Seconda edizione per “Fotografica, festival di fotografia Bergamo”. Tema di quest’anno è “Equilibrio Sottile. La Terra oggi, per un futuro domani”. Sarà ospitato dal 27 ottobre all’11 novembre a Bergamo, diciassette giorni di mostre fotografiche, incontri e dibattiti presso il Monastero del Carmine di Bergamo Città Alta, con la partecipazione di maestri della fotografia internazionale e di giovani emergenti. Tra loro Luca Locatelli, Gianni Berengo Gardin, Alessandro Grassani, Fabio Cuttica, Andrea Frazzetta, Fausto Podavini e altri, guidati dalla direzione artistica di Denis Curti.
Interessanti le mostre, da non perdere gli incontri, le riflessioni degli autori sul cambiamento climatico e sulle devastanti conseguenze di uno sviluppo in-sostenibile. Vissuti e sguardi diversi accomunati da un unico filone narrativo: la denuncia dei danni irreparabili provocati dal cambiamento climatico, testimoniati da scatti rigorosi, sinceri, a volte brutali nella loro efficacia comunicativa. Immagini che, riprendendo gli avvenimenti drammatici dei giorni nostri, dimostrano al tempo stesso la bellezza del pianeta Terra, stimolando una nuova e più risoluta presa di coscienza rispetto al futuro sviluppo. Visitare il festival offrirà uno sguardo a 360° sulla fragile e potente bellezza della Natura per aprire una riflessione sul rapporto sempre più spesso squilibrato tra uomo e ambiente, in cerca di una nuova pacificazione fatta di rispetto, tutela e sostenibilità.
Un’indagine intera è dedicata all’Artico, con la rassegna di “Artico, ultima frontiera”, firmata da tre maestri della fotografia di reportage, Ragnar Axelsson, Carsten Egevang e Paolo Solari Bozzi e curata da Denis Curti e Marina Aliverti: 65 immagini in bianco e nero, per indagare come gli abitanti in Groenlandia, Siberia e Islanda gestiscono quotidianamente un ambiente ostile, ricordando l’importanza della difesa di uno degli ultimi ambienti naturali non (ancora) sfruttati dall’uomo. Con COLD IS HOT, la serie che viene presentata all’interno di questo approfondimento, ci presenta uno scorcio molto personale e sereno dei luoghi estremi della Groenlandia, dove ha vissuto per due mesi nell’inverno del 2016 con i pescatori-cacciatori Inuit e i fotografi della mostra, riportando in maniera disincantata e giocosa la quotidianità di questo popolo che vive tra i ghiacci, purtroppo non più eterni. La rassegna include infine un potente documentario arricchisce la narrazione delle regioni del Nord: SILA and the Gatekeepers of the Arctic, realizzato dalla regista e fotografa svizzera Corina Gamma.
Inoltre, la kermesse ospiterà la proiezione del film “My Life in a Click” dedicata a uno dei più grandi fotografi contemporanei, Gianni Berengo Gardin, raccontato dalla sua fedele compagna con la regia di Max Losito, che ha seguito il maestro per otto anni.
Per altre info: http://www.fotograficafestival.it/
![Environmental migrants: the last illusion. Ulaan Baator, Mongolia. Asia, Mongolia. 18/03/2011. In the photo, 29-year-old Erdene Tuya hauls a sheep lost for the dzud to a small burial ground close to their yurt (gher). In Mongolia's Arkhangai province, the Tsamba family lives on the edge, struggling through harsh winters alongside their herd of sheep. Severe winter conditions, known as dzud, have been responsible for the deaths of half the family's once 2,000-strong herd over the past three winters. Recently, in search of warmer pastures, the Tsambas moved from Bulgan province in the north to this region near a central Mongolian village called Ulziit. Only in 2010, during one of the harsher Dzuds, more than 8 million sheep, cows, horses and camels died in Mongolia so 39,000 herdsmen had no choice but to migrate towards Ulan Bator.](https://i0.wp.com/eyesopen.it/wp-content/uploads/2018/10/Mongolia-©Alessandro-Grassani-1.jpg?w=391&h=260&ssl=1)
![Danakil Dallol, means the "Hill of the Spirits" for the Afar people. Is the land of geysers, crystal formations and sulphurous springs. In this picture my guide in Dallol, Alì, walking through the landscape. Alì Arata (Afar ethnic group), 23 years old, lives in Hamed Ela, and for 10 years he has been working as a guide accompanying travelers to Dallol and to the volcano Erta Ela. Dallol is a volcanic explosion crater in the Danakil Depression, Ethiopia. These craters are the lowest known sub-aerial volcanic vents in the world, at over 45 m (150 ft) below sea level. Dallol is also known to be the hottest place on earth. The average daily-maximum_temperatures here could be of 110 °F. Acidic water, salt, sun, wind, impossible and violent rains have found a fertile desert for their art. Numerous hot springs are discharging brine and acidic liquid here. Widespread are small, temporary geysers, which are forming cones of salt. The term Dallol was coined by the Afar people and means dissolution or disintegration, describing a landscape made up of green acid ponds. © Andrea Frazzetta](https://i0.wp.com/eyesopen.it/wp-content/uploads/2018/10/The-Danakil-Desert-Eritrea-©Andrea-Frazzetta.jpg?w=649&h=432&ssl=1)