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Libri – Vaia, viaggio consapevole dentro un disastro

di Barbara Silbe

Ci sono stata, a vedere quello sfacelo. Venti fortissimi di scirocco, tra il 26 e il 30 ottobre del 2018, hanno sferzato le Dolomiti trasformando antiche foreste di conifere in un cumulo di macerie. Il colpo d’occhio era impressionante: milioni di alberi schiantati al suolo da un uragano, evento estremo che normalmente si verifica nelle zone tropicali del mondo. Solo a guardarle mancava il fiato, veniva da piangere. E’ colpa nostra, pensai subito. Per aver riscaldato il posto che ci ospita, sfruttato le sue risorse, comportandoci come il peggior predatore del pianeta Terra. Mi venne in mente che quelle piante accatastate erano esseri viventi e che quello era un immenso cimitero. Oggi,  sfogliando il libro di Manuel Cicchetti edito da The Music Company, scopro che lui quei pini spezzati, sradiacati, li ha chiamati per nome, uno ad uno, come si fa col gatto di casa, con ogni vecchio amico. Nomi, e peculiarità, caratteri, occupazioni, come se li avesse incontrati e ci avesse parlato davvero, lungo il suo girovagare nella desolazione. Le sue immagini in bianco e nero, le parole tra le pagine, cariche di implicazioni emotive ed estetiche, sembrano voler restituire memoria a quegli abeti, come a dirci di ascoltarli, rispettarli, riconnetterci con loro.

“Mi chiamo Fioretto, perché gli ultimi metri della mia cima sono esili e ondeggiano al vento come se fossi un tiratore di  scherma che combatte contro il vento. Quando si placa il soffio riposo, pronto per la prossima sfida. Quei fendenti leggeri ora non sono più, la mia lama è stata spezzata e nessuno potrà più forgiarla di nuovo. Non era lo stesso vento che giocava con me quel giorno, ma un turbine iroso, ho pensato, mentre cedevo di schianto”. 

Personificandoli, ce li rende amici, parenti e, come in una Spoon River dei boschi, li fa ritornare a noi. Le fotografie ritraggono gli alberi ormai caduti, ma quale grido avrebbero potuto lanciare, un attimo prima della fine? Se già la testimonianza fotografica dà voce a quelle piante, il lavoro va oltre, ed è affidato al giornalista Angelo Miotto il compito di immaginare l’ultimo pensiero di RadiceTorta, Fioretto, FustoDritto, Corteccia, TanaFelice e molti altri cui vuole conferire l’onore di un nome proprio, portando al lettore il loro ultimo messaggio.

L’intervento scritto dell’autore, a corredo delle immagini racchiuse in questo volume, si intitola “Dar voce a quella natura”: una raccolta di pensieri che raccontano le ragioni di questa indagine tra poesia e denuncia e suggeriscono molto riguardo al suo amore per l’ambiente. Cicchetti ricorda le parole pronunciate da Ansel Adams di fronte al Comitato Democratico il 24 agosto del 1968: “Il terribile problema che abbiamo ora di fronte a noi è come salvare questo pianeta perché sia un mondo in cui poter vivere. La tutela dell’ambiente è implicitamente più importante della guerra e della pace, della politica, del razzismo, dei problemi e delle gelosie nazionali e internazionali. Se i principi di base dell’ecologia, naturale e umana, non vengono ascoltati, l’uomo è sicuramente condannato”.  A decenni di distanza, ancora attuali e dannatamente inascoltate.

Vaia. Viaggio consapevole dentro un disastro

Formato: 30 x 24 cm Lingue: Ita, En, Es
Stampa: Offset Copertina: cartonata
Carte: multiple Fedrigoni Tatami e Materica
Rilegatura: Svizzera
Sestini: Si
Progetto grafico: Massimo Fiameni
Prefazione: Denis Curti
Stampa: Faenza Group
Prezzo di copertina: 40 euro
Patrocini: Comune di Belluno, Fondazione Teatri delle Dolomiti, Festival Oltre le Vette

Note biografiche

– Manuel Cicchetti – fotografo (1969)

Inizia a fotografare sin da ragazzo. Nei primi anni ’90 opera in ambito musicale realizzando copertine per la BMG, EMI e CNI. Lavora come fotografo di scena per importanti teatri, compagnie teatrali, orchestre e festival.

Nel 1999 Filippo Del Corno gli propone di realizzare per I Cantieri d’Arte Internazionali di Montepulciano la scenografia e la regia dell’opera Sulla Corda più Alta (“On the high wire”) di Philippe Petit. Sempre con Del Corno nel 2001 segue la regia dell’opera per il teatro “Orfeo a fumetti” (testo: Dino Buzzati da “Poema a fumetti”), in scena per il festival Suoni e Visioni. Fonda assieme a Lorenzo Ferrero e Angelo Miotto il gruppo di lavoro Hdemia per sviluppare la cultura giovanile in Italia.

Da questa esperienza nasce l’idea di Officium, società che si occupa di eventi come La Festa della Musica di Milano, il WOMAD festival itinerante ideato da Peter Gabriel, l’inaugurazione dei Mondiali di Sci del Sestriere ed altri. Lavora come creativo con J.Walter Thompson, Inferenzia, Fullsix, Reply, Weber Shandwinck, Hill+Knolton, Young & Rubicam.

Dal 2014 si dedica esclusivamente alla fotografia. Nel 2018 ha pubblicato con Touring Club il libro “Monocrome | Walking Through the Ampezzo Dolomites”.

– Angelo Miotto – giornalista (1969)

Giornalista per radio e stampa, cronista, ha realizzato documentari audio e video e webdocumentari, e scritto drammaturgie per teatro e opera. Per quindici anni a Radio Popolare Network, ha collaborato con Radio24 e Radio Svizzera Italiana, è stato caporedattore di Peacereporter.net / E-Il Mensile e ha fondato come direttore il magazine digitale Q Code Mag e la sua rivista cartacea Q CODE. È stato docente per quindici anni al Master di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano.

Ha fondato l’ensemble di musica contemporanea Sentieri selvaggi, con Filippo Del Corno e Carlo Boccadoro. Nel campo della Comunicazione ha lavorato nel settore corporate e nella politica. È responsabile della comunicazione del Festival dei Diritti Umani di Milano, della cooperativa energetica ènostra, per Avanzi – Sostenibilità per azioni e AlCube, incubatore e acceleratore di startup. Nel corso della sua attività ha ricevuto vari riconoscimenti, fra cuiil primo premio Enzo Baldoni per il documentario video Cronache Basche, l’Anello debole e il premio Bizzarri.

Con Altreconomia ha pubblicato “Il ritorno delle cose” e “Milano siamo Noi”, con Milieu Editore “Metromoebius”, con NdA il saggio “Storie basche”, con Verdenero “L’Italia chiamò”.