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Straordinarie, oltre cento ritratti di donne italiane

Di Fabrizio Bonfanti

Il 14 Febbraio, alla Fabbrica del Vapore di Milano, ha inaugurato la mostra “Straordinarie”.

Curata da Renata Ferri con il patrocinio di Deloitte e Fondazione Deloitte, ospita una galleria di 110 ritratti di donne realizzati dalla fotografa Ilaria Magliocchetti Lombi.

Il progetto è sostenuto da Terre des Hommes nell’ambito del loro progetto #indifesa che ha l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulle violazioni dei diritti delle bambine e delle ragazze nel mondo.

L’enorme spazio è stato allestito in modo semplice, ma di grande impatto: i toni del porpora dominano la sala scura, le fotografie verticali emergono in tutta la loro bellezza e sono accompagnate da una colonna sonora di racconti delle protagoniste diffusi nell’ ambiente.

Si tratta di donne, appunto, straordinarie, ritratte dalla fotografa su un set essenziale. Appartengono  al mondo della cultura, dello spettacolo, dell’impresa e dello sport, sono donne eccellenti che hanno raggiunto posizioni e riconoscimenti eccezionali combattendo i pregiudizi e ostilità di un mondo patriarcale, la cui classe politica parla ancora al maschile e che non attribuisce all’universo femminile il valore che merita.

Si tratta di un’esposizione imperdibile e necessaria, perché offre a chiunque uno spunto di riflessione. Un percorso emblematico per le giovani donne che, guardando questi ritratti, possano trovare esempi che le aiutino ad affrontare le difficoltà che potranno incontrare, in quanto donne, per raggiungere i loro obiettivi o per essere semplicemente quello che desiderano essere, ma soprattutto che ricordi a noi maschi che non esiste superiorità o privilegio di genere di alcun tipo.

La sensibilità dell’autrice, il coinvolgimento delle protagoniste da lei inquadratei e la cura dedicata al progetto che è durato oltre due anni, ci permettono  godere di un puzzle di storie di donne che hanno contribuito a rendere la nostra società migliore. Tra loro ci sono Michela Murgia, Liliana Segre, Lella Costa, Laura Boldrini, Giovanna Botteri, Ilaria Cucchi, Cathy La Torre, Flavia Pennetta, Emma Bonino, Patrizia Sandretto…

Un viaggio oltre i pregiudizi e le discriminazioni, affidato a volti e voci straordinarie che sembrano volersi confidare con chi le osserva, che serve anche per tenere sempre viva l’attenzione sulle disparità di genere.

L’ingresso è libero ed è previsto un ciclo di eventi programmati per tutto il periodo dell’esposizione.

 

Info:

Straordinarie

Cattedrale della Fabbrica del Vapore
Via Giulio Cesare Procaccini 4, MILANO

Dal 14 febbraio al 17 marzo 2024

Ingresso gratuito

 

 

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Mostra – Gabriele Basilico. Ritorni a Beirut_Back to Beirut

Di Fabrizio Bonfanti

La città di Alessandria, nelle sale d’arte della Biblioteca, ospita la mostra definitiva di Gabriele Basilico sul lavoro che ha svolto a Beirut tra 1991 e il 2011, in quattro differenti missioni fotografiche. Si tratta di un’esposizione importante per i contenuti e per il legame di amicizia decennale che lega la città di Alessandria con il fotografo. E’ curata da Giovanna Calvenzi, Archivio Gabriele Basilico e diretta da Christian Caujolle, e viene portata in Italia per la prima volta dopo essere stata allestita a Tolosa tra febbraio e maggio 2023.

L’editing, essenziale e sintetico, permette di godere del lavoro che l’autore ha realizzato nella capitale libanese nel corso degli anni.

“Io non stavo di fronte a una città morta….ma stavo di fronte a una città ferita la cui immagine era completamente visibile….la distruzione che vedevo era una distruzione, come dire di pelle, come se la città fosse stata colpita da una malattia della pelle, dalla lebbra….ma la struttura e lo scheletro no, L’ossatura è ben presente…. Ho iniziato a fotografare come se la città fosse lì, viva, ancora con la sua struttura evidente, quindi non mi sono fatto condizionare dal dramma della guerra, l’ho considerato come una cosa che faceva parte del paesaggio…. Ho fotografato la città così come la si vede, come se fosse un’architettura dove era contemporaneamente visibile la struttura fisica della città e la sua distruzione, ma nessuna delle due eliminava l’altra”. 

