170216 Ola Stinnerbom, Sami artist and drum maker, poses for a portrait on February 16, 2017 in Sunne, Sweden.The Sami people traditionally inhabit a territory known as Spmi, which traverses the northern parts of Norway, Sweden, Finland and the Russian Kola peninsula. Although the Sami are divided by the formal boundaries of the four States, they continue to exist as one people and are united by cultural and linguistic bonds and a common identity.Sweden voted in favour of the United Nations Declaration on the Rights of Indigenous Peoples in 2007, but has not ratified the ILO Indigenous and Tribal Peoples Convention, 1989 (No. 169), despite recommendations from international human rights mechanisms to do so.In 2016 the UN Human Rights Committee and the UN ICESCR Committee raised continuing concerns about the ability of Sami people to enjoy the rights of Indigenous Peoples, notably their land rights.Nine Samis, Maxida Mrak, Anders Sunna, Katarina Kielatis, Matti Berg, Ola Stinnerbom, Merethe Kuhmunen, Bo Sunna, Marika Renhuvud and Mattias Jonsson tell their stories about how it is to live like a Sami today in Sweden.Photo: Joel Marklund / BILDBYRN
Joel Marklund è un giovane fotografo specializzato in eventi sportivi. Classe 1985, vive e lavora a Stoccolma ed è attualmente Chief Photographer presso Bildbyrån, la più importante agenzia di fotografia sportiva svedese. Joel ha lavorato in più di 45 paesi coprendo molti eventi globali, tra cui cinque Olimpiadi. Ha pubblicato i suoi lavori in tutto il mondo e ha vinto molti premi per le sue immagini. Tra questi, il Picture of the Year International, l’NPPA Best of Photojournalism e lo Swedish Picture of the Year Award.
Joel, che è anche ambassador di Nikon, utilizzando una D5 full frame corredata di tre ottiche adatte al réportage, ha realizzato un’appassionante serie di ritratti della popolazione Sámi, comunità indigena e non rappresentata della Svezia. Sono una delle poche popolazioni indigene rimaste al mondo con lingua, cultura e costumi diversi dalle società in cui vivono. Il nome “lapponi” è stato dato a questo popolo dai coloni svedesi. Vivono in parte anche in Lapponia, in un territorio che si estende dal Circolo polare artico svedese alla Norvegia, dalla Finlandia alla Russia. Per quanto divisi dai confini formali dei quattro stati, però, continuano a esistere come un solo gruppo, unito dalla stessa cultura, dalla stessa lingua e da un’identità comune. Joel aveva come obiettivo comunicare la vera natura di questa identità, andando oltre le concezioni superficiali che li associano ai “montanari mandriani di renne”.
“Le storie migliori non vengono necessariamente dai luoghi più esotici o dagli angoli più reconditi della Terra”, commenta Marklund. “Ero deciso a trattare qualcosa in cui credo, qualcosa a cui tengo davvero. Non sono in molti ad aver raccontato la storia dei sami, così, essendo cresciuto a Boden accanto a dove risiedono alcune delle loro comunità, mi sentivo obbligato e al tempo stesso onorato ad essere io a raccontarla.”
Joel ha voluto mostrarne la vita quotidiana attraverso una serie di ritratti pieni di dettagli scattando a lungo anche nella neve e all’aria aperta e catturato tutti i particolari con estrema nitidezza. Per documentare che cosa significa vivere oggi da Sámi in Svezia, il fotografo ha trascorso sei settimane facendo visita alla comunità, integrandosi nelle vite di dodici dei suoi abitanti, tra cantanti e ballerini, fabbricanti del tradizionale tamburo e studenti, per svelarne le storie personali. Le immagini mostrano queste persone nell’ambiente al quale appartengono, con indosso l’abito tradizionale, il cosiddetto “gákti”, ma anche in scene di vita quotidiana, spesso frammisti al resto della società, in un contrasto culturale caratterizza l’intera serie.
Ha per esempio ritratto Marika Renhuvud mentre aiutava la sua famiglia con la macellazione delle renne prima di scoprire, dopo alcuni giorni trascorsi a fotografarla, che Marika studiava all’accademia di danza di Stoccolma. Nel frattempo Maxida Marak, che era cresciuta a Stoccolma prima di vivere con una comunità sami tradizionale, era tornata in città per diventare una cantante di successo. Un’altra storia segue Merethe Kuhmunen, studentessa con l’obiettivo di promuovere i diritti LGBT in Lapponia… Ogni soggetto ha svelato se stesso, ogni inquadraturia è un racconto che va in profondità.
170303 Marika Renhuvud performs during a show on March 3, 2017 at the Ballet Academy in Stockholm, Sweden. Photo: Joel Marklund / BILDBYRN
161209 Maxida Mrak is waiting between songs to perform at Sdra Teatern on December 9, 2016 in Stockholm, Sweden. Maxida Mrak is proud to be Sami and have made strong political stands against the discrimination of Samis. Photo: Joel Marklund / BILDBYRN
170318 Maxida Mrak, artist, poses for a portrait on March 18, 2017 in Stockholm, Sweden. “When I grew up I didnÕt think there was anyone in Spmi who could fully represent us. There were no people who wasnÕt turncoats, so I really lacked role models in terms of the Sami struggle and indigenous rights, the political indigenous issues. So then I simply decided to become that person myself, who will never turn her coat after the wind. And who may react more actively than simply in theory.” “In 2014 I was taking part in a demonstration against the mine in Jokkmokk, with my child in a stroller. There came a man leaping against me on the street. He took my stroller with my daughter in it, threw it around, swore and ran away from there. Because it was me who was there. Then I felt how damn important it is to resist when it even becomes physical and literally affects your children.” Photo: Joel Marklund / BILDBYRN
170222 Merethe Kuhmunen, student at the Leather and Textile programme at the SamiÕs Education Center, poses for a portrait on February 22, 2017 in Jokkmokk, Sweden. “I remember the first time when I realized that I like girls, I was 10 years old. Where I come from people never talked about LGBT issues. This way it has felt lonely, because I like girls. Therefore it took so long for me to tell that I’m queer. Once I did that, I felt like the world opened up. I have heard terrible things because I’m a lesbian. Even today, I feel that there is much to be done regarding LGBT issues in Spmi. Therefore, I will not give up. I think that everyone should get to be who they are.” Photo: Joel Marklund / BILDBYRN
170216 Ola Stinnerbom plays an instrument on February 16, 2017 in Sunne, Sweden. Photo: Joel Marklund / BILDBYRN