Mostra – Habib Fadel, Anime Fiorite

Di Barbara Silbe

Il lavoro di Habib Fadel sonda la profondità dei misteriosi richiami della natura e contiene una serie di rimandi simbolisti nascosti dietro a un’apparente semplicità. Libanese di nascita, ma con una formazione internazionale che abbraccia più discipline artistiche, ha scelto il capoluogo lombardo per svelare la sua ricerca fotografica focalizzata sul paesaggio: un nucleo selezionato di venti opere verticali, con il titolo di “Anime fiorite”, sarà in mostra dal 23 novembre all’8 gennaio negli spazi del Salotto di Milano in corso Venezia 7 e a cura di Simona Gervasio, per svelare parte di un percorso passato prima dalla pittura, dal cinema, perfino dalla musica. I suoi soggetti sono nature morte che compongono un racconto intimo, in bianco e nero, dedicato a quell’impercettibile sintonia che ci mette in comunicazione con il mondo naturale circostante. Le opere fine art sono state da lui stesso realizzate artigianalmente nel suo laboratorio, con la supervisione di uno dei massimi esperti di stampa fotografica al platino palladio, Giancarlo Vaiarelli, che ha conferito alle immagini definizione e preziosità eterne.

Un approccio di sperimentazione artistica consapevole, quello di Habib Fadel, che fa affiorare in me assonanze letterarie: “La Natura è un tempo, dove colonne viventi lasciano talvolta uscire confuse parole; l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi familiari…“. E’ l’incipit di Correspondances, la poesia-manifesto di Charles Baudelaire inclusa nella celebre raccolta dei Fleurs du Mal. Secondo il poeta francese, le corrispondenze tra noi e quello che ci circonda sono moltissime e coinvolgono tutti e cinque i nostri sensi. Gli elementi naturali ci parlano per metafore, come fa lo stesso poeta: sta agli esseri umani decifrarne i complessi messaggi e, spesso, non basta la ragione, ma servono istinto e sentimento. Quando troviamo corrispondenze negli aspetti più indecifrabili del creato, si genera in noi stupore, e questo artista-fotografo lo sa raccontare con il tuo sguardo ponderato e gentile.  “Mentre la pittura è stata la terapia salvifica durante il periodo più tormentato della mia vita – racconta Fadel – la fotografia è oggi espressione di un tempo di particolare serenità che sto attraversando in cui la delicatezza della natura che mi circonda è fonte d’ispirazione. Mi affascina l’eleganza armoniosa con cui la natura si mostra al mondo. Amo esaltarne le forme, fra giochi di luci, esposizioni ed inquadrature“.

La sua cifra stilistica. quindi, è caratterizzata da una sorta di identificazione nel paesaggio, nella bellezza estetica della macchia mediterranea ligure (dove vive attualmente), e che cattura come farebbe un entomologo con i suoi insetti. Una ricerca per immagini che può sconfinare nella filosofia, proprio perché parte dal pensiero, dalle sensazioni e dalla simbiosi che si instaura tra l’uomo e gli elementi del mondo. Un fiore, un’agave, un ramo fluttuante, una zucca, le pale di un fico d’india… forme tonde, aguzze, armoniose, tra ombre, contrasti e astrazioni, in un compendio in bianco e nero dove tutto viene catalogato, chiamato con il nome botanico, e riconsegnato a futura memoria, caso mai dovesse scomparire. Avviene, in noi che osserviamo, quella sorta di sbalordimento che ci avvolge quando la bellezza estetica di un luogo rimanda ricordi, vissuto, e la consapevolezza dell’importanza di ogni essere vivente presente sul pianeta che tutti abitiamo. Questo genere fotografico, proprio in questo momento storico di grande sofferenza per l’ambiente, può assumere un valore molto più alto per il messaggio che può veicolare. “La natura è un tempio”, concetto prezioso da custodire e preservare che la serie esposta suggella in un messaggio forte, travalicante l’indole riservata di un autore abituato a osservare il suo giardino in solitudine. Lui lavora in profondità, perfino il tipo di stampe con le quali ha confezionato l’esposizione sottolineano l’importanza di ogni soggetto inquadrato. In un’epoca dove tutto corre veloce travolgendo quello che conta davvero, Fadel mette dei punti fermi, impone soste, per riportare l’attenzione a quei valori originali che salveranno gli esseri umani da se stessi.

 

Note biografiche

Habib Fadel nasce in Libano, a Beirut, nel 1968.  Sceglie l’Europa per scappare dalla guerra civile (1975-1990) dove, frequentando l’Institut Florimont di Ginevra, intraprende la sua formazione accademica. Rientra in patria nel 1991 dove termina gli studi con la laurea in Business Management al Beirut University College. Attratto da tutto ciò che è arte, sperimenta il canto lirico (Conservatorio di Milano 1993-1996), studia regia alla New York Film Academy di Los Angeles (1997) e scopre una forte attrazione per la pittura studiando alla prestigiosa UCLA – University of California di Los Angeles. Inizia ad esporre alcune delle sue opere tra Parigi e Beirut, sede quest’ultima del suo studio di produzione (2003). Espone nel 2012 “War, school and faces” presso Alice Mogabgab Gallery di Beirut, è del 2013 “Visage et regards” alla Galerie Jacques Leegenhoek di Parigi, vende la sua prima opera a Christie’s nel 2015 e nel 2019 allestisce, in collaborazione con Samia Mehdi Gallery di Beirut, la mostra “Tao” interamente dedicata al figlio. Il 4 agosto del 2020 una bomba distrugge la sua casa e lo studio. Oggi vive a Santa Margherita Ligure con la famiglia.

La mostra

ANIME FIORITE

Dal 23 novembre 2023 all’8 gennaio 2024Il Salotto di Milano, corso Venezia 7. 

Orario d’apertura: lunedì – venerdì 10.00 – 18.00; sabato – domenica: su appuntamento. Ingresso gratuito.

Contatti telefonici: 02 76317715

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