Queste le parole di Gabriele Basilico, quando visitò Beirut la prima volta dopo lo scempio della guerra. Ci restituisce immagini stupende ed emozionanti in bianco e nero, che ritraggono la maestosità della città nonostante la devastazione. Sebbene gli spazi espositivi siano contenuti, non tolgono nulla alla meraviglia delle stampe in grande formato.

Basilico raccontò Beirut in quattro momenti distinti: il primo nel 1991, su commissione della fondazione Hariri e della scrittrice Dominique Eddé, in compagnia di René Burri, Raymond Depardon, Fouad Elkoury, Robert Frank e Josef Koudelka. Successivamente nel 2003, su incarico della rivista Domus”, per recarsi negli stessi luoghi dopo la ricostruzione. Il terzo viaggio avvenne del 2008, in occasione di una sua mostra nella città libanese e l’ultimo del 2011, sempre su commissione della fondazione Hariri. Gli ultimi due viaggi sono stati fotografati a colori e, sebbene non vi fossero rovine, ci regalano la visione di luoghi che hanno sopportato un martirio e hanno saputo rinascere.

Il suo sguardo emozione e ipnotizza. L’architettura descritta in modo oggettivo lascia permeare la visione e l’idea dell’autore. Si tratta di un racconto storico e fotografico di un valore assoluto, rigoroso e  impeccabile al contempo emozionate e intimo. Da metà luglio l’allestimento verrà ampliato accogliendo una seria di fotografie che Gabriele Basilico ha scattato nella città di Alessandria.

La mostra è corredata da un libro che raccoglie il lavoro completo, edito da Contrasto Books:

Ritorni a Beirut – Back to Beirut

Info:

Gabriele Basilico, Ritorni a Beirut_Back to Beirut

A cura di Giovanna Calvenzi e dell’archivio Gabriele Basilico

Direttore Christian Caujolle

Organizzatore: Azienda Speciale Multiservizi Costruire Insieme

Dal 16 giugno 2023 al 1 ottobre 2023

Orari: da giovedì a domenica 15:00-19:00

Biglietteria e prenotazioni
0131 234266 – 349 9378256
serviziomusei@asmcostruireinsieme.it

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Mostre – Luce della Montagna, quattro grandi maestri a Brescia

Di Fabrizio Bonfanti

Se non avete mai visitato Brescia, andateci, perché è una cittadina bellissima e in questo periodo è in splendida forma in quanto Capitale della Cultura (con la cugina Bergamo). Se amate la montagna e la fotografia, dovete andare a Brescia entro il 25 giugno per visitare la mostra “La luce delle montagna” allestita al Museo di Santa Giulia e inserita nell’ambito del Brescia Photo Festival come una delle più importanti mostre mai realizzate sul tema, che offre la possibilità di vedere i lavori di quattro maestri della fotografia di montagna del Novecento: Martín Chambi, Ansel Adams, Vittorio Sella e Axel Hütte. Quattro sguardi diversi ed emozionanti sulle catene montuose dei quattro continenti, con un percorso che non è concepito come una collettiva, ma come quattro distinte sezioni personali  dedicate ai diversi sguardi qui ospitati. Si tratta di fotografi che, nella seconda meta dell’Ottocento e nel Novecento, raggiungevano luoghi remoti caricandosi banchi ottici e macchine fotografiche pesanti sulle spalle, affrontando complesse spedizioni con mezzi esigui. Senza di loro non avremmo una documentazione così dettagliata di questi santuari della natura di quei secoli.

Il peruviano Chambi (1891-1973), attivo a inizio del secolo scorso, ci regala visioni della gente e dei luoghi del sud America, il suo sguardo ci racconta di minatori, indigeni Quetchua, contadini che abitano le montagne del Perù. I paesaggi di Machu Picchu sono straordinari. La sua rassegna presenta 40 immagini, appositamente stampate per l’appuntamento bresciano dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande all’epoca.

