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Open call “36 Shots About” – La tua storia in un rullino

Dalla collaborazione tra Lomography e Perimetro nasce un’interessante open call che invita i fotografi di tutta Italia a realizzare un progetto attraverso l’uso della fotografia analogica, in un viaggio libero e personale di 36 scatti che abbiamo il piacere di condividere come media partner. Si intitola “36 Shots About” e coinvolgerà sette fotografi in sette città per un contest gratuito dove la creatività è regina e dove tutti sono invitati a raccontare belle storie sul mondo che ci circonda usando il medium analogico. Per partecipare basta inviare un portfolio o un nuovo lavoro, accompagnato da una breve bio e il concept del progetto che vorresti realizzare (max 900 battute), trovate tutte le informazioni utili a questo LINK. C’è tempo fino al 30 Aprile. Verranno selezionati 49 fotografi, 7 per ogni città – Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino – che avranno poi due mesi di tempo per dare vita al proprio racconto su pellicola. Ciascuno di loro avrà a disposizione 1 rullino Lomography 35 mm a scelta tra le classiche Color Negative, le pellicole in bianco e nero e le LomoChrome per effetti color-shifting.

Non ci sono regole o temi da rispettare: decideranno i partecipanti come, quando e dove scattare con la consapevolezza che la fotografia analogica è sempre suscettibile all’imprevedibile. Vogliamo ammirare la massima espressione della creatività senza limiti! Al termine dei due mesi una giuria formata da personalità di rilievo nel mondo della fotografia partner del progetto (ci saremo anche noi di EyesOpen! Magazine), valuterà i progetti e selezionerà il vincitore che verrà pubblicato sulle piattaforme ufficiali di Perimetro e Lomography. Così si è espresso Sebastiano Leddi di Perimetro per introdurre l’evento: “36 scatti, una storia in un rullino fotografico, 36 fotogrammi per raccontare una situazione, un luogo, una persona, un evento, un’idea. Compattare tutto un mondo in quel piccolo cilindro di metallo”. 

Perimetro è un disegno immaginario. Lo spazio che racchiude i nostri interessi, le persone che li alimentano, gli episodi e le novità che nascono in continuazione. La community e tutto quello che le gravita attorno. Una storia che i suoi fondatori han deciso di raccontare in una maniera differente; per mezzo dell’immagine. Il focus di Perimetro è quello che ci sta vicino e che ancora, forse, non si conosce. Le persone in primis, i moti spontanei che portano la gente a ritrovarsi, la scena underground, gli imprenditori che tengono attiva la città, le iniziative, la cultura, i luoghi. Insomma tutte quelle storie che possono appassionarci, che hanno uno spessore e che possono aiutarci a comprendere la città in cui viviamo, in questo preciso istante con lo sguardo di alcuni tra i fotografi più talentuosi della nostra generazione.

Lomography nasce nel 1992 da un gruppo di studenti viennesi, il cui approccio alla fotografia si è tramutato fin dagli esordi in un movimento globale, diventando il lato ribelle della fotografia analogica che conosciamo oggi. Attualmente produce prodotti analogici sperimentali con i quali invita i fotografi di tutto il mondo a dimenticare le regole al fine di catturare la vita in tutta la sua gloria!

“Se sapessimo già tutto della vita, dove starebbe il divertimento? La cosa migliore di ogni giorno è che non hai idea di quello che ti capiterà. Sei totalmente libero di fare quello che vuoi! E lo stesso è la fotografia. Fotografiamo perché vogliamo trasmettere la passione, l’emozione, l’incertezza e il piacere di un particolare momento. Vai controcorrente, scatta una foto e vedi dove ti porterà!”

Estratto dalle 10 Regole d’Oro di Lomography.

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Camera – Centro Italiano per la Fotografia @cameratorino

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Monia Marchionni – Never again the fog in the desert

Abbiamo deciso di pubblicare un altro progetto di questa autrice marchigiana, per il rinnovato valore di quanto ci ha presentato e per i diversi aspetti che ci hanno catturati nelle sue immagini. Facciamo riferimento alle valenze estetiche, ma anche alla profondità del racconto e all’originalità del linguaggio. Questa è una storia forte, dolente. Un crimine che la coscienza del mondo non può dimenticare, ma che spesso viene lasciato in un cassetto della memoria troppo faticoso da aprire. Lei lo ha fatto, con una consapevolezza acquisita una volta arrivata in Cile e che non le ha mai più permesso di ignorare il problema. Questo è la sua narrazione, poetica ma chirurgica, della storia:

