Inaugura il 28 settembre alle 18 presso Alessia Paladini Gallery di Milano (in via Pietro Maroncelli, 11) la mostra Invidio quelli che ballano di Maria Vittoria Backhaus, artista eclettica, intelligente, dotata di un senso estetico raffinato e di una creatività esplosiva e rivoluzionaria. Inserita nel programma della diciottesima edizione di Photofestival, resterà aperta fino al 18 novembre una selezione di oltre quaranta fotografie di moda realizzate tra il 1997 e il 2013 che ci trasportano nel caleidoscopico, colorato, unico mondo della fotografia di Milano. Immagini raffinate non inquadrabili in alcun genere mainstream preconfezionato.
Classe 1942, dopo gli studi in Scenografia all’Accademia di Brera, Maria Vittoria Backhaus inizia la sua carriera nella seconda metà degli anni Sessanta come fotoreporter di eventi culturali, politici e musicali della scena beat. Le difficoltà incontrate come fotografa donna nel mondo dell’informazione, la spingono però in un’altra direzione. «Io avevo un grande amico, Guido Vergani, con cui ho coperto temi di costume ma anche il banditismo in Sardegna ed era un lavoro che mi piaceva tantissimo. A un certo punto non mi hanno più mandato ma la ragione era stupida: non pagavano due diverse camere d’albergo per il fotografo e il giornalista che allora dormivano insieme nelle stanzette. […] Poi ero abbastanza politicizzata e l’ultima parte della carriera di reporter l’ho passata lavorando per giornali che mi mandavano a fotografare le fabbriche. […] Frequentando il Bar Jamaica, c’era Flavio Lucchini che mi ha chiamato a L’Uomo Vogue e Casa Vogue. Io gli ho detto: “cosa vengo a fare? non sono capace”. Fotografavo delle cose esistenti invece lì si doveva costruire una fotografia. […] Per me la fotografia era un lavoro, ho sempre dovuto mantenermi. Quindi, se non riuscivo a mantenermi con il reportage, si doveva cambiare».
Ecco che il suo sguardo sulla moda è sin da subito ironico e critico: la fotografia per Maria Vittoria è un mezzo per documentare il reale e la moda l’esaltazione del superfluo. I suoi studi sulla scenografia la spingono a creare set elaborati e sorprendenti. E così in mostra è possibile ammirare le sue immagini legate al mondo del fashion interpretato secondo uno sguardo del tutto originale e che sono state pubblicate per i più importanti giornali di settore come Vogue, Uomo Vogue, Io Donna e altri. Le serie da cui sono state scelte sono Filicudi, Icon, Fiabe, e anche alcune fotografie In studio e altre realizzate a Milano. Il mondo onirico e metaforico della favola entra nell’immagine con il simbolo della mela (la modella la tiene in mano, ce ne sono diverse sparse sul pavimento e sul tavolo) o con una particolare bella addormentata su una pila di materassi spogli ricoperti da fiori colorati, ma anche con una insolita modella Biancaneve che serve la pizza ai sette nani famelici. Tra le icone troviamo una statua di Obama, una di Mao Tse Tung, o le madonne di Filicudi. Setting più vintage per le fotografie realizzate in studio, carta da parati, poltrone di design e dettagli d’annata. Ma le modelle sono anche fotografate su un autobus milanese, così come ai modelli viene chiesto di stirare.
Innegabilmente, Maria Vittoria Backhaus ha espresso un cambiamento radicale nella definizione di “fotografia di moda”, offrendo una visione sperimentale, originale e unica del fashion, del design, del lusso, sempre coerente con la sua idea fondante di fotografia: raccontare dove si è e cosa succede nella propria contemporaneità. Nel 2000 per esempio inserisce degli orologi di lusso nella «nuova estetica arrivata insieme all’immigrazione: le case degli immigrati con la borsa del supermercato, le piante, i fiori di plastica, le immagini sacre e, in questo setting, ho appoggiato l’orologio sopra un altarino indiano. Era un racconto, non mi interessava tanto l’orologio di per sé».
«In fotografia ho fatto un po’ tutto perché io sono il contrario della specializzazione. Non mi interessava essere una fotografa di moda, di design. Ho fatto qualsiasi cosa fondamentalmente pensando di fare la mia foto». Artista eclettica che però ha un rimorso, proprio quello che dà il titolo a questa straordinaria selezione in mostra presso Alessia Paladini Gallery: «Cosa avrei voluto fare? Ballare! Invidio quelli che ballano. Sono invidiosissima di quelli che sanno ballare! Ci sono tante altre cose che vorrei fare perché naturalmente io voglio fare tutto: voglio disegnare, ricamare, cucinare, qualsiasi cosa e mi disperdo in queste 500 cose da fare. Sono sempre convinta di portarle a termine quando converrebbe limitare la progettualità, ma non ci riesco. Un’altra cosa che ho sempre fatto è prendere delle case brutte e farle diventare belle».
Note biografiche Maria Vittoria Backhaus studia scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera; in quegli anni frequenta il leggendario Bar Jamaica, centro focale della scena artistica milanese, affollato tra gli altri da fotografi quali Ugo Mulas, Alfa Castaldi e Mario Dondero. Inizia la sua carriera nella seconda metà degli anni Sessanta come fotoreporter di eventi culturali, politici e musicali della scena beat. Le difficoltà incontrate come fotografa donna nel mondo dell’informazione, la spingono però in un’altra direzione. Nei primi anni ’80 inizia a collaborare con L’Uomo Vogue e Casa Vogue e da allora si specializza nello still life, nella fotografia di moda e di design, sviluppando fin da subito uno stile originale e trasgressivo, avvicinandosi al mondo della moda con sguardo ironico e critico: la fotografia per Maria Vittoria è un mezzo per documentare il reale e la moda l’esaltazione del superfluo. Talento, sicurezza di gusto, perizia di luci e una inesauribile creatività, supportata dagli studi di scenografia che la spingono a creare set elaborati e sorprendenti, definiscono lo stile unico di questa icona della fotografia italiana. Lo sguardo sempre attento alla contemporaneità, all’attualità e ai cambiamenti sociali in atto, Maria Vittoria Backhaus cambia le regole della fotografia di moda, still life e design, interessandosi prima che all’oggetto da ritrarre a ciò che un’immagine può raccontare allo spettatore. Alle tantissime foto scattate su commissione si aggiungono molti lavori su progetti personali che attualmente sono al centro della sua attività insieme al salvataggio del suo archivio. Nel 2021 ha ricevuto il premio alla carriera Arturo Ghergo e nello stesso anno ha trasferito la sua casa e il suo studio in Piemonte. Dal 31 marzo al 25 giugno 2023, il Middle MonFest, l’anno di intermezzo della Biennale di Casale Monferrato, con la direzione artistica di Mariateresa Cerretelli e la curatela di Luciano Bobba e Angelo Ferrillo ha presentato nelle Sale Chagall del Castello di Casale: Maria Vittoria Backhaus, I miei racconti oltre la fotografia, la sua prima grande antologica in Italia. Le sue fotografie sono state pubblicate sulle più importanti riviste quali Vogue, L’Uomo Vogue, Casa Vogue, Case da Abitare, Abitare, Io Donna; ha scattato campagne per marchi internazionali della moda e del design, in primis la collaborazione ventennale con Flexform.
Invidio quelli che ballano. Fotografie di Maria Vittoria Backhaus 28 settembre – 18 novembre 2023
Via Pietro Maroncelli 11, 20154 Milano
Orario: martedì-venerdì 11-14 e 16-19; sabato 12-19, ingresso gratuito