Poi si passa al maestro assoluto Ansel Adams  (1902-1984): è emozionante poter vedere  trenta stampe vintage da lui firmate e immaginarlo all’ingranditore in camera oscura per realizzarle. Particolarmente curata è la tecnica realizzativa e la stampa, nonché la sua paziente lettura del tempo al fine di registrare il paesaggio nella sua forma più autentica e primitiva. Ambientalista ante litteram, Adams affermava che “ogni giorno devo scrivere ai giornali per ricordare loro l’importanza dell’ambiente e della sua difesa”. I suoi paesaggi dello Yosemite, visti da vicino, lasciano il segno. Presente anche la famosissima opera  “Moonrise”.

Po è il turno di un italiano: Vittorio Sella (1859-1943), nome importante per tutti gli appassionati di montagna, autore ed esploratore che ha documentato i paesaggi delle nostre Alpi dove si vedono ghiacciai che ormai hanno perso buona parte della loro massa e cime che a guardarle ora sono spoglie dalla neve. Tra le particolarità, la rassegna bresciana ospita una fotografia di Sella scattata dallo stesso campo base dal quale Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta del K2 nel 1954 e che usarono per tracciare la via per la salita.

Chiude il percorso il tedesco Axel Hütte (classe 1951), con lavori che tolgono semplicemente il fiato: sono esposte stampe di grandi dimensioni, realizzate con tecniche moderne, che proiettano i visitatori nel mondo del sogno e li ipnotizzano con i dettagli precisi e i colori rarefatti. L’autore ha anche realizzato una serie speciale per questa mostra ritraendo le cime del Brenta. Lui rappresenta l’evoluzione e la sintesi contemporanea dei lavori di Sella e Adams. Allievo di Bernd e Hilla Becher, uno dei cinque protagonisti della cosiddetta Düsseldorf Academy (con Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff), Hütte è un instancabile viaggiatore, grande camminatore e ciclista semiprofessionista, perfezionista dell’immagine analogica, paziente e tenace nella sua ricerca della fotografia “completa” ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto di immagine che è innanzitutto costruito nella sua mente

Accompagna la mostra un catalogo edito da Skira.

Info:

Luce della Montagna. Vittorio Sella, Martín Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.

Dal 24 Marzo 2023 al 25 Giugno 2023 a cura di Filippo Maggia, prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e da Skira

Museo di Santa Giulia, Via dei Musei, 81, 25121 Brescia BS

tel. 030/2977833

BRESCIA PHOTO FESTIVAL (VI edizione). CAPITALE
Brescia, Museo di Santa Giulia, Mo.Ca. – Centro per le Nuove Culture, sedi varie
24 marzo – 27 agosto 2023

www.bresciamusei.com

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Mostra – 40 ANNI POSITIVI – Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV FREE

di Fabrizio Bonfanti

A proposito di pandemie…

Il dramma dell’AIDS, purtroppo, non è ancora stato risolto e non sempre ci ricordiamo di questa pandemia che rischia di rimanere silenziosa, ma che continua a mietere vittime soprattuto in Paesi dove l’accesso alle cure è difficile se non impossibile.

Il 1 Dicembre ricorre il “World AIDS Day” ovvero una giornata commemorativa per le vittime dell’AIDS e di sensibilizzazione sul tema.

Pochi giorni fa è stata inaugurata la mostra “40 anni positivi” nello spazio dei Frigoriferi Milanesi, che raccoglie documenti di archivio, fotografie, campagne pubblicitarie che ripercorrono i 40 anni di lotta all’AIDS.

Accolgono i visitatori una serie di pannelli che ripercorrono la storia drammatica dei primi anni di diffusione dell’infezione di HIV, dell’evoluzione del movimenti di sensibilizzazione nel mondo e delle terapie. Vi sono poi testimonianze concrete, come un gruppo di fotografie realizzate da un anonimo in un reparto di malattie infettive, i manifesti pubblicitari degli anni in cui si stava diffondendo il virus.