“Questa serie è nata durante un viaggio nel Nord del Cile nel 2014, dopo aver conosciuto delle famiglie locali che mi hanno accompagnata alla scoperta del deserto di Atacama, ed è lì che ho visto una mano scolpita alta più di undici metri uscire dalla sabbia. Una vera e propria richiesta di aiuto, tesa a testimoniare tutte quelle mani che si trovano sotto e appartenute a persone ancora senza nome, senza identità, vittime della dittatura di Pinochet: i desaparecidos. Il dittatore fece sequestrare, torturare, uccidere e sparire tutti coloro sospettati di avere idee anti governative. Molte volte le vittime venivano portate in veri campi di concentramento dai quali non uscivano più se non per fare i “voli della morte” così tristemente chiamati perché i cadaveri venivano gettati in volo nell’oceano Atlantico. Diversi campi di prigionia si trovavano nel deserto di Atacama e perciò molti resti sono ancora seppelliti in fosse comuni e coperti da strati e strati di sabbia. Da quel momento ci sono povere figlie, mogli e madri che cercano ancora oggi senza sosta qualche resto dei loro amati padri, mariti e figli, le chiamano mujeres del desierto – le mogli del deserto. Vogliono solo piangere i propri cari e portare fiori di carta colorati sulle loro tombe, che neanche il sole potrà mai seccare.
Fino a quel momento avevo apprezzato la magia e il mistero del nord del Cile, ero rimasta affascinata dalle Salitrere, città nate nell’Ottocento nei pressi delle raffinerie e miniere che ospitavano le famiglie degli operai. Ma dopo aver visto quella mano ho preso coscienza di un dramma e non potevo più chiuderlo in qualche angolo della mente, così ogni luogo da lì in poi fotografato ha assunto una valenza metaforica. Ho lavorato sulle emozioni di una madre che perde il proprio figlio, sulla scomparsa, sul vuoto indescrivibile dopo un rapimento, sulla storia solo accennata a scuola.
L’indifferenza di molti di fronte ai crimini di guerra avvolge come una fitta e impossibile nebbia il deserto intero, perché quelli che non vedono
dimenticano e quelli che dimenticano non credono in ciò che è accaduto. La nebbia divora le strade, le montagne, il mare intero. La nebbia è l’oblio”.

Biografia

Monia Marchionni (Fermo, 1981) si diploma nel 2005 all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 2008 si laurea alla facoltà di Lettere e Filosofia con specializzazione in Storia dell’Arte Contemporanea. Dopo un periodo dedicato all’installazione, sceglie di proseguire da autodidatta lo studio della fotografia, linguaggio che le permette di allestire ambienti per le sue visioni. Lo sguardo è autoriale, lo stile riconoscibile, l’approccio è quello della staged photography.
Il punto di svolta per l’autrice si presenta nel 2014 durante un viaggio con suo marito in Cile: rimane impressionata dal deserto di Atacama e dalle atmosfere surreali e silenziose di vasti territori, così eterogenei tra loro. Porta con sé una Nikon, un vestito bianco e un libro di Isabelle Allende e torna con in grembo sua figlia e la sua prima serie fotografica “Never Again the fog in the desert”, premiata con le ”Nominee” ai FAPA Awards di Londra nel 2017 e con la “Honourable Mentions” agli IPA-Lucie Awards del 2018.
Dal 2016 al 2019 si dedica al progetto “Fermo Visioni Extra Ordinarie”, diversi scatti ottengono premi internazionali, tra questi: IPA-Lucie Awards, Artrooms Fair di Londra, Premio Arte Laguna. Nel 2019 vince il Life Framer Award di Londra con uno scatto della serie “The gardens from the sky”.
Il 2020 rappresenta un anno di conferme, il progetto di lunga data “Primo Amore” dedicato alla sua città Porto San Giorgio, vince il Premio Ghergo – Giovane Talento, si classifica al terzo Posto al FAPA – Fine Art Photography Award, è finalista al Premio Marco Pesaresi e anche SkyTG24 gli dedica un approfondimento. Sempre nel 2020 vince l’Honourable Mentions al SIPA – Siena International Photography Awards e, a seguito della lettura portfolio all’IMP Festival – International Month of Photojournalism, entra nell’“Italian Collection – Nuovi Talenti della Fotografia” curata da Italy Photo Award.
Durante il lockdown imposto per arginare la pandemia da Covid_19 realizza il progetto domestico “I Giorni Necessari” che viene ripubblicato dalle riviste e agenzie di fotografia più importanti: Contrasto, Perimetro, PhotoVogue, Collateral, EyesOpen!, Il Fotografo Magazine. Il progetto è finalista alla call “Isolation: you me we” della Lucie Foundation di Los Angeles e pubblicato sulla rivista internazionale Musée Magazine.
Monia Marchionni ha esposto in Italia e in Europa, in fiere d’arte e festival, in mostre collettive e personali; lavora a progetti personali e commerciali.

Il suo indirizzo Instagram è @monia_marchionni