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Libri – Fotobox: tornano le immagini dei grandi maestri della fotografia mondiale

Contrasto pubblica il nuovo Fotobox a cura di Roberto Koch, edizione 2023 aggiornata e ampliata di uno dei best-seller della casa editrice, che è stato pubblicato in più di 10 lingue e con oltre 100.000 copie vendute nel mondo. Il libro, una vera e propria scatola delle meraviglie, presenta una raccolta di 250 fotografie dei più importanti fotografi al mondo, dai maestri leggendari del passato alle star contemporanee, in un formato accattivante e facile da maneggiare e sfogliare, volume da non perdere per gli appassionati e per chi ha voglia di studiare meglio la materia da un punto di vista culturale.

Si tratta di una nuova edizione rivista con 50 nuove immagini di autori rilevanti come Letizia Battaglia, Lisetta Carmi, Vivian Maier, Sophie Calle, Claude Cahun, Cindy Sherman, Walker Evans, e ancora Cristina De Middel, Bertien Van Manen, Isabel Muñoz, Susan Meiselas. A rappresentare le ultime tendenze della fotografia compaiono Khalik Allah, Gregory Crewdson, Bieke Depoorter, Anna Di Prospero e Lua Ribeira, Olivia Arthur, JR, Matt Black, Dayanita Singh, Newsha Tavakolian, Rinko Kawauchi, Carolyn Drake, Viviane Sassen e tanti altri ancora.

Il volume, organizzato per tematiche, offre una nuova prospettiva sul mezzo fotografico: dal reportage alla natura, passando per la guerra, i ritratti, lo still life, le donne, i viaggi, le città, l’arte, la moda, il nudo e lo sport. Un grande progetto di ricerca e sintesi per offrire il panorama più ampio possibile sulla fotografia, dalle origini al contemporaneo. Tra i fotografi già presenti nella collezione figurano Ansel Adams, Richard Avedon, Yann Arthus-Bertrand, Henri Cartier-Bresson, Elliot Erwitt, Robert Frank, Nan Goldin, David LaChapelle, Annie Leibovitz, Helmut Newton e molti altri. Ogni immagine è accompagnata da un commento avvincente e da una breve scheda biografica del fotografo.

Molte sono immagini celebri, divenute vere icone del nostro tempo e i loro contorni, o i loro colori, riecheggiano nella nostra memoria. Per il lettore, ritrovarle in Fotobox sarà una piacevole conferma che gli permetterà di apprezzarle ulteriormente. Altre immagini invece, saranno per molti delle scoperte o delle proposte innovative, utili ad arricchire la conoscenza in ambito fotografico e a comprendere il valore di determinate ricerche visive che esplorano il corpo e il suo agire, la dimensione “femminile” in cui la donna è ritratta ma è anche autrice, la contemplazione della natura e del territorio urbano come nuovo habitat e scenario in cui viviamo.

Roberto Koch è editore, curatore, fotografo e organizzatore di eventi culturali legati alla fotografia. Nel 1994 ha fondato la casa editrice Contrasto, conosciuta in tutto il mondo e con all’attivo più di 500 titoli dedicati alla grande fotografia internazionale.

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Festival – Fotografia Europea è in arrivo

Simon Roberts, Beachy Head, Seven Sisters Country Park, East Sussex, 14 March 2017, 152 x 182cm, Archival pigment print,© Simon Roberts

Torna a Reggio Emilia uno dei festival di fotografia più importanti d’Italia: è Fotografia Europea 2023, con una XVIII edizione dedicata all’idea di Europa e dei popoli che la abitano, e al racconto delle innumerevoli sfumature di questa vasta comunità multietnica. Fotografia Europea è anche fresco vincitore dell’edizione 2022 dei Lucie Awards a New York, il premio più ambito nel settore, quale miglior Photo Festival of the Year – promosso e prodotto da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna. Anche quest’anno, quindi, un’importante occasione per osservare un mondo in continuo e veloce cambiamento, di cui la fotografia congela il momento per aiutarci a capirne e comprenderne direzioni e dinamiche.