Molto emozionante è vedere la stanza dedicata le coperte del Names Project AIDS Memorial Quilt che venivano realizzate, in passato, per ricordare le persone che non sono sopravvissute alla malattia.

La seconda parte del percorso espositivo, invece, racconta di come si siano evolute le terapie che permettono a un positivo di vivere una vita normale con una pillola al giorno senza il rischio di di diffondere la malattia. Sono presenti video della performance “I Miss You” di Franco B oltre che alcune sue fotografie, ritratti dell’artista Larry Stanton realizzati prima della sua morte, il video “Last Night I took a man” di David Wojnarowicz

Il percorso si chiude con il messaggio U=U (Undetectable=Untrasmittable) ovvero una persona sieropositiva in terapia non trasmette il virus e quindi è sicuro.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di ALA Milano Onlus, Anlaids sezione Lombarda, ASA Milano Onlus, CIG – Arcigay Milano, Fondazione LILA Milano Onlus e NPS Italia Onlus e Simit Lombardia, col patrocinio del Consiglio Regionale di Regione Lombardia, del Comune di Milano, Assessorato alla Cultura e Assessorato al Welfare e Salute, main sponsor Viiv Healthcare, Gilead Sciences, Durex, top sponsor Janssen and Cilag, Cepheid, UniCredit, media partner Corriere della Sera e Fondazione Corriere della Sera, la

 

“40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”

Milano, Frigoriferi Milanesi | Sala Galleria (via Piranesi 10)

Orari:

Lunedì e martedì chiuso. Da mercoledì a venerdì 15.00-20.00. Sabato e domenica 10.00-20.00

Per altre informazioni:  40annipositivi@gmail.com

www.milanocheckpoint.it

FB: milanocheckpoint

IG: milano.checkpoint

TW: @MiCheckPoi

 

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“Rovine”, la prima semi-retrospettiva di Nicholas Party al MASI Lugano LAC

di Fabrizio Bonfanti

Avevamo già parlato del MASI di Lugano in occasione della collettiva “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940”. Questa volta siamo tornati lì per la pittura, segnatamente per l’inaugurazione della mostra “Rovine” di Nicholas Party. L’artista svizzero presenta la sua prima semi-retrospettiva, come l’ha definita lui stesso, nel bellissimo spazio del MASI. L’esposizione ospita 31 lavori a pastello e 4 sculture alcune opere provengono da collezionisti provati e rappresentano il lavoro degli ultimi dieci anni dell’artista svizzero, mentre altre sono state realizzate per la mostra come lo stesso spazio espositivo è stato progettato da Party stesso. Lui è solito costruire le sue mostre adattando gli spazi ospitanti diventato essi stessi parte dell’elaborato artistico.

Party ha completamente ridisegnato lo spazio seminterrato creando un percorso che è opera d’arte esso stesso. I visitatori possono immergersi in una cattedrale di colori brillanti guidati dal tragitto che li porta a scoprire il suo lavoro. Sono accolti da due sculture di teste giganti e poi vengono subito rapiti dalle tele presenti nelle sale successive. I temi sono quelli classici della pittura: il paesaggio, il ritratto e la natura morta, sorta di archetipi artistici, che Party interpreta con i tratti dei sui pastelli dai colori strabilianti e pop.

Le rappresentazioni sono immaginarie e non fanno riferimento a luoghi od oggetti specifici, sono tuttavia riconoscibili e diventano lo strumento per dell’espressione creativa dell’artista.

Esternamente al percorso vi sono 4 opere ispirate al pittore simbolista svizzero Arnold Bocklin (1827-1901) dove vi sono rappresentati paesaggi in disfacimento, da qui il nome “Rovine” della mostra, ospitate in un ambiente cupo che contrasta nettamente con il resto dell’esposizione

Il tema “Rovine” per Party rappresenta tuttavia il cambiamento, la transizione da uno stato all’altro.

In altre due sale si avvale della tecnica del trompe l’oeil dipingendo le pareti e le campiture in finto marmo policromo realizzate in collaborazione con l’artista Sarah Margnetti.

La mostra è un’immersione completa nel mondo di Party per certi versi straniante, è un viaggio in cui le opere e lo spazio espositivo dialogano offrendo nuove possibilità di lettura.

