuovamente gli appuntamenti a partire da settembre 2020, prevedendo la partecipazione delle mostre al palinsesto del Milano Photofestival 2020.

La rassegna riprende giovedì 17 settembre 2020 alle ore 18:30 con l’inaugurazione della mostra Svestirsi di Enrica Gjuzi, che resterà visitabile fino al 28 settembre.

“Un racconto intorno all’identità sessuale, tematica data per scontata ma che ancora oggi crea incomprensioni e pregiudizi”.

 

Biografia

Enrica Gjuzi nasce a Sant’Elpidio a Mare nel 1997, dove frequenta il Liceo Artistico.

Dopo l’arte comincia ad appassionarsi alla fotografia, diplomata arriva a Milano dove frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia, come studentessa e assistente.

Terminato il percorso di studi, lavora e manda avanti alcuni dei suoi progetti personali, alcuni intimi concentrati sul rapporto umano, altri sul rapporto uomo natura.

Enrica ci presenta il suo progetto “Svestirsi” dove affronta l’argomento dell’identità sessuale, intesa come infinita e mutabile, formata da strati differenti di verità e lati nascosti dove cerca di mettere a nudo il lato emotivo e non solo fisico.