Quest’anno lo sguardo è diretto verso la più stretta attualità, dove le radici della nostra identità individuale e sociale vengono messe costantemente alla prova. “Europe matters: visioni di un’identità inquieta”, è il tema a cui fanno riferimento i progetti selezionati dalla direzione artistica del Festival, composta da Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice del fondamentale volume Une histoire mondiale des femmes photographes, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente). Un programma caratterizzato, oltre che dalla qualità delle mostre, anche dal livello degli incontri, delle conferenze, delle presentazioni di libri e dalle attività educational che verranno organizzate nel corso del festival.

IL TEMA

Partendo da una riflessione sull’idea di Europa e sugli ideali che la costituiscono, le mostre mettono in luce domande sulla condizione attuale del mondo multiculturale e globalizzato che viviamo, un mondo in cui l’Europa non esercita più, ormai da tempo, quell’egemonia spirituale e materiale che per secoli le è stata riconosciuta. Gli artisti tracciano quindi, attraverso il medium fotografico, le linee dinamiche e incerte di un’identità sempre più mobile e variegata, con l’obiettivo di dare senso all’ inquietudine che la attraversa.

 

LE MOSTRE

Come sempre le sale dei monumentali Chiostri di San Pietro saranno il fulcro del festival, ospitando dieci esposizioni.

Al primo piano, Mónica De Miranda mette in discussione le nozioni standard di identità basate sulle categorie di razza e genere con il progetto The Island che svela, attraverso una contro-narrazione costruita dalle biografie di uomini e donne di origine africana che vivono in Portogallo, i pregiudizi radicati nella società.

Nella sala successiva Güle Güle (arrivederci in turco) è la personale rappresentazione di Istanbul e dei profondi cambiamenti che stanno interessando la società turca attraverso lo sguardo di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni. Documentando le comunità emarginate, questi scatti rivelano quel substrato umano che, secondo i due fotografi, rappresenta l’espressione più sincera di ogni luogo, oltre la superficiale “facciata” sociale comunemente accettata.

A seguire il progetto di Simon Roberts, Merrie Albion, fotografa il Regno Unito offrendo spunti di riflessione indispensabili sulle nozioni di identità e appartenenza e su cosa significhi essere britannici in questo momento cruciale della storia contemporanea. In mostra anche The Brexit Lexicon, un’opera video in due parti che riporta i termini più comuni che hanno caratterizzato le discussioni sulla Brexit in politica e nei media.

The Archive of Public Protests con You will never walk alone raccoglie, invece, le tracce visive dell’attivismo sociale, di tutte quelle iniziative di massa che si oppongono alle decisioni politiche, alle violazioni delle norme democratiche e dei diritti umani. È una collezione di scatti che costituisce un monito contro il crescente populismo e contro la discriminazione, con l’intento di prolungare la vita di queste immagini, solitamente legate a eventi specifici e la cui esistenza termina con la loro pubblicazione sulla stampa.

Alessia Rollo, fotografa italiana di origini pugliesi, parla nel suo progetto multimediale Parallel Eyes di un viaggio alla scoperta degli antichi riti del Sud, restituendo all’osservatore il mistero della magia e delle forze ancestrali che legano la natura all’uomo e ai suoi simili. Nelle sue fotografie, Rollo ricostruisce l’identità culturale dell’Italia meridionale con tecniche di manipolazione analogiche e digitali, che introducono in un universo re-incantato, evocativo e spirituale, attingendo ad un patrimonio rituale tuttora vivente e sganciandolo contemporaneamente da quegli stereotipi culturali creati decenni fa dal neo-realismo.

Samuel Gratacap torna a Reggio Emilia con Bilateral, un lavoro inedito sul paesaggio visto da entrambi i lati del confine e attraverso la voce delle persone che quel confine cercano di attraversare. Il progetto si concentra  anche su coloro che lottano per rendere il mondo meno violento, mobilitandosi nei luoghi in cui vivono e, parallelamente, sui decisori, i responsabili di quelle disposizioni che tutti subiranno, invisibili, intercambiabili, senza volto ma padroni della loro immagine.

Il progetto fotografico Odesa dell’ucraina Yelena Yemchuk è l’ode visiva alla città che da sempre l’ha affascinata per la libertà di cui godeva durante l’epoca sovietica. Dopo averla visitata per la prima volta nel 2003, Yemchuk è tornata a Odesa nel 2015 per documentare i volti dei ragazzi e delle ragazze di sedici e diciassette anni dell’Accademia militare: il conflitto al confine orientale iniziato un anno prima l’ha convinta ad ampliare il progetto immortalando anche il contesto di vita di quei volti che si sarebbero trovati, di lì a poco, al fronte.

Un’esplorazione antropologica spinge il francese Geoffroy Mathieu a seguire i raccoglitori, persone che, ai margini delle aree coltivate o negli spazi incolti, vivono dei prodotti che la natura in modo spontaneo continua a offrire seppur in paesaggi danneggiati e precari. Il progetto fotografico che ne deriva, L’Or des ruines, racconta quindi di una sussistenza alternativa che vede nella ricerca di frutti e piante medicinali un nuovo modo di vivere in un mondo comune e scopre una possibile economia costruita sulla condivisione delle risorse spontanee della terra.

Cédrine Scheidig esplora, nel lavoro intitolato De la mer à la terre, le narrazioni personali dei giovani, in Francia e in Martinica, nel processo di scoperta di sé, aprendo al contempo spazi di riflessione su temi politici come il passato coloniale, l’ibridazione culturale, le mascolinità moderne e la migrazione. Lo fa mettendo in dialogo due serie recenti, It is a Blessing to be the Color of Earth (2020), che ritrae la diaspora afro-caraibica nella periferia parigina e Les mornes, le feu, iniziata nel 2022 a Fort-de-France, in Martinica, in cui l’artista rivela le connessioni tra due territori e gli immaginari dei loro abitanti.

La mostra storica di questa edizione sarà ospitata nelle sale affrescate del piano terra dei Chiostri di San Pietro e sarà dedicata a Sabine Weiss, una tra le più importanti voci della fotografia umanista francese insieme a Robert Doisneau. Scomparsa nel 2021 all’età di 97 anni, Weiss ha esercitato questa professione per tutta l’arco della sua vita e abbracciato ogni campo della fotografia, immortalando emozioni e sentimenti dei suoi soggetti, indugiando sui loro gesti e sul rapporto che ogni volta riusciva ad instaurare con essi e da cui scaturiva la vera potenza dell’immagine. Attraverso foto d’archivio e numerosi documenti e riviste dell’epoca, la mostra Sabine Weiss. Una vita da fotografa a cura di Virginie Chardin, ripercorre l’intera carriera di Weiss, dagli esordi nel 1935 fino agli anni ’80. La mostra è prodotta da Atelier Sabine Weiss Studio e da Photo Elysée con il supporto di Jeu de Paume e Les Rencontres d’Arles e con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano.

Nella sede dei Chiostri di San Domenico sarà esposta la mostra dedicata alla committenza che ogni anno il festival affida ad un artista diverso insieme ai due progetti vincitori della Open Call.

La committenza è stata affidata a Myriam Meloni, fotografa italiana che vive e lavora  tra Barcellona e Tangeri, che partendo dal mito di Europa narrato da Ovidio, costruisce un ritratto delle “Europa” contemporanee: giovani donne, autonome, professioniste, l’esito più felice del Novecento e del progetto Erasmus, che stanno attuando una rivoluzione gentile, radicandosi nelle comunità che le accolgono ma continuando a incarnare i valori dai quali provengono. Le immagini di Nelle giornate chiare si vede Europa sono la restituzione di un percorso, una costellazione di possibilità, che invitano a costruire una nuova prospettiva critica verso la contaminazione culturale, enfatizzando il dialogo tessuto da queste giovani donne che dalla riva, nei giorni chiari, guardano la loro Europa.

Mattia Balsamini, uno dei due vincitori dell’Open Call di Fotografia Europea, con Protege Noctem – If Darkness disappeared documenta un’altra battaglia rivoluzionaria nella guerra ecologica in atto in questa era, quella della difesa dell’oscurità. Per raccontarlo, porta nelle sue immagini l’alleanza che scienziati e cittadini hanno formato per mobilitarsi contro la scomparsa della notte e delle sue creature. Balsamini immortala il cielo notturno diventato un mosaico appannato, dimostrando come sia il mondo naturale sia il ciclo circadiano dell’uomo siano fortemente danneggiati dall’ostruzione dell’oscurità notturna causata dallo spettro rilasciato da miliardi di luci artificiali che abbagliano l’ecosistema.

Camilla de Maffei, anche lei vincitrice della Open Call, presenta Grande Padre, un progetto a lungo termine che, partendo dal caso particolare albanese, invita a riflettere sul rapporto globale tra individuo, società e potere. Il processo di ricerca, cominciato nel 2018 e realizzato in collaborazione con il giornalista Christian Elia, propone un’immersione nell’Albania contemporanea e si pone l’obiettivo di esplorare le implicazioni e le conseguenze dell’ascesa e del crollo di un regime, evidenziando le cicatrici che questo processo di transizione ha impresso nella società, documentando anche quello strano senso di vuoto che la libertà, riacquisita dopo quarantacinque anni di regime totalitario e capillare (il riferimento è alla dittatura di Enver Hoxha – una delle più feroci dell’età contemporanea), porta con sé.

Nella sede di Palazzo da Mosto trovano posto le opere fotografiche provenienti dalla collezione di Ars Aevi che celebrano la Bosnia Erzegovina come Paese Ospite di questa edizione del festival. Parziale anagramma della parola “Sarajevo”, Ars Aevi (“arte dell’epoca” in latino)  è un progetto, unico nel suo genere, di museo di arte contemporanea creato dalla volontà collettiva e di cooperazione etica di importanti artisti internazionali, curatori e musei di arte contemporanea, che hanno donato le proprie opere a Sarajevo durante la guerra, per sostenere la città stretta dall’assedio ed accompagnarne la rinascita civile, etica e culturale. Ars Aevi presenta  parte della sua importante collezione fotografica a Fotografia Europea 2023, a testimonianza di quella capillare rete internazionale di amici, partner e sostenitori che credono nell’importanza e nei valori morali, estetici e di sviluppo di cui l’arte contemporanea è portatrice. La mostra, che ha il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, è il frutto dell’importante collaborazione sviluppata in questi anni tra il Comune di Reggio Emilia e la Municipalità di Centar Sarajevo, culminata nella firma di un patto di gemellaggio tra le due città il 9 maggio 2022 a Reggio Emilia, giorno in cui si celebra la Giornata dell’Europa, e il 12 luglio 2022 a Centar Sarajevo.

Al piano terra della stessa sede, Ariane Loze, artista belga, presenta Utopia e Studies and Definitions, due di quattro video realizzati tra aprile 2017 e ottobre 2018 per riflettere sull’Europa. Nel primo l’artista, vestita con un impermeabile giallo in un teatro blu, dà forma ad un dialogo a quattro su temi fondanti come l’essere comunità, il sentirsi rappresentati, la ricerca del bene comune e, infine, l’immaginazione di un’utopia. In Studies and Definitions, invece, assistiamo a un dibattito che nasce dalla lettura della prima pagina della versione consolidata del Trattato sull’Unione Europea, il tutto concepito da Ariane Loze per confrontarsi con i testi esistenti.

Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate nei loro spazi.

A Palazzo dei Musei la sezione di fotografia prosegue la riflessione sul ruolo dell’immagine come strumento capace di rivelare le complessità della realtà e del tempo presente, con la mostra Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi (28 aprile 2023 – 25 febbraio 2024,  www.musei.re.it ), un ricco e articolato percorso  dedicato all’elemento naturale che, a partire dalle ricerche di Luigi Ghirri degli anni Settanta e Ottanta, ci invita a riflettere sull’elemento naturale e sulla necessità di una sua ricollocazione all’interno del nostro Orizzonte percettivo. La riflessione si allarga poi a Giardini in Europa, rivisitazione della mostra del 1988, curata da Luigi Ghirri e Giulio Bizzarri, che propone una serie di ricerche su aree verdi e giardini condotte, oltre che dallo stesso Ghirri, da tredici fotografi (Andrea Abati, Olivo Barbieri, Giovanni Chiaramonte, Joan Fontcuberta, Mimmo Jodice, Gianni Leone, Francesco Radino, Olivier Richon, George Tatge, Ernesto Tuliozi, Fulvio Ventura, Varena Von Gagern e Cuchi White) che testimoniano un sentimento di appartenenza nei confronti degli spazi naturali e la necessità di un loro profondo ripensamento nel contesto delle città moderne. La mostra, a cura di Ilaria Campioli, è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri.

Sempre a Palazzo dei Musei arriva Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023, il progetto del Comune di Reggio Emilia che valorizza i talenti della fotografia italiana under 35. Curata da Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, la mostra collettiva dei sette artisti Eleonora Agostini, Andrea Camiolo, Sofiya Chotyrbok, Davide Degano, Carlo Lombardi, Giulia Mangione, Eleonora Paciullo, selezionati da una giuria internazionale, ruoterà attorno al tema Appartenenza. Oltre a concorrere per l’assegnazione del Premio Luigi Ghirri – che offrirà al progetto vincitore l’opportunità di presentare una mostra personale in Triennale Milano – da quest’anno uno fra i sette artisti parteciperà ad una residenza d’artista a Stoccolma, che culminerà nella realizzazione di una mostra a cura dell’Istituto Italiano di Cultura.

La fototeca della Biblioteca Panizzi parteciperà all’edizione del 2023 con Flashback, una selezione di opere fotografiche tra quelle esposte durante il festival Fotografia Europea del 2007, edizione anch’essa incentrata sul tema dell’Europa in rapporto con le sue città.  Questa piccola “antologica” dell’edizione del 2007, riproponendo la questione europea a distanza di oltre 15 anni, può essere fonte di nuove considerazioni sul nostro recente passato e stimolare riflessioni aggiornate alla luce dei recenti e dirompenti avvenimenti.

In Biblioteca Panizzi è inoltre presentata un’altra mostra collegata a Fotografia Europea, Alberto Franchetti e la fotografia, che espone parte della recente donazione fatta dalla famiglia Ponsi sul patrimonio di fotografie scattate da Alberto Franchetti e che mette in luce l’interesse del musicista e compositore per il media fotografico, inteso come linguaggio della modernità tout court. Interessante è il suo sguardo, le inquadrature, i giochi di luce che testimoniano non solo la sua attenzione ma anche la sua sensibilità nei confronti del  mondo che lo circondava, fatto di momenti intimi e di paesaggi struggenti.

 

A un anno dalla scomparsa di Roberto Masotti e in occasione della riedizione del volume You Tourned the Tables On Me, lo Spazio Gerra propone 115 ritratti dei più noti musicisti contemporanei di tutto il mondo, tra cui John Cage, Philip Glass, Brian Eno, Steve Reich, Michael Nyman, Demetrio Stratos e molti altri. In questa serie di ritratti il tavolino assume la valenza di un palcoscenico su cui ognuno dei musicisti ha la possibilità di mettere in scena sé stesso, in molti casi con il medesimo spirito di sperimentazione che lo caratterizza nella musica.

 

A dimostrazione e rafforzamento della vivacità culturale che caratterizza Reggio Emilia durante il festival, altre istituzioni culturali presentano progetti ad esso collegati.

Collezione Maramotti presenta No Home from War: Tales of Survival and Loss, prima mostra in Italia del fotogiornalista irlandese Ivor Prickett. Con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, No Home from War rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi. Il fotografo ha iniziato a occuparsi di Europa e di Medio Oriente con l’urgenza di restituire e denunciare gli effetti delle guerre sulla popolazione civile, sulle vite delle persone devastate e sradicate, a prescindere dall’appartenenza all’uno o all’altro schieramento. Partendo da una dimensione intima e domestica delle conseguenze sociali e umanitarie dei conflitti nel lungo periodo (Croazia, Abkhazia), Prickett si è spostato nei luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio (Medio Oriente ed Europa), fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento (Iraq, Ucraina).

CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università degli Studi di Parma propone la mostra Antonio Sansone: Rituali d’Europa. Il fotoreporter Antonio Sansone (Napoli, 1929 – Farfa Sabina, 2008) è stato uno dei più significativi esponenti del fotogiornalismo di impegno civile del secondo dopoguerra. La sua è una visione militante, organica alla sinistra storica e alla Nuova Sinistra, in contrapposizione all’ufficialità delle grandi agenzie, degli organi di stampa filogovernativi.  Attraverso i suoi scatti restituisce un ritratto spesso inatteso del secondo Novecento europeo, dove al rigore dell’antropologo si affianca la sensibilità e l’empatia di un narratore. Le vivide indagini su Napoli, i volti e i rituali della politica italiana spesso colti con accenti salaci, ma anche il racconto indocile dei paesi di “oltrecortina”, dove ai rituali delle ufficialità, che scopriamo non così differenti da quelli dell’altro occidente, Sansone accosta indagini sulla quotidianità, sui fermenti che percorrevano l’Europa, dall’Irlanda alla Francia, all’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Romania.

Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, torna per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che va dall’ideazione alla realizzazione di un progetto espositivo. Sarà Elena Mazzi l’artista che quest’anno accompagnerà i partecipanti tra i 18 e i 25 anni verso un progetto collettivo e che in 10 incontri li porterà a riflettere su un argomento, osservarlo e studiarlo attraverso la macchina fotografica. Di origini reggiane, Elena ha già conquistato, con i suoi progetti, una posizione di spicco nel panorama artistico contemporaneo, rileggendo poeticamente il patrimonio culturale e naturale dei luoghi e intrecciando storie, fatti e fantasie trasmesse dalle comunità locali.

Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagnerà i visitatori dalle giornate inaugurali – 28, 29, 30 aprile e 1 maggio – fino all’11 giugno.
In programma le conferenze con Rosella Postorino e Paolo Rumiz curate da Loredana Lipperini (curatrice, scrittrice e conduttrice radiofonica), quelle con Emilio Isgrò e Elena Loewenthal curate da Luca Beatrice (critico d’arte e curatore)  ed inoltre incontri con gli artisti, presentazioni di libri (tra cui Dear Kairos di Simon Bray, il vincitore del FE+SK Book Award, premio organizzato in collaborazione con la casa editrice indipendente Skinnerboox), book signing, letture portfolio ed inoltre [PARENTESI] BOOKFAIR, lo spazio dedicato agli editori indipendenti.

Fotografia Europea ripropone il grande successo della sua declinazione musicale FOTOFONIA, curata da Max Casacci, produttore e fondatore dei Subsonica. Sul palco anche quest’anno scopriremo un po’ dell’Italia sonora capace di sorprendere e dialogare con il mondo senza complessi di inferiorità.

Si parte venerdì 28 aprile in Piazza Prampolini con Whitemary, giovane cantante e autrice di una “dance” intelligente quanto trascinante; sempre nell’ambito della musica che si balla, il giovane produttore calabrese Indian Wells.

Sabato 29 aprile, sempre Piazza Prampolini, Spime.im, collettivo torinese che fa dell’interazione tra immagini e tecnologie musicali la propria cifra stilistica e il tastierista dei Nine Inch Nails, Alessandro Cortini con un proprio progetto elettronico dai grandi numeri d’ascolto.

Domenica 30 poi, in una location del tutto speciale come la Chiesa di San Francesco, Earthphonia Planet, un inedito e iper tecnologico spettacolo di suono, immagini e racconto della natura con Max Casacci e il professor Stefano Mancuso, celebre studioso dell’intelligenza delle piante. L’evento è in collaborazione con la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e Soli Deo Gloria. Organi, suoni e voci della città.

Ad illuminare la Notte OFF, sabato 6 maggio in Piazza Casotti, le delicate sonorizzazioni della d.j. designer Luce Clandestina.

Grazie alla collaborazione con TIWI, venerdì 28, dalla mezzanotte, presso Polveriera, l’appuntamento con la fotografia sarà insieme a Nicolas Ballario (esperto d’arte contemporanea, volto di Sky Arte e voce di Radio Rai) e Rodrigo D’Erasmo (polistrumentista, compositore e membro degli Afterhours) con il progetto Lives che ambisce a stilare una serie di “romanzi musicali” dell’arte e, in questo caso, della fotografia con una special edition su Nan Goldin.

È tutto dal vivo: racconti incalzanti e diretti delle vicissitudini della vita e delle opere degli artisti, con una colonna sonora eseguita sul posto.

Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema di quest’anno esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 6 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2024.

Special Sponsor per l’edizione 2023 si conferma Iren.

Orari apertura mostre
CHIOSTRI DI SAN PIETRO | CHIOSTRI DI SAN DOMENICO | PALAZZO DA MOSTO | SPAZIO GERRA
giornate inaugurali
28 aprile › 19-23
39 / 30 aprile › 10-23
1 maggio › 10-20
dal 3 maggio al1’11 giugno mercoledì – giovedì  › 10 – 13 / 15 – 1; venerdì – sabato – domenica › 10 – 20
PALAZZO DEI MUSEI | BIBLIOTECA PANIZZI | CSAC
orari da definire
COLLEZIONE MARAMOTTI
dal 30 aprile al 30 luglio
giovedì e venerdì › 14.30-18.30; sabato e domenica › 10.30-18:30

Biglietti
acquistabili sul sito www.fotografiaeuropea.it o presso la biglietteria del Festival Fotografia
Europea ai Chiostri di San Pietro – via Emilia 44-/C – Reggio Emilia
Biglietto festival ›  intero € 18| ridotto € 15 | sostenibile € 20 |studenti 18/26 anni € 13

Informazioni
0522 444446 | info@fotografiaeuropea.it |www.fotografiaeuropea.it

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Portfolio – Cristian Gelpi, imPERFETTO

Ho incontrato Cristian Gelpi in una stanza di Clubhouse, nuovo social che consente alle persone di parlarsi come in un salotto, e di farlo senza vedersi, come in radio, interagendo attraverso una certa profondità, se si è disponibili ad aprirsi. Noi eravamo disponibili. Io come lettore di portfolio, lui a raccontare qualcosa con le sue fotografie. In verità aveva raccontato ben prima di cercare me, ma quel giorno, quel che mi stava dicendo, è arrivato come una sberla. Mi ha colpito la sua verità e il coraggio di cui erano permeati gli autoritratti che aveva scelto per rappresentarlo. Formato quadrato (che usa sempre, ho scoperto poi). Colori molto caratterizzanti: una patina azzurro polvere che pare una sorta di vestito per il suo corpo nudo esposto come una biografia sullo scaffale.
Scorrendo il progetto, la pelle e le forme si rivelavano, come pochi autori hanno avuto la forza di fare. Nessuna barriera tra lo spettatore e se stesso, solo spezzoni di una figura che muta e un obiettivo che ne registra le trasformazioni, le pieghe, le cicatrici esteriori e quelle dell’anima. Tutto lì, davanti al flash, come se la fotografia fosse quel gancio per andare oltre e vedere, là in fondo, quello che lasciamo al nostro passaggio. Cristian ha una malattia, l’obesità. La sta combattendo. Si ritrae nelle tappe che lo avvicinano al suo obiettiovo – guarire – guardando se stesso cambiare e rinascere con una maturità che bypassa le convenzioni. Come Francesca Woodman scrive la sua autobiografia, analizzando il rapporto del corpo con lo spazio. Come Nan Goldin è crudo, semplice, efficace. Come Cristina Nunez ne comprende il potere e ci si aggrappa, per trasformare un dolore in arte. E’ ancora immerso in una stagione riflessiva, incerta. Mi auguro che in futuro Cristian prosegua a cercarsi, con questa stessa forza. E che abbia sempre il coraggio di raccontare la sua strada, che abbiamo tutti da imparare da una fotografia fatta così.
(Barbara Silbe)
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Mi guardo ma non mi vedo, come è possibile che questo mio corpo sia cambiato cosi tanto?
Un cambiamento enorme, esternamente, con tutti quei segni sulla pelle, le cicatrici, le smagliature e la pelle morbida che a tratti cede, ma tutto questo cambiamento esterno arrivato dopo un’operazione, come me lo sento addosso non lo so.
Ho imparato che tutto nella vita lascia un segno, positivo o negativo che sia, e in fondo i segni sono tutti buoni, sono tutti racconti e, guardandomi, oltre ai segni vado oltre quando riesco a esplorare dentro me stesso e allora mi faccio domande, mi chiedo se davvero le persone di me hanno sempre solo conosciuto la parte grassa, obesa, a volte troppo ingombrante e non sono mai davvero entrati nel mio sguardo.

Nel mio profondo, sono sempre io, con pregi e difetti, con torti e ragioni, ma chi prova a guardarmi davvero potrà vedere la mia forza nel mostrarmi, nel parlare del mio cambiamento. Si può vedere la fragilità nel faticare a riconoscere un cambiamento nel corpo che da mesi avanza e continua anche senza di me, già senza di me perché in fondo non posso scegliere quanto peso perdere, quanto continuare a dimagrire ma posso solo guardarmi per l’ennesima volta cambiare.

Mentre sono qui a scrivere ciò che sento mi accorgo di quanto la mia accettazione personale si stia facendo strada attraverso queste immagini che risuonano nella mia mente, immagini che toccano corde fragili e sensibili, ma esiste in me questa consapevolezza che mi fa dire di sapere che sono io colui che guardo in questo specchio immaginario, sono colui che, grazie a questi difetti e a questi segni eterni quanto la mia vita può riconoscersi ogni giorno.

Sono IO, sarò sempre IO a prescindere da tutto cio che voi umani guarderete da fuori, sarò IO nella mia perfetta definizione di imPERFETTO

(Cristian Gelpi)
NOTE BIOGRAFICHE
Nasco nel 1978 nella provincia di Bergamo dove attualmente vivo.
Ho cominciato a utilizzare la fotocamera nel 2009 in occasione di un viaggio in Croazia e ho considerato per diverso tempo la fotografia puramente un mezzo per raccontare il viaggio e qualche evento familiare, fino alla scoperta, nel 2012, della fotografia istantanea grazie a Polaroid the Originals e al network tutto italiano Polaroiders.
Da qui, in modo sporadico, comincio a sfruttare la pellicola istantanea per poter sviluppare la mia visione personale sotto forma di scatti singoli.
Nel 2016 partecipo ad un workshop con il Maestro Franco Fontana, che mi permette di schiudere la mia percezione verso la fotografia pensandola come un nuovo mezzo di espressione da conoscere e dominare.
Inizio a riflettere e a ricercare la mia visione fotografica.
Avvio un’ esplorazione e una presa di coscienza, comincio a scoprire e sviluppare uno stile personale in continuo mutamento, che coglie spunti da correnti artistiche che amo, utilizzando il formato quadrato che per la forma e la precisione sento come una parte molto rappresentativa di me stesso, tanto da definirmi inquadrato. Ora mi piace fotografare con calma e nemmeno tutti i giorni, ma quando viaggio in auto o cammino per la strada osservo, guardo, vedo!
Vedo la luce e sento i colori, colgo ciò che mi appartiene. Magari sarà un modo particolare di fare fotografia, ma è così che la sento.
Altri suoi lavori li trovate sul sito www.cristiangelpi.it