Definire il MASI un museo è tuttavia riduttivo, sarebbe più corretto chiamarlo un centro di aggregazione culturale: nell’auditorio all’aperto in estate vengono organizzati concerti e letture, mentre le altre sale ospitano la sopracitata mostra “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940, che è un prezioso scrigno di fotografie vintage raccolte dal collezionista Thomas Walther , attualmente di proprietà del MOMA di New York. Si possono ammirare capolavori della fotografia originali difficilmente visibili data la loro delicatezza, normalmente custodite nell’istituzione museale newyorkese. Il prima piano invece ospita una mostra di pittura dal titolo “Sentimento e osservazione, arte in Ticino 1850-1950″ che raccoglie capolavori dal Realismo al Surrealismo nella regione, tra i quali anche pezzi di Sironi e Giacometti.

La mostra di Party sarà visitabile fino al 9 gennaio 2022 ed è a cura del direttore del MASI Tobia Bezzola e di Francesca Bernasconi.

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Mostre – Richard de Tscharner “Il Canto della Terra. Un poema fotografico”

di Fabrizio Bonfanti

La città di Todi, Perugia, ospita la mostra “Il Canto della Terra. Un poema fotografico” di Richard de Tscharner in tre luoghi iconici della splendida città umbra.

Tre luoghi come i tre movimenti di un sinfonia. Il titolo rimanda all’opera di Mahler “Das Lied von der Erde”, l’ultima sinfonia composta dopo un periodo di sofferenza dell’autore legato a problemi di salute, famigliari e professionali oltre che ideologici.

Il lavoro di De Tscharner viene esposto per la prima volta al di fuori dei confini della patria del fotografo svizzero ed è un omaggio al nostro pianeta e alla vita: un percorso in 59 immagini da lui realizzate in 22 Paesi di tutto il mondo, dall’India all’Algeria, dall’Islanda al Perù, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Cambogia alla Francia.

La Sala delle pietre di Palazzo del Popolo ospita il primo movimento: monumentale come il luogo stesso. Il paesaggio in bianco e nero, nitido, in grande formato ritrae luoghi remoti della Terra che portano le tracce, come delle cicatrici, degli eventi naturali che li hanno plasmati. La figura umana è assente lasciando il paesaggio protagonista.

Il secondo movimento, nella Pinacoteca della città, è composto da fotografie di rovine di popolazioni antiche. Le immagini dialogano con l’esposizione permanete di arte antica e sono un monito alla brevità della nostra permanenza sul pianeta.

L’ultimo movimento, nella Sala del Torcularium, nel Complesso delle Lucrezie, racconta la presenza dell’uomo nelle aree isolate e lontane del pianeta, dove le tradizioni sono rimaste incontaminate.

Lo sguardo dell’autore è contemplativo, intimo e ci permette di visitare idealmente mete lontane difficilmente raggiungibili, facendoci riflettere sulla fragilità e la bellezza del luogo che ci ospita,

Ci guida ad una riflessione sulle relazioni tra l’uomo e l’ambiente, sul patrimonio naturalistico e culturale veicolato da un linguaggio puro e sospeso dal tempo.

Il tema della rinascita è centrale, l’autore vuole mandare un messaggio ottimista alle nuove generazioni e sceglie le parole di Mahler per sottolineare la sua visione:

“Ovunque la terra amata

Fiorisce in primavera e rinverdisce

Ovunque ed eternamente, l’orizzonte si tinge d’azzurro!

Eternamente…Eternamente…”

La personale, curata da William A. Ewing, è organizzata da PHOTODI, associazione culturale presieduta da Mario Santoro, in collaborazione con il Museo Pinacoteca di Todi, col patrocinio del Comune di Todi – che ha collaborato mettendo a disposizione i suoi spazi espositivi più prestigiosi. Con questo evento inaugurato il 12 giugno scorso, si apre anche la stagione culturale della città e si integra impeccabilmente con la bellezza del luogo. Sarà visitabile fino al 22 Agosto 2021.

Accompagna la mostra una pubblicazione digitale, scaricabile dal sito www.richarddetscharner